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CROTONE – Nuova maxi operazione contro le cosche della ‘ndrangheta del Crotonese. Nel mirino degli inquirenti ancora una volta la cosca Grande Aracri già coinvolta nell’operazione Aemilia (LEGGI I DETTAGLI DELL’OPERAZIONE) per la quale poco prima di Natale si è tenuta l’udienza preliminare con il rinvio a giudizio di 140 persone (LEGGI LA NOTIZIA) e che vede coinvolto anche l’ex calciatore Vincenzo Iaquinta e suo padre.

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I clan di Cutro, quindi, sono al centro di una operazione, denominata ‘Kiterion II’, scattata nella notte e curata dai Carabinieri del Comando provinciale di Crotone, con il concorso di quelli di Catanzaro, per la cattura di 16 persone tra presunti capi e gregari della cosca facente capo alla famiglia di ‘ndrangheta ‘Grande Aracri’, attiva anche nel Nord Italia.

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Al blitz hanno preso parte circa un centinaio di carabinieri, che hanno setacciato l’intera fascia dell’Alto Ionio calabrese. Gli arresti sono stati ordinati dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Catanzaro con le accuse di associazione mafiosa, estorsione (con sistemi episodi a danno di villaggi turistici della costa ionica calabrese a cui venivano anche imposti servizi e prestazioni di ditte vicine all’organizzazione criminale), usura e omicidio. Dall’inchiesta è emerso il ruolo dominante che la cosca Grande Aracri aveva assunto non solo sulla provincia di Crotone, ma anche su quelle di Catanzaro, Vibo Valentia e Cosenza, oltre che nel nord Italia.

L’indagine dei militari ha consentito di far luce sulle attività intimidatorie e predatorie del clan, compreso l’omicidio di un boss del Crotonese ritenuto esponente di spicco della vecchia guardia della ‘ndrangheta, si tratta di Antonio Dragone, ucciso in un agguato il 10 maggio 2004 a Cutro. L’auto sulla quale Dragone viaggiava insieme ad altre due persone, rimaste illese, fu speronata dalla vettura dei sicari e quando il boss scese per cercare di fuggire fu raggiunto da numerosi colpi di mitra e di pistola al volto.

TRA GLI ARRESTATI ANCHE UN AVVOCATO, UNA GIORNALISTA, IL BOSS E SUO FRATELLO – Ci sarebbe anche un avvocato tra le 16 persone arrestate. Il legale, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, per l’accusa avrebbe prestato la sua attività per le operazioni finanziarie della cosca e per cercare di condizionare le decisioni della Corte di Cassazione per avere sentenze favorevoli. Nell’inchiesta, comunque, non è coinvolto nessuno della Corte suprema italiana. Inoltre, i carabinieri hanno arrestato anche il boss Nicolino Grande Aracri ed un fratello. Un altro fratello del boss è indagato in stato di libertà.

Ai domiciliari, con l’accusa di concorso esterno, è finita la giornalista residente a Roma Grazia Veloce, il cui nome era già venuto fuori un anno fa nell’inchiesta sui Grande Aracri che aveva portato a 37 fermi pur non essendo indagata all’epoca. Secondo l’accusa avrebbe fatto da tramite tra la famiglia Grande Aracri ed un monsignore della Diocesi di Roma per fare ottenere al genero del boss Nicolino Grande Aracri, Giovanni Abramo, detenuto per omicidio, il trasferimento in un carcere calabrese. Trasferimento poi non effettuato. Il religioso non è indagato.

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