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Gli inquirenti a capo dell'indagine Malapianta

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CUTRO – Ben 225 anni di di carcere. Sono le richieste dei pm Antimafia Andrea Buzzelli e Pasquale Mandolfino che hanno proposto 26 condanne e due assoluzioni nel processo col rito ordinario scaturito dall’inchiesta che portò alle operazioni Malapianta e Infectio, con cui la Dda di Catanzaro ritiene di aver inferto un duro colpo al clan Mannolo di San Leonardo di Cutro e alle sue proiezioni in Umbria.

Le pene più elevate, a 30 anni di reclusione ciascuno, sono state proposte per il presunto boss ultraottantenne Alfonso Mannolo e il figlio Remo. Nel maggio scorso, il gup distrettuale di Catanzaro ha inflitto 360 anni di carcere a 43 imputati nel processo col rito abbreviato: la sentenza, prodotta dai pm in apertura di udienza, è quella con cui per la prima volta viene acclarata l’operatività della cosca Mannolo, che avrebbe imposto il racket ai villaggi turistici della costa jonica; ma vengono riconosciute anche le articolazioni in Umbria in sinergia col clan Commisso di Siderno.

Si sono associate alle richieste della pubblica accusa le parti civili costituite: la Regione Calabria assistita dall’Avvocatura regionale, il Comune di Perugia, il Comune di Cutro (difeso dall’avvocato Salvatore Rossi), Banca Unicredit, il gruppo Maresca, Alberghi del Mediterraneo srl – società che gestisce il villaggio turistico Porto Kaleo – e l’imprenditore proprietario del villaggio stesso (vessato per anni dalla cosca Mannolo), testimone di giustizia cardine in questa indagine, il lametino Giovanni Notarianni (peraltro vicepresidente regionale di Federalberghi), assistito, come anche la società, dall’avvocato Michele Gigliotti, che, in particolare, ha chiesto un risarcimento di otto milioni.

L’inchiesta accorpa le risultanze di due maxi operazioni. In particolare, l’operazione Malapianta, condotta dalla Guardia di finanza di Crotone, che nel maggio 2019 portò a 35 fermi, mise fine al giogo mafioso imposto dalla cosca su un vasto territorio che da San Leonardo si estende alla fascia jonica catanzarese. Gli inquirenti ritengono di aver dimostrato come il clan, pur dipendente dalla super cosca Grande Aracri, sempre di Cutro, avesse asservito i villaggi turistici del litorale – specie Porto Kaleo e Serené – e potesse vantare ramificazioni operative in Puglia, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e proiezioni estere.

Senza dire del dominio incontrastato nel traffico di droga fra le province di Crotone e Catanzaro e dell’usura, praticata nei confronti di diversi imprenditori anche nel Nord Italia. La mente imprenditoriale era ritenuto Dante Mannolo, figlio del presunto boss e oggi collaboratore di giustizia, e le sue “cantate” sono confluite nelle successive operazioni contro il clan, compresa la più recente “Thomas”, che ha determinato lo scioglimento per infiltrazioni mafiose del Comune di Cutro.

L’operazione Infectio, condotta dal Servizio centrale operativo della polizia e dalle Squadre Mobili di Perugia e Catanzaro, scattata, invece, nel dicembre 2019, avrebbe fatto luce su un’associazione mafiosa, un’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e di armi clandestine, e un’associazione volta alla commissione reati di natura contabile o economico-finanziaria strumentali alla realizzazione sistematica di frodi in danno del sistema bancario. Intrecciando rapporti con il clan Commisso, boss e gregari avrebbero impiantato in Umbria un lucroso traffico di stupefacenti, rifornendosi da albanesi; avrebbero, inoltre, minato, attraverso attività estorsive, la libera concorrenza nella esecuzione di lavori edili. Sullo sfondo anche un presunto tentativo di condizionamento del voto a Perugia.

LE RICHIESTE

Ma ecco, nel dettaglio, le richieste.

Paolo Bassetti (54), di Perugia: 3anni; Alberto Benincasa (43), di Perugia: 3 anni e 6 mesi; Giuseppe Benincasa (69), nato a Cerenzia e residente a Perugia: 20 anni; Antonella Bevilacqua (38), di Crotone: 11 anni; Domenico Bevilacqua (54), Crotone: 5 anni; Mario Cicerone: 16 anni; Valentina Danieli (30), di Thiene: 8 anni; Antonio De Franco (56), nato a Cirò Marina e domiciliato ad Assisi: 16 anni; Ciro Di Macco (66), di Fiuggi: 6 anni; Salvatore Diano (36), di Perugia: assoluzione; Francesco Falcone (65), di Cutro: 18 anni; Roberto Fusari (58), di Perugia: 3 anni e 6 mesi; Piero Giacchetta (60), di Corciano: 3 anni; Luigi Giappichini (50), di Perugia: 13 anni; Lamberto Lombardi (75), di Perugia: 3 anni e 6 mesi; Luca Trabucco Mancuso (33), di Perugia; Armando Manetta (33), Crotone: 3 anni; Nicola Manetta (41), di Crotone: assoluzione; Alfonso Mannolo (83), di Cutro: 30 anni; Remo Mannolo (50), di Cutro: 30 anni; Paolo Menicucci (69), di Corciano: 7 anni e 8 mesi; Annunziato Profiti (55), di Vibo: 6 anni; Pasquale Profiti (58), di Vibo: 12 anni; Giovanni Rizzuti (48), di Petronà: 6 anni e 6 mesi; Pietro Russo (40), di Cotronei: 4 anni; Alexander Jerzy Sabieraj (55), di Perugia: 3 anni e 6 mesi; Renzo Tiburzi (72), di Folgino: 3 anni; Giuseppe Ferraro Vittimberga (48), di Isola: 5 anni.

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