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COSENZA – Bollette fuori controllo. E poi le ulteriori conseguenze della guerra e dell’inflazione: dalle difficoltà relative all’importazione del grano, fino a quelle riguardanti la carenza di anidride carbonica. Tutto questo (e altro) pesa sulle aziende calabresi che, al pari di quello che avviene alle “colleghe” di tutto il territorio, si trovano perlopiù a sopravvivere.

Sono tante, dunque, le testimonianze degli imprenditori “storici” che, nonostante tale “storicità”, devono – pure loro – fare i conti con la realtà e prendere decisioni che, spesso, non risultano essere per niente felici.

«La nostra azienda, volta alla coltivazione, raccolta e lavorazione della liquirizia – spiega Fortunato Amarelli, titolare dell’omonima impresa, nonché presidente di Confindustria Cosenza – non è sicuramente “energivora”, tuttavia ci siamo trovati in questi mesi a far fronte a costi altissimi».

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Fortunato Amarelli

«Il gas, per esempio – continua –, è aumentato del 700 per cento, mentre l’energia elettrica del 200: la nostra bolletta della luce di luglio è ammontata a 15mila euro, moltissimo se si pensa che nel 2020 abbiamo corrisposto 50mila euro ma per l’intero anno». In virtù di ciò, è ovvio che i rincari incidano sulle scelte dell’azienda con sede a Rossano.

«Naturalmente – dice ancora Fortunato Amarelli – siamo stati costretti ad aumentare i prezzi di listino e la questione è assai preoccupante: se si andrà avanti di questo passo, con le famiglie impoverite, come si potrà pensare che queste ultime comprino, anziché dei beni essenziali, la liquirizia?».

Una domanda a cui nessuno può rispondere. Sarà solo il tempo a parlare, a parlare a tutte quelle aziende – specie quelle che lavorano con la grande distribuzione, le agroalimentari, le metalmeccaniche, le stesse strutture alberghiere – che oggi sono quasi soffocate. «Come imprenditore e pur come rappresentante di Confindustria – conclude Amarelli – chiedo un intervento concreto delle istituzioni, cosa che al momento non c’è stata: perché non investire sulla transizione solare? O non garantire strumenti come il credito d’imposta, i superbonus, nuovi meccanismi bancari? Speriamo qualcosa si smuova».

E tra le aziende storiche che sta riscontrando tutto questo, caro prezzi e altri effetti, c’è pure Moka Drink, attiva nel Cosentino dal lontano 1949. «C’è un aumento di 3mila euro nella bolletta energetica rispetto all’anno scorso – dice Luisa Bozzo dell’azienda produttrice della celebre bibita –, ma il nostro vero problema è la carenza di Co2: il nostro fornitore ci ha assicurato di coprire il servizio, però ci ha anche detto che sussistono dei ritardi nella sua attività: questo ci preoccupa».

Infine, Davide Bruno, della Molino Bruno che, con sede a Montalto Uffugo, macina grano per produrre appunto farina di grano tenero, quello usato per il pane e tutti i prodotti da forno. «La nostra è un’azienda energivora – dichiara Bruno – Dunque la bolletta della luce è aumentata in un mese del 50/70 per cento; di conseguenza come prima cosa abbiamo dovuto – chiosa – aumentare i prezzi di listino, quelli sul mercato. Tuttavia, ciò che ci ha preoccupato di più in queste settimane – afferma ancora Davide Bruno – è stata la difficoltà nel reperire il grano; a causa del conflitto in Ucraina, la materia prima è aumentata e poi ci siamo maggiormente resi conto di un fatto: in Calabria in pochissimi producono grano e questo principalmente perché non sussistono incentivi».

Cosa fare, quindi? «Andare avanti – conclude il titolare della Molino Bruno – e sperare in qualche investimento da parte del governo, delle istituzioni tutte». L’aria che tira, insomma, non è, ovunque, delle più “distese”. Motivo per cui, probabilmente, a tutte queste testimonianze, chi di dovere (e non solo), non dovrebbe rimanere indifferente.

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