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Amedeo Nicolazzi ai tempi del suo mandato da sindaco di Petilia

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Petilia Policastro, il pm ha chiesto la condanna a 8 anni e 5 mesi per Nicolazzi. Per l’accusa: «Abusava della qualità di sindaco per carpire prestazioni sessuali»

PETILIA POLICASTRO – «Le parole sono importanti. Ho sentito parlare di “avance” ma è poco dignitoso nei confronti della persona offesa. Non furono avance. Fu un atteggiamento sessualmente sguaiato, da parte di un sindaco che abusava della sua qualità e che approfittava del condizionamento morale di una donna, nonostante i suoi rifiuti. In quelle intercettazioni ci sono nove “no” consecutivi».

PETILIA POLICASTRO, L’ACCUSA CHIEDE LA CONDANNA A 8 ANNI E 5 MESI PER NICOLAZZI

Il pm Alessandro Rho ha citato Nanni Moretti per meglio illustrare la condotta contestata all’ex sindaco Amedeo Nicolazzi. Nei suoi confronti ha chiesto la condanna a 8 anni e 5 mesi di reclusione per concussione, violenza sessuale e una serie di reati contro la pubblica amministrazione nel processo scaturito dall’inchiesta che nell’aprile 2021 scatenò un terremoto sul Comune di Petilia Policastro, determinando lo scioglimento dell’ente per le dimissioni della maggioranza dei consiglieri. Sono in tutto undici le richieste di condanna avanzate dal pm nei confronti, tra gli altri, di ex amministratori e dirigenti del Comune di Petilia e funzionari dell’Asp e della polizia locale.

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Tutto nasce da una costola di una maxi indagine condotta dalla Dda di Catanzaro, che monitorava Nicolazzi, già iscritto nel registro degli indagati per concorso esterno in associazione mafiosa, nell’ambito del procedimento che nei mesi precedenti aveva portato all’operazione Eleo. I pm Antimafia ravvisarono anche ipotesi di reato di competenza della Procura ordinaria di Crotone, alla quale inviarono gli atti.

CHIESTA LA CONDANNA DELL’EX SINDACO DI PETILIA AMEDEO NICOLAZZI: LA RICOSTRUZIONE DELL’ACCUSA

Inequivocabile, secondo la ricostruzione del pm Rho, la scena materializzatasi nella stanza dell’ex sindaco. Egli aveva dato là appuntamento a una donna che si era rivolta a lui, peraltro facoltoso imprenditore oleario, per un aiuto al figlio. Le intercettazioni documentano «la chiusura della porta, il fatto che lui si siede sul divano e si sincera che nessuno possa vederli – ha detto il pm – e, noncurante dei rifiuti della donna, le tocca il seno e ruba baci».

Sorvoliamo, per evitare cadute di stile, sulle «frasi esplicite» captate dalle intercettazioni e riproposte in aula. Ma è il caso di evidenziare la sottolineatura, da parte del pm, dell’espressione «ti aiuto se ci tieni a me». Da qui si ricaverebbe «l’abuso della funzione di sindaco che promette un posto di lavoro presso un ente controllato dal Comune in cambio della sua soddisfazione sessuale». Il pm, ripercorrendo le analoghe accuse emerse in ulteriori procedimenti a carico di Nicolazzi, che avrebbe vessato almeno altre due donne, ha sottolineato che «era abitudine e costume dell’ex sindaco non solo il peculato e i tentativi di far togliere le multe agli amici con doni di olio e castagne, ma anche quello di promettere posti di lavoro in cambio di prestazioni sessuali».

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LE ALTRE RICHIESTE DI CONDANNA AVANZATE DAI PM

Il pm ha chiesto anche condanne a 4 mesi per l’ex assessore ai Lavori pubblici ed ex vicesindaco Vincenzo Ierardi. A a 3 anni per l’ex componente dello staff del sindaco Marilena Curcio. A 4 mesi per il tecnico comunale Sebastiano Rocca. Inoltre, a a 2 anni per il direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Asp di Crotone Domenico Tedesco. A a 3 anni per l’imprenditore Palmo Garofalo. A 1 anno e 10 mesi per l’ex consigliere comunale Antonio Curcio. Tutti a vario titolo accusati di peculato, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale, abuso d’ufficio – ipotesi in cui è stata riqualificata quella più grave di corruzione -, soppressione, distruzione e occultamento di atti.

Le ipotesi di reato, nel caso dei coimputati del sindaco, sono riconducibili a una vicenda di generi alimentari destinati ai bisognosi. Ma, in violazione di una convenzione col Banco delle opere di carità, distribuiti a fini elettoralistici anche a personaggi legati al crimine organizzato. Ma ci sarebbe stato anche il tentativo di far togliere una multa ad un imprenditore vicino al sindaco in cambio di consegne di olio e castagne al dirigente Asp.

Tra gli imputati anche i vigili urbani Pