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CUTRO (CROTONE) – Appoggio della cosca a tre candidati sindaci di Botricello che poi sarebbero stati eletti, talpe tra le forze dell’ordine e nelle cancellerie dei Tribunali di Catanzaro e Crotone e un giudice disponibile ad assicurare il buon esito del riesame di una misura cautelare, estorsioni a tutto spiano e un omicidio maturato nel contesto di un narcotraffico tra l’Olanda e l’Italia. «Ne vedremo delle belle», dicono alcuni indagati intercettati mentre commentano il recente pentimento di Dante Mannolo, figlio dello storico boss Alfonso, capo dell’omonimo clan di San Leonardo di Cutro; e l’11 settembre 2019, nel carcere di Rebibbia, insieme agli investigatori della Guardia di finanza di Crotone che hanno condotto la recente operazione Thomas, alla sua prima “cantata” c’era anche Nicola Gratteri, il procuratore di Catanzaro peraltro finito nel mirino nell’ambito di progetti di attentati orditi proprio dai sanleonardesi, come emerso da un’altra indagine, quella denominata Infectio. A dimostrazione del fatto che si tratta di un pentimento eccellente.

POLITICA

Mannolo sarebbe «intervenuto nelle ultime tre consultazioni elettorali di Botricello», nonostante non fosse residente, anche se il centro catanzarese è a un tiro di schioppo dalla frazione dormitorio di Cutro. «Ho appoggiato i candidati sindaci Ciurleo, Camastra e La Porta che si sono presentati alla mia pompa di benzina chiedendomi voti e impegnandosi i primi due a mettersi a disposizione per ogni evenienza». Mannolo sostiene di aver procurato pacchetti di voti ma di non aver ricevuto vantaggi.

INFEDELI

Un carabiniere di Botricello avrebbe chiesto a Mannolo 5000 euro «senza interessi» promettendogli informazioni riservate sull’indagine della Procura di Pesaro in cui fu arrestato per truffa. «Mi disse che i carabinieri di Pesaro avevano chiesto informazioni a quelli di Botricello, non mi ha restituito le somme». Un finanziere dei baschi verdi di Catanzaro avrebbe preso un cellulare Iphone dal pentito senza pagare, e quando suo cugino Pasquale Zoffreo fu beccato a lavorare in nero nonostante l’indennità di disoccupazione percepita il militare avrebbe annullato il verbale.

OMICIDIO

Mannolo saprebbe qualcosa sull’omicidio di Giancarlo Falcone, il muratore il cui cadavere fu rinvenuto nel luglio 2010, nel torrente Puzzofieto dopo essere stato gettato da un ponticello da killer che prima gli avevano sparato addosso cinque colpi di pistola calibro 7,65, quattro al petto e uno, forse quello fatale, in testa. «Albano e Leonardo Mannolo, miei cugini, dopo quest’omicidio volevano parlare con mio padre, gli dissero che con questo Giancarlo commerciavano in cocaina e per ragioni legate agli stupefacenti litigarono con lui; i miei cugini constatarono un ammanco di mezzo chilo di cocaina. I miei cugini erano due picciotti, battezzati negli anni 2008, 2009. Mio padre si adirò e si riunì con gli altri capi cosca e deciseo di metterli fuori dall’organizzazione. Sono rimasti in paese e talvolta fanno la spola con l’Olanda, comprano la droga anche da pecorari. Falcone fu ucciso quattro o cinque giorni prima del rinvenimento».

RIESAME

Da suo fratello, il pentito avrebbe appreso che una persona di Botricello avrebbe parlato con un giudice del Riesame che avrebbe assicurato il favorevole esito di un procedimento a carico di un suo cugino, l’omonimo Dante Mannolo, già condannato per la rapina da 8 milioni al caveau di Caraffa. Il riesame in realtà non andò a buon fine. «Ritengo che l’interessamento non abbia sortito l’effetto sperato». Il pentito racconta anche suo cugino Giuliano Mannolo per evitare una misura di prevenzione dopo un arresto avrebbe pagato 20mila euro a un avvocato per «corrompere qualcuno» e «la misura non fu eseguita».

