X
<
>

Alfonso Sestito

Condividi:
3 minuti per la lettura

CUTRO – Dieci anni e otto mesi di reclusione: è la richiesta del pm Antimafia Domenico Guarascio nei confronti del cardiologo Alfonso Sestito, sospeso dal Policlinico Gemelli di Roma dopo l’arresto nell’operazione Thomas scattata nel gennaio 2020, ritenuto dagli inquirenti «terminale economico» della super cosca di Cutro poiché avrebbe attuato investimenti imprenditoriali nel campo del turismo, in esecuzione del programma del boss Nicolino Grande Aracri operando in stretta collaborazione con suo fratello, l’avvocato Domenico Grande Aracri, tramite compagini societarie riconducibili alla nota “famiglia” di ‘ndrangheta.

«Era Grande Aracri a dirigere l’orchestra, e quella di Sestito non era collaborazione ma associazione mafiosa», ha detto il pm in un passaggio cruciale della requisitoria, sottolineando il fatto che l’imputato era a conoscenza delle dinamiche delle cosche e si intratteneva a colloquio con i loro esponenti apicali, come emerge dalle intercettazioni. Quale cardiologo in servizio al Gemelli, invece, Sestito si sarebbe adoperato perché i membri della cosca e lo stesso boss fruissero di permessi sanitari e attestazioni mediche in grado in influire nei giudizi di incompatibilità col regime carcerario.

Dalle carte dell’inchiesta emerge, in particolare, che Sestito aveva sistemato in una “stanza di lusso” del Gemelli il boss e lo informava della presenza di microspie. Oltre che di associazione mafiosa, Sestito risponde pure di tentata estorsione a Romolo Villirillo – uno degli esponenti del clan dal quale di recente si è “dissociato” – mediante danneggiamento di mezzi dei suoi familiari e minacce di morte. Ciò al fine di costringere Villirillo a consegnare a Sestito 150mila euro.

Un episodio di malversazione attribuito a Villirillo nella gestione degli affari del clan era già emerso nell’inchiesta Kyterion: questi si recò dal boss per implorare il perdono, ma la sua condanna a morte era stata decisa, almeno finché Villirillo non avesse restituito quanto dovuto a Sestito. Villirillo sarebbe stato costretto così a lasciare la sua abitazione al medico, che vi andò a vivere.

Il pm si è soffermato a lungo su una delle specializzazioni del medico che, a parte la cardiologia, era l’intermediazione immobiliare. Due società, Camelia e Domus Re Consutling, pur essendo amministrate da sua moglie Giancarla, secondo la ricostruzione della Guardia di finanza di Crotone erano riconducibili al clan; oltre all’avvocato Grande Aracri, nella compagine figuravano il commercialista Salvatore Minervino e l’architetto Antonio Pallone, già emersi nella inchiesta Aemilia in cui il legale fu arrestato (e scarcerato).

Camelia nel 2013 ha acquisito anche un terreno adiacente il villaggio Porto Kaleo con denaro, secondo la Dda, dei clan Mannolo e Grande Aracri e giustificato con un bonifico spedito da Hong Kong da un presunto prestanome dell’avvocato Grande Aracri. Un terreno di importanza strategica: alcune particelle ricadono nel resort della società Alberghi del Mediterraneo i cui amministratori, come emerso nell’inchiesta Malapianta, sarebbero state vittime di estorsione da parte dei Mannolo per una ventina d’anni.

La Domus re consulting rilevò, invece, la gestione residenziale del villaggio San Francisco di Le Castella, soppiantando la famiglia di ‘ndrangheta dei Nicoscia di Isola Capo Rizzuto. Il ruolo di mediazione di Sestito sarebbe stato quello di consentire, in accordo con l’avvocato Grande Aracri, gli stessi livelli di introiti mediante il pagamento di stipendi e somme «non strettamente collegate a una controprestazione».

Una transizione morbida, dai Nicoscia ai Grande Aracri. Alla prossima udienza, dinanzi al Tribunale penale di Crotone, interverrà l’avvocato di parte civile Michele Gigliotti, che rappresenta Notarianni, e i difensori, gli avvocati Salvatore Staiano e Gregorio Viscomi.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE