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CATANZARO – Milioni di conversazioni via chat criptate, acquisite dagli inquirenti e depositate in oltre 70mila dispositivi sparsi nel mondo, sono utilizzabili: la decisione delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione che aspettavano indagati e imputati di maxi processi alla ‘ndrangheta e ai narcos sudamericani carezzerà contropelo gli avvocati difensori che erano pronti a fare ricorso.

La controversa questione era stata sollevata dopo che autorità inquirenti francesi erano riuscite a bucare la piattaforma SKY ECC. Nell’informazione provvisoria resa nota dai supremi giudici si spiega che l’acquisizione «mediante ordine europeo di indagine, dei risultati intercettazioni disposte dall’Autorità giudiziaria estera su una piattaforma informatica criptata, integra l’ipotesi disciplinata nell’ordinamento interno dall’articolo 270 del codice di procedura penale sull’utilizzabilità delle intercettazioni in altri procedimenti».

Secondo le Sezioni Unite della Cassazione, ai fini dell’emissione dell’ordine europeo di indagine per l’acquisizione delle chat criptate, «non occorre la preventiva autorizzazione del giudice, l’autorità giurisdizionale dello Stato di emissione dell’ordine europeo di indagine deve verificare il rispetto dei diritti fondamentali, comprensivi del diritto di difesa e della garanzia di un equo processo»: tra i procedimenti su cui la decisione avrà riflessi ci sono le maxi inchieste “Eureka” e “Aspromonte Emiliano” delle Dda di Reggio Calabria e di Bologna.

Il servizio digitale Sky Ecc è, infatti, uno dei meccanismi di comunicazione anonima preferito dai “signori della droga” in tutto il mondo. Gli imputati, secondo l’accusa, creavano i gruppi sulla chat criptata per condurre indisturbati i loro affari. I broker utilizzavano utenze telefoniche sudamericane per sondare la disponibilità dei prelevatori di denaro e dare loro indicazioni su giorno, ora, coordinate geografiche della consegna e informazioni utili ai corrieri incaricati. In questa fase sono ancora in corso impugnazioni per la fase cautelare, su cui la decisione delle Sezioni Unite si riverbera. Ecco perché i difensori erano stati informati della data di fissazione dell’udienza, tenutasi lo scorso 29 febbraio, e conclusasi dopo una camera di consiglio andata avanti fino a notte fonda.

Gli avvocati invocavano decisione univoca alla luce del diritto di accesso agli atti del procedimento che, osservano, non può essere negato solo perché provengono da un altro Stato e l’autorità giudiziaria italiana non intende acquisirli e metterli a disposizione della parte privata che deve difendersi. Si apre uno scenario nuovo per le Procure antimafia grazie alla decriptazione massiva di milioni di comunicazioni a favore delle autorità giudiziarie europee, uno spaccato di conoscenze senza precedenti sul modus operandi delle organizzazioni criminali.

Soltanto per la piattaforma SkyEcc sono state decriptate 500 milioni di chat. A “bucare” le piattaforme criptate sono state per prime le polizie di Francia, Olanda e Regno Unito. Un tema su cui è intervenuto spesso il procuratore Nicola Gratteri. Perché forse c’è da riflettere sui ritardi negli investimenti nell’investigazione scientifica proprio da parte dell’Italia, che pure rappresenta un modello nell’attacco globale alla ‘ndrangheta.

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