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La conferenza stampa dell'operazione Six Towns

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CROTONE – Tre assoluzioni, tra cui quella di maggiore spicco è per Sabatino Marrazzo, presunto esponente apicale del “locale” di Belvedere Spinello, detto il massone, ritenuto dalla Dda di Catanzaro la figura cerniera tra ‘ndrangheta e grembiuli, che in primo grado prese 8 anni di carcere (In coda all’articolo l’elenco completo delle assoluzioni, rideterminazioni e conferme decise dalla Corte D’Appello».

Tre rideterminazioni di pena, tra cui quella per il pentito Francesco Oliverio, ex boss della Valle del Neto, da 18 anni e 6 mesi di reclusione a 16 anni e 2 mesi, e soprattutto per Agostino Marrazzo, ritenuto il capo della cosca che aveva giurisdizione sui Six Towns, i sei paesi a cavallo tra le province di Crotone e Cosenza: dall’ergastolo a 10 anni, essendo stato assolto per un omicidio.

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Più 13 condanne confermate, più che altro per i presunti esponenti delle ‘ndrine di San Giovanni in Fiore e Castelsilano. A fronte di una richiesta di conferma di 20 condanne avanzata dalla Procura generale per gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato, la Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro presieduta da Gabriella Reillo (a latere Francesca Garofalo) ha ritoccato con assoluzioni di spicco la sentenza di primo grado emessa dal gup distrettuale nel luglio 2018, a un anno e mezzo dall’operazione denominata, appunto, Six Towns.

Una sentenza, quella di primo grado, per certi versi storica, perché affermava l’operatività di una ‘ndrina a San Giovanni in Fiore, centro del Cosentino noto soprattutto perché nell’abbazia a lui intitolata furono traslati i resti del più grande teologo e filosofo della storia calabrese.

È il troncone processuale in cui figurano i presunti “promotori” dell’associazione mafiosa, per i quali la Dda aveva già ottenuto il carcere duro, ovvero i belvederesi Agostino, Giovanni e Sabatino Marrazzo, ritenuti esponenti di vertice di un’organizzazione criminale il cui “capo società” sarebbe stato Francesco Oliverio, oggi collaboratore di giustizia, che subentrò a Guirino Iona scalzato dal comando.

Per Agostino Marrazzo in primo grado era stata la pena più alta, quella dell’ergastolo. Perché oltre a dirigere la cosca era anche accusato di un fatto di sangue: in concorso con sconosciuti, la sera dell’8 ottobre ’99, a Belvedere Spinello, presso il circolo Oasi verde azzurro, avrebbe assassinato Franco Iona. Giovanni Marrazzo è stato condannato anche in Appello a 10 anni perché avrebbe avuto un ruolo nelle relazioni con i vertici delle altre cosche mentre Sabatino Domenico Marrazzo, per il quale è stata azzerata una condanna a 8 anni, era accusato di aver partecipato alle strategie finanziarie in virtù di “entrature” nelle istituzioni, anche con riferimento alla realizzazione di società nel settore delle energie rinnovabili.

Ma sono in tutto quattro gli omicidi contestati: ci sono anche quello di Antonio Silletta commesso a San Giovanni in Fiore, nel dicembre 2006, e di Tommaso Misiano e Gaetano Benincasa a Rocca di Neto, compiuto nel luglio 2008. Di quest’ultimo rispondono Francesco Oliverio, che ha avuto una pena lievemente ridotta per il “premio” per la collaborazione, e Pietro Tassone, che ha scelto il rito ordinario ed è stato condannato all’ergastolo, accusati, il primo quale mandante e l’altro come esecutore in concorso con ignoti.

Tassone e altri avrebbero raggiunto le vittime predestinate nel bar di Rocca di Neto in cui stavano consumando bevande, quindi, utilizzando una pistola, avrebbero sparato almeno quattro colpi.

Ciò al fine di conservare l’egemonia della cosca mediante l’eliminazione di Misiano che minacciava di vendicare la morte del cirotano Vincenzo Pirillo. Secondo l’accusa relativa al delitto Silletta, invece, Oliverio, insieme a sconosciuti, avrebbe raggiunto il luogo del delitto, a Caccuri, uccidendo la vittima con quattro colpi di arma da fuoco: due di fucile caricato a pallettoni, uno di pistola calibro 7,65 parabellum e un altro di pistola calibro 38; infine, avrebbe portato il cadavere in un’altra località e l’avrebbe dato alle fiamme. Fu il delitto in seguito al quale il pentito decise di saltare il fosso, poiché la madre della vittima morì di crepacuore.

Gli “affari”, però, erano soprattutto in narcotraffico e estorsioni. Tra le vittime la società Eni Syndial che gestiva la miniera di salgemma di Belvedere.

Folta la pattuglia difensiva, composta dagli avvocati Pietro Pitari, Gregorio Viscomi, Aldo Truncè, Tiziano Saporito, Luigi Colacino, Vittorio Gangale, Salvatore Iannotta, Mario Nigro.

Proprio quest’ultimo, difensore dei Marrazzo (di Sabatino, in particolare, insieme all’avvocato Iannotta), esprime «soddisfazione per la sentenza ma rimane il rimpianto – dice – per aver ottenuto assoluzioni dopo quattro anni di 41 bis per i miei assistiti».

LA DECISIONE IN CORTE D’APPELLO PER I SINGOLI IMPUTATi

ECCO la decisione della Corte d’Appello di Catanzaro (in parentesi la sentenza di primo grado):

  • Domenico Bitonti, 28 anni, Castelsilano: (1 anno e 4 mesi): 1 anno e 4 mesi;
  • Luigi Bitonti (30), Castelsilano: (1 anno 8 mesi) 1 anno e 8 mesi;
  • Saverio Bitonti (60), Castelsilano: (11 anni e 6 mesi) 11 anni e 6 mesi;
  • Ignazio Bozzaotra (45), Castelsilano: (1 anno e 4 mesi) 1 anno e 4 mesi;
  • Valentino Defrancesco (30), Trenta (Cosenza): (2 anni e 4 mesi) prescrizione;
  • Salvatore De Marco (34), San Giovanni in Fiore: (8 anni) 8 anni;
  • Saverio Gallo (60), Solaro (Milano): (9 anni) 7 anni e 2 mesi;
  • Antonio Guzzo (60), Rho (Milano): (6 anni e 8 mesi) assolto;
  • Fabio Lopez (42), San Giovanni in Fiore: (6 anni e 8 mesi) assolto;
  • Giovanni Madia (50), San Giovanni in Fiore: (9 anni e 2 mesi) 9 anni e 2 mesi;
  • Agostino Marrazzo (57), Belvedere Spinello: (ergastolo) 10 anni;
  • Giovanni Marrazzo (64), Belvedere Spinello: (10 anni) 10 anni;
  • Sabatino Domenico Marrazzo (62), Rocca di Neto: 8 anni (assolto);
  • Francesco Oliverio (50), Belvedere Spinello: (18 anni e 6 mesi) 16 anni e 2 mesi;
  • Francesco Rocca (71), San Giovanni in Fiore: (10 anni) 10 anni;
  • Giovanni Spadafora (48), San Giovanni in Fiore: (10 anni e 8 mesi) 10 anni e 8 mesi;
  • Vittorio Spadafora (42), San Giovanni in Fiore: (3 anni e 8 mesi) 3 anni e 8 mesi;
  • Ilario Iaconis Spina (35), San Giovanni in Fiore: (6 anni e 8 mesi) 6 anni e 8 mesi;
  • Pasquale Torromino, (48), Crotone: (7 anni) 7 anni.
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