X
<
>

Share
3 minuti per la lettura

REGGIO CALABRIA – Procederà speditamente il processo che a Reggio Calabria vede imputato l’ex ministro Claudio Scajola. Al termine della prima udienza, che si è svolta oggi, la presidente del collegio giudicante Natina Praticò ha informato le parti che verrà stabilità un calendario settimanale, dunque con una udienza a settimana. Sarà più lunga la pausa fino alla prossima udienza, che si svolgerà il 6 novembre, per dare la possibilità alla difesa di prendere visione della grande mole di materiale prodotto dall’accusa.

L’ex ministro è arrivato al tribunale accompagnato dal suo avvocato Giorgio Perroni. Scajola è accusato di aver favorito la latitanza dell’ex parlamentare reggino Amedeo Matacena, condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa. Il Tribunale del riesame ha dichiarato però inammissibile «per carenza di interesse» il ricorso della Direzione distrettuale antimafia contro la decisione del gup che aveva escluso l’aggravante mafiosa nei confronti di Scajola e degli altri coimputati. La Dda potrà fare ricorso in Cassazione.

L’accusa sosteneva che Scajola e gli altri imputati nel procedimento, avendo aiutato Matacena a evitare l’espiazione della pena inflittagli per concorso esterno in associazione mafiosa avevano anche agevolato la ‘ndrangheta di cui Matacena, secondo la Dda, era un punto di riferimento. Secondo quanto appreso in Tribunale, in teoria la Procura potrebbe comunque contestare l’aggravante nel corso del dibattimento nei confronti di Scajola e della segretaria di Matacena, Maria Grazia Fiordalisi.

L’aggravante mafiosa? «Credo fosse addirittura paradossale», ha commentato Scajola con i giornalisti. E sui suoi rapporti con Chiara Rizzo ha detto: «Ma di cosa parliamo, di cosa parliamo».

La moglie di Matacena non fa parte di questo procedimento perché sarà processata in abbreviato insieme all’ex segretaria di Scajola, Roberta Sacco, e il factotum di Matacena, Martino Politi.

Fra le persone che la difesa di Scajola intende citare nell’ambito del processo scaturito dall’operazione “Breakfast” c’è anche l’ex presidente del Libano Amin Gemayel è . Lo ha annunciato il difensore di Scajola, l’avvocato Giorgio Perroni. Gemayel, secondo gli inquirenti, sarebbe stato il politico contattato ai fini di un eventuale trasferimento di Matacena da Dubai nel paese dei cedri, considerato più sicuro per mettere al riparo l’ex parlamentare calabrese da un’eventuale richiesta di estradizione da parte delle autorità italiane. 

Con Gemayel la difesa intende chiamare a deporre Vincenzo Speziali, uomo d’affari catanzarese, da tempo residente in Libano, che sarebbe stato il puto di contatto fra Scajola, la moglie di Matacena Chiara Rizzo, lo stesso Matacena e Gemayel. 

L’inchiesta reggina, nel tempo, ha mostrato depistaggi, complotti e pressioni con interventi dei servizi segreti (LEGGI). Durante una perquisizione a casa di Scajola è stato anche scoperto un archivio segreto (LEGGI).

L’AUDIO DELL’INTERROGATORIO/1: “MAI FATTO AFFARI CON I MATACENA”

L’AUDIO DELL’INTERROGATORIO/2: “SPEZIALI MI INVITO A CENA”

L’AUDIO DELL’INTERROGATORIO/3: “FECI CONTROLLARE LA TARGA DI CHIARA”

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE