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Alcuni spazi interni del Cara SantAnna

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ISOLA CAPO RIZZUTO – Si diventa maggiorenni con le idee molto confuse, nel centro d’accoglienza Sant’Anna. E non bastano i corsi di italiano tenuti dai docenti del Cpia a favorire percorsi di inclusione. C’è anche un focus sul Cara di Isola Capo Rizzuto nel rapporto 2023 di Unicef su minori e migranti rifugiati in Italia. Il dossier comprende un’analisi dell’impatto delle misure legislative su minori e famiglie, in gran parte introdotte dopo il tragico naufragio di Cutro dello scorso febbraio.

Tra le misure di rilievo anche per i minori previste dal Decreto Cutro, il potenziamento del sistema di prima accoglienza e la realizzazione di nuovi hotspot e centri governativi sul territorio nazionale. Il Decreto modifica, inoltre, la tipologia di prestazioni che devono essere fornite in queste strutture, escludendo l’assistenza psicologica, la somministrazione di corsi di lingua italiana e i servizi di orientamento legale e al territorio. La norma prevede la possibilità di accogliere minori di età non inferiore a 16 anni in strutture per adulti e lo svolgimento di rilievi antropometrici o di altri accertamenti sanitari, anche radiografici, volti all’individuazione dell’età.

Ma «Proprio perché nate per scopi diversi dall’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, i centri per adulti non sono calibrati sui loro bisogni. Si è osservato più volte come le condizioni di promiscuità – e quindi l’accoglienza negli stessi spazi di gruppi di diversa età e genere, in alcuni casi dovuta al sovraffollamento – comporti importanti rischi – inclusa la violenza di genere. Queste strutture versano spesso in condizioni igienico-sanitarie piuttosto carenti, con rischi anche per la salute delle persone presenti», osserva l’Unicef.

Ma ecco cosa dice il dossier sul Cara di Isola. La forma è quella del reportage. «Nonostante l’alto numero di persone accolte, il centro sembra sempre vuoto, data la dimensione della struttura. Le cancellate alte esterne, controllate dal corpo militare, si ripetono all’interno, isolando lo spazio delle famiglie, da quello per adulti e dall’area che ospita invece i minori. I cancelli interni restano comunque aperti per garantire il movimento delle persone, ma non quelli esterni. I minori in particolare non possono uscire soli». I ragazzi possono fare lezione d’italiano, grazie alla presenza di docenti del Cpia, i centri di istruzione per adulti che forniscono corsi di lingua ai minori stranieri.

Ma «non basta a iniziare un percorso di inclusione». Ad esempio, «B. ha 17 anni, ci indica M., arrivato nel centro da minore e diventato maggiorenne entro quelle mura, senza informative legali, con le idee molto confuse rispetto cosa succederà dopo. Diventare maggiorenne in un centro temporaneo, vuol dire per molti avere poche possibilità – una volta fuori – di essere inserito in percorsi di studio e formativi, si restringono le possibilità di protezione e la vita in autonomia – senza documenti, senza l’italiano, senza strumenti per accedere al mondo del lavoro in Italia – diventa più complicata».

L’area centrale del Cara è adibita a campo di calcio, un luogo che consente occasioni di distrazione per molti, ma altri si chiudono nei container. Molte famiglie stanno per compiere un anno in quegli spazi.

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