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Il ponte "Pietro Bucci" dell'Unical

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RENDE – «Com’è possibile. Nessuno di noi?». Ogni concorso pubblico dà alla luce una chat whatsapp o un canale telegram. Fugaci agorà virtuali per scambio di informazioni e supporto psicologico, puntualmente “silenziate” dagli utenti meno pazienti. Nelle scorse ore i gruppi creati dai candidati alle 22 posizioni di personale tecnico-amministrativo a tempo indeterminato bandite dall’Unical sono scoppiati.

L’ultimo file condiviso è il pdf con i risultati delle prime prove preselettive che si sono svolte tra il 20 e il 28 maggio scorsi: 60 domande a risposta multipla in 60 minuti, mezzo punto per ogni risposta esatta, -0,07 per quelle sbagliate, zero per quelle lasciate in bianco. Al secondo test scritto – che precede l’ultima prova orale – accedono i primi 50 per ogni profilo professionale ricercato (amministrativo-giuridico, bibliotecario, comunicatore, didattico ed economico-finanziario) che abbiano ottenuto almeno 21/30.

Quando comincia a girare il documento “esito preselezione” nelle chat cala il gelo. Profilo didattico: 156 candidati, promossi 0. Profilo economico-finanziario: 64 candidati, promossi 0. Va meglio agli aspiranti bibliotecari: 70 candidati, 1 promosso. Ad alzare la media sono i 18 ammessi su 387 per il settore amministrativo-giuridico e i 29 su 86 del profilo comunicatore. Complessivamente, su 763 concorrenti accedono alla prova scritta in 48, il 6,3%. Un po’ pochi per una preselezione. Doveva essere una scrematura, si è trasformata in una carneficina.

Eppure i test non erano così difficili. Un po’ di statuto dell’Università della Calabria, quesiti di informatica e inglese tutto sommato accessibili, domande di logica (per alcune c’era bisogno della laurea in matematica) e tutta la parte riguardante il profilo professionale di riferimento. A prova consegnata qualcuno si era sbilanciato: «Penso di essere andato bene (emoji con le dita incrociate)».

La doccia fredda arriva pochi giorni dopo e la chat diventa sede designata per l’analisi della sconfitta. C’è chi punta il dito contro quello strano sistema di assegnazione dei punteggi non esplicitato nel bando, ma scritto sulla lavagna a pochi minuti dall’inizio della prova.

Chi ha un pizzico di esperienza in materia di test sa che molto spesso viene assegnato un punto alle risposte esatte e sottratto mezzo punto per ogni errore. In questo caso (+0,5 e -0,07) le proporzioni sono stravolte e una risposta azzeccata vale più di sette sbagliate. Meglio tentare la sorte anche sui quesiti più incerti, quindi, a maggior ragione se si considera che – dovendo ottenere almeno 21/30 – servono minimo 45 risposte esatte e sarebbe poco opportuno lasciarne troppe in bianco.

Nelle chat dei candidati, però, c’è poco spazio per calcoli e recriminazioni. Tra il silenzio e l’imbarazzo si insinua un dubbio, che per tanti diventa gradualmente certezza: «Vogliono far passare gli interni, è una truffa». Sì perché dalle prove preselettive erano esonerati disabili e «dipendenti dell’Ateneo che abbiano maturato almeno due anni di rapporto di lavoro subordinato. Gli stessi, proprio in virtù dell’esperienza formativa e professionale maturata, accederanno direttamente alla prova scritta».

Una deroga contenuta nel bando e tutto sommato comprensibile, che non basta tuttavia a spegnere i sospetti. E forse a spiegarsi, in una sorta di collettiva autoassoluzione, lo zero alla voce promossi.

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