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Uffici dell’Agenzia delle Entrate

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LO STATO, nella lotta all’evasione (delle sue tasse) ha reclutato anche i Comuni. C’è una legge che prevede un ‘premio’ per le amministrazioni che, con le proprie «segnalazioni qualificate» consentono di scovare evasori: quegli enti ricevono il 50 per cento delle somme recuperate dall’erario su Irpef, Ires, Iva, imposte di registro/ipotecarie e catastali. I numeri, però, sono abbastanza modesti, rileva il Centro studi della Cgia di Mestre.

Nel 2022, grazie ai Comuni, «sono stati recuperati 6 milioni di euro, praticamente lo 0,007 per cento dei 90 miliardi di euro che ogni anno i trasgressori del fisco trattengono indebitamente». E 3 milioni sono le risorse trasmesse alle amministrazioni.

Piuttosto irrisorio il contributo arrivato dalla Calabria, che pure è prima in Italia per percentuale di evasione: il 21,3 per cento, a fronte di una media nazionale del 13,2. Sui 256 Comuni italiani che hanno dato un aiuto all’erario statale, appena 38 sono quelli del Mezzogiorno e di questi solo 8 si trovano in Calabria.

Si tratta di Villa San Giovanni (Rc), Reggio Calabria, Bisignano (Cs), Acquapesa (Cs), Luzzi (Cs), Melito di Porto Salvo (Rc), Castrolibero (Cs), Locri (Rc). Il maggior contributo, tra queste, è arrivato da Reggio, che ha ricevuto dallo Stato poco meno di 15mila euro (e ha aiutato quindi a recuperarne 30mila). Gli altri capoluoghi di provincia – Cosenza, Catanzaro, Crotone e Vibo – non sono stati in grado di contribuire al recupero di nemmeno un euro.

Ma perché i Comuni sono così poco collaborativi? La Cgia avanza delle ipotesi. La prima è la carenza di personale. Un dato, del resto, già emerso per la Calabria – e altre regioni del Sud – con l’avvio della corsa ai progetti Pnrr, che ha visto i Comuni fare i salti mortali per star dietro a tutto. I dati Svimez segnalano che in Calabria i dirigenti in servizio nei Comuni sono appena 3,3 ogni 100mila abitanti. È il dato più basso d’Italia.

E anche se per numero di dipendenti non siamo fanalino di coda (6,2 ogni mille abitanti, la media nazionale è 5,8), c’è un altro aspetto da considerare: l’attività di recupero evasione, anche se si tratta solo di dare un ‘aiuto’ allo Stato, richiede personale qualificato. In Calabria in oltre la metà dei Comuni – dicono i dati elaborati da Openpolis – il personale laureato non supera il 25 per cento (e in circa 70 enti è fermo allo 0 per cento).

«Le segnalazioni fatte dalle amministrazioni comunali al fisco devono essere puntuali e circostanziate. Per redigere l’istruttoria che verrà poi inviata all’Agenzia delle Entrate è necessario che i Comuni dispongano di personale formato e qualificato a svolgere questa attività “investigativa”» scrive la Cgia. Il poco personale competente che c’è, quando c’è, viene semmai impiegato per far fronte al recupero evasione di tributi comunali.

C’è poi una seconda ipotesi, che arriva dalla Cgia. Ovvero che avviare una campagna di lotta all’evasione sia controproducente sul piano elettorale.

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