ASTE

Se l’avvocato Domenico Grande Aracri, fratello del boss di Cutro Nicolino, vantava, secondo il pentito, entrature nella cancelleria del Tribunale di Crotone per sapere dell’esistenza di offerte tanto che propose a suo padre, Alfonso Mannolo, di partecipare all’acquisto di un terreno del villaggio turistico Porto Kaleo di Cutro, «analogamente è successo con il Tribunale di Catanzaro». «Fummo avvicinati dall’avvocato Alessandra Tassone…ci spiegò che disponeva di notizie riservate che attingeva dalla cancelleria delle esecuzioni immobiliari di Catanzaro». Con questo metodo Mannolo si sarebbe aggiudicato a 26mila euro un appartamento di Botricello la cui base d’asta era 50mila. L’offerta fu presentata da una persona con cui il pentito sostiene di aver già commesso truffe. E ancora: «comprati un terreno a Simeri Crichi di 6000 metri quadrati quattro o cinque anni fa, fu sempre l’avvocato Tassone a informarmi e offrii 30mila euro per l’acquisto, riuscii nell’intento e 5000 mq li vendetti al confinante guadagnando 10mila euro».

GEOGRAFIA

«Botricello e Sellia appartengono a Topolino, caposocietà di Mesoraca, Cropani ai Trapasso, Simeri e Catanzaro agli Arena e Catanzaro Lido agli Abbruzzo di Roccelletta. Questa ripartizione avvenne circa dieci anni fa, dopo l’omicidio di Sergio Iazzolino. L’ascesa di Nicolino Grande Aracri ha scompaginato questo assetto perchè su Catanzaro aveva come referente Mellea». Il pentito indica una serie di ditte che ancora pagherebbero i Trapasso a Cropani, altra famiglia sanleonardese, tra cui, stando a quanto riportato agli inquirenti, la ditta di trasporti Romano che «fruisce di un’area di parcheggio loro riconducibile».

APPALTI

«Un anno fa si è proceduto al rifacimento del manto stradale di San Leonardo, vinse l’appalto la ditta Clarà la quale fu avvicinata e pagò la mazzetta, analogamente è avvenuto per la raccolta dei rifiuti aggiudicata al cognato di Santa Severina». Metà delle somme degli appalti aggiudicati dal Comune erano girate alla famiglia Grande Aracri. Anche la ditta Mazzei di Crotone, che fece lavori sulla strada statale 106 all’altezza di Steccato, «pagava la mazzetta».

PIZZO

«La Coper fa pannelli coibentati a Cutro, paga 2000 euro al mese ai Grande Aracri, il titolare a mio padre disse che doveva produrre pannelli in nero per riuscire a pagare». Dall’azienda agricola Giglio «Tonino Grande Aracri (fratello di Nicolino e indicato in una determinata fase quale reggente del clan dal pentito, ndr) si prendeva la mazzetta». Il gruppo Marcegaglia, titolare di un impianto a biomasse, non pagava in quanto «impresa molto grande che poteva denunciare l’estorsione», ma chi ha rilevato la centrale, l’impresa Serravalle di Mesoraca, corrispondeva il mensile». E ancora suo cugino Antonio «prende le mazzette al Villaggio Jonio e traffica in droga». Il titolare del Md di Botricello Gregorio Viscomi verserebbe a Gigi Pane, «capo di Belcastro», che a sua volta imponeva le forniture di caffè di Mannolo la cui rivendita serviva i villaggi turistici della zona.

CONTABILE

La “bacinella”, ovvero la cassa comune, dove confluivano i proventi delle estorsioni ai cantieri pubblici? «Carmine Falcone era il contabile, divideva tra famiglie di Cutro e San Leonardo secondo criteri proporzionali. Con queste somme si finanziano il sostegno dei carcerati e i rapporti con le cosche, in particolare i doni nelle festività».

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DIRITTO DI REPLICA

«In riferimento all’articolo apparso il 25 gennaio a pagina 10 su “Il Quotidiano del Sud”, a firma del giornalista Antonio Anastasi, leggendo la notizia, debbo dissentire e smentire quanto riportato sulla stampa, affermando la mia totale estraneità ai fatti riportati. Ritengo comunque doveroso affermare con forza che sono un cittadino e un politico onesto che ha sempre combattuto per la legalità e la trasparenza amministrativa, con ogni atto, con il mio lavoro, con fatti e atti amministrativi concreti, e mai si è rivolto a nessuno al fine di ottenere consenso elettorale. Che trattasi di una mera calunnia emerge dalla stessa notizia, in cui lo stesso pentito, dichiara di non aver ricevuto vantaggi, mentre la mia elezione a sindaco è avvenuta solo ed esclusivamente per il largo consenso ricevuto dai cittadini botricellesi». Giovanni Camastra ex sindaco di Botricello

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