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Operatori sanitari in un reparto di terapia intensiva

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COSENZA – Il piano di ampliamento delle terapie intensive e sub-intensive, di ammodernamento dei Pronto soccorso e di acquisto di mezzi di soccorso non è più un’emergenza. Per vederne gli effetti definitivi bisognerà aspettare, ritorni epidemici permettendo, il 2026. Il secondo semestre per essere precisi.

A certificarlo è la relazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Piano che è anche una risposta alle ripetute denunce fatte in questi mesi a fronte delle enormi lungaggini burocratiche iniziate con l’allora commissario Arcuri.

Quello che era previsto per potenziare la sanità era praticamente impossibile realizzarlo a quelle condizioni durante l’emergenza Covid. Men che meno in Calabria dove, nonostante gli annunci ripetuti, di posti letto in terapia intensiva e sub-intensiva non se ne è visto quasi nessuno. Un anno dopo la pubblicazione del piano Covid ospedaliero dell’allora commissario Cotticelli la Corte dei conti ha messo nero su bianco il fallimento assoluto di un piano d’emergenza diventato “sistema”.

TERAPIE INTENSIVE E SUB-INTENSIVE

Dei 134 posti letto previsti nel piano di emergenza alla fine ne sono stati attivati soltanto 16, l’11,9% totale a fronte di una media nazionale del 25,7%. Delle 136 sub-intensive invece ne sono state attivate solo 11: l’8,1% su una media nazionale del 25,5%.

PRONTO SOCCORSO

Peggio ancora se si guarda ai lavori sui Pronto soccorso. Lavori strettamente correlati all’epidemia (percorsi dedicati, triage separati, sale isolamento) rimasti lettera morta perché dei 18 previsti nessuno è mai stato realizzato.

MEZZI DI SOCCORSO

Anche le nove ambulanze previste non sono mai arrivate. Tre sono state acquistate ma nessuna di queste è stata mai collaudata. Il risultato dopo oltre un anno di epidemia, quasi 1200 morti solo in Calabria e due crisi ospedaliere per mancanza di posti letto molto importanti è questo.

Il piano anti-Covid della Calabria è naufragato un anno dopo l’approvazione per decreto del commissario ad acta, lasciando comunque una sanità fortemente impoverita rispetto al pre-pandemia.

Lo certifica il crollo delle prestazioni ospedaliere, il drastico crollo dei Lea e il “congelamento” di quel che resta della sanità territoriale al di fuori del piano vaccini anti-Covid.

In merito è intervenuto anche il deputato Francesco Sapia, di L’alternativa c’è. «Si tratta di un autentico disastro. Se la Calabria avesse concretizzato, ci saremmo risparmiati anche i danni economici causati dalle chiusure, determinate dall’inadeguatezza dei servizi sanitari. Ricordo ancora le imbarazzanti dichiarazioni televisive dell’ex commissario Cotticelli sul Piano anti-Covid e rammento una mia interrogazione del 17 dicembre scorso, a seguito della quale il ministero della Salute precisò che il soggetto attuatore per le attività anti-Covid era lo stesso commissario alla Sanità regionale».

«Mi fa infuriare – conclude Sapia – che i sanitari calabresi abbiano dovuto fronteggiare il Covid senza mezzi e con turni massacranti, peraltro senza ricevere l’indennità prevista. Ora chi ha sbagliato deve pagare di tasca propria».

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