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Amedeo Nicolazzi

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PETILIA POLICASTRO – Il gup del Tribunale di Crotone Romina Rizzo, accogliendo la richiesta del pm Alessandro Rho, ha rinviato a giudizio insieme ad altri dieci imputati, all’udienza del prossimo 20 settembre, l’ex sindaco Amedeo Nicolazzi, che nell’aprile dello scorso anno fu arrestato (la misura venne successivamente revocata) per concussione sessuale e altro nell’ambito di un’inchiesta che scatenò un terremoto sul Comune di Petilia Policastro determinando lo scioglimento dell’ente per le dimissioni della maggioranza dei consiglieri.

Tutto nasce da una costola di una maxi indagine condotta dalla Dda di Catanzaro, che monitorava Nicolazzi, già iscritto nel registro degli indagati per concorso esterno in associazione mafiosa, nell’ambito dell’inchiesta che nei mesi precedenti aveva portato all’operazione Eleo, con cui era stata disarticolata la cosca petilina, con riferimento al possibile inquinamento delle elezioni amministrative 2018 (ancora tutto da appurare).

I pm Antimafia Domenico Guarascio e Paolo Sirleo, infatti, approfondendo il filone politico, ravvisarono anche ipotesi di reato di competenza della Procura ordinaria di Crotone alla quale inviarono gli atti. Troppo inequivocabili quelle riprese audio e video in Municipio devono essere parse agli inquirenti, tant’è che l’ex sindaco deve rispondere, tra l’altro, di violenza sessuale e concussione ai danni di una donna che si era rivolta a lui, facoltoso imprenditore oleario, per un aiuto al figlio.

Altri indagati, oggi imputati, erano stati attinti da misure cautelari, come l’ex vicesindaco Francesca Costanzo, l’ex assessore ai Lavori pubblici e vicesindaco Vincenzo Ierardi, l’ex componente dello staff del sindaco Marilena Curcio, il tecnico comunale Sebastiano Rocca, il direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Asp di Crotone Domenico Tedesco, l’imprenditore Palmo Garofalo e l’ex consigliere comunale Antonio Curcio a vario titolo accusati di peculato, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale, abuso d’ufficio – ipotesi in cui è stata riqualificata quella più grave di corruzione –, soppressione, distruzione e occultamento di atti.

Le ipotesi di reato, nel caso dei computati del sindaco, sono riconducibili a una vicenda di generi alimentari destinati ai bisognosi ma, in violazione di una convenzione col Banco delle opere di carità, distribuiti a fini elettoralistici anche a personaggi legati al crimine organizzato, nonché al tentativo di far togliere una multa ad un imprenditore vicino al sindaco in cambio di consegne di olio e castagne al dirigente Asp.

Tra gli imputati anche i vigili urbani Pierino Lucente e Marta Costanzo, accusati di aver falsamente attestato di aver eseguito un sopralluogo nel detto cantiere, e gli ispettori dello Spisal dell’Asp Antonio Aloe e Francesco Tilelli, accusati, invece, di favoreggiamento, falso in atto pubblico, abuso d’ufficio e omissione d’atti d’ufficio in quanto avrebbero redatto verbali di prescrizione e contravvenzione favorendo un’impresa e il tecnico Rocca secondo condizioni pattuite nell’ambito di un accordo illecito insieme al dirigente Tedesco – che ne risponde in concorso con i suoi sottoposti – e omettendo di rilevare un appalto illecito che implicava il pagamento di relative sanzioni, ma anche occultando un verbale d’ispezione.

Gli imputati sono difesi dagli avvocati Vincenzo Ioppoli, Cesare Placanica, Vincenzo Cardone e Giovambattista Scordamaglia, Francesco Garofalo, Renzo Cavarretta, Aldo Truncè, Antonio Ierardi, Mariana Antonella Garofalo, Mariano Salerno, Mario Saporito. Ammessa la costituzione di parte civile del Comune di Petilia, assistito dall’avvocato Giovanni Staglianò, nonostante le obiezioni delle difese perché l’ente locale guidato dal sindaco Simone Saporito si era costituito contro tutti gli imputati fuorché contro l’ex vicesindaco Francesca Costanzo, rappresentata dal padre del primo cittadino, l’avvocato Mario Saporito.

C’è da rilevare che Costanzo ha patteggiato per tre capi d’imputazione la pena di tre anni, ma restava in piedi un’unica imputazione di falso, per la quale ha chiesto e ottenuto di patteggiare altri due mesi.

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