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Un incidente sulla Statale 106 jonica

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TRA il 2013 e il 2022 il tratto calabrese della statale 106 – 415 chilometri che si sono guadagnati l’appellativo di strada della morte e che solo pochi giorni fa, all’Epifania, sono tornati a macchiarsi di sangue nel catanzarese – ha mietuto, in media, quasi due vittime al mese. In totale, sono state 205, con una forte incidenza di giovani: circa un quarto aveva non più di 25 anni e saliamo a quasi il 40 per cento includendo gli under 35. Sono alcuni dei dati che si ricavano dal dossier stilato dall’associazione “Basta vittime sulla statale 106”. Il punto più critico è stato Corigliano Rossano, con 32 morti in dieci anni (e il dato, considerando anche il 2023, è destinato a salire). Segue Crotone, con 11 vittime, e poi, con 10, Villapiana e Reggio Calabria. Scorrendo l’elenco, registriamo tra i punti critici Santa Caterina dello Jonio (9), Isola Capo Rizzuto (8), Cirò Marina e Roccella Jonica (7), Catanzaro, Cassano e Riace (6), Calopezzati, Saline Joniche, Strongoli e Trebisacce (5).

STATALE 106, INCIDENTI MORTALI E VITTIME IN CRESCITA

Nel decennio, il maggior numero di vittime in un anno si era registrato nel 2016, con 32 morti. Da lì si era assistito per alcuni anni a un calo, fino al picco più basso nel 2020 (13) complice il lockdown. Ora assistiamo a una risalita, fino ai 27 morti del 2022.

ESTATE, STAGIONE “CRUDELE”

La maggior parte degli incidenti mortali si verificano d’estate: 37 nel solo mese d’agosto, nell’arco di un decennio, 85 se si considera l’intera stagione estiva. Del resto è d’estate che i flussi di traffico crescono sull’arteria, che corre lungo la dorsale jonica della Calabria. Un dato che conferma una volta di più – come spiega l’ingegnere Fabio Pugliese, responsabile del centro ‘studi, analisi e ricerche’ dell’associazione – quanto la 106, concepita negli anni ‘80 e oggi seconda arteria più importante della Calabria, sia inadatta ad assorbire i volumi di traffico.

TUTOR INUTILI SULLA STATALE 106

Il primo blocco della statale 106 è quello che va da Rocca Imperiale a Sibari. È il più breve – parliamo di 45 chilometri – ma non per questo meno letale. Tutt’altro: in dieci anni ha registrato 26 vittime, con un tasso di 0,57 morti per chilometro. Eppure, oltre a ‘vantare’ uno dei pochi tratti a quattro corsie della 106 calabrese, è un lotto caratterizzato dalla massiccia presenza di tutor fissi per il controllo elettronico della velocità. «Gli incidenti mortali si sono registrati nei tratti non controllati. In pratica l’eccessivo ed immotivato utilizzo di questi strumenti ha generato un fenomeno di evidente crescita della velocità nei tratti non controllati – dice l’associazione ‘Basta vittime’ – che ha notevolmente aumentato la mortalità stradale. Colpisce, infatti, un dato: all’aumentare delle installazioni dei tutor fissi negli ultimi 10 anni sono aumentati i numeri dei decessi». Sull’Alto Jonio sono attualmente in corso i lavori di ammodernamento del terzo megalotto, tra Roseto e Sibari: 38 chilometri di tracciato, 11 dei quali correranno in galleria. I lavori sono stati consegnati a maggio del 2020, la conclusione è prevista per il 2026. Lo stato di avanzamento lavori, che sul sito di WeBuild è aggiornato però al marzo 2022, segna il 28%.

L’INSIDIOSO TRATTO SIBARI-CATANZARO LIDO

Qui in dieci anni abbiamo registrato una vittima quasi ogni due chilometri. I morti in tutto sono stati 97 su 180 chilometri (con un tasso di 0,53). La strada qui versa in pessime condizioni, è assolutamente inadatta – rileva ancora l’associazione – ai volumi di traffico, manca di messa in sicurezza nei punti più pericolosi e di controlli da parte delle forze dell’ordine. Il Sibari-Catanzaro Lido è l’asse su cui ora si investiranno i 3 miliardi messi a disposizione nella passate legge di Bilancio statale – i lotti individuati insistono sulla Catanzaro-Crotone e sulla Mandatoriccio-Corigliano Rossano.

IL VETUSTO TRATTO CATANZARO-REGGIO CALABRIA

Qui è ancora tutto pressoché da progettare. Parliamo di 190 chilometri, che negli anni hanno registrati 82 vittime. Un tratto, dice l’associazione “Basta vittime”, «mussoliniano in condizioni comatose» in cui mancano gli standard minimi di sicurezza e non si registrano interventi di messa in sicurezza.

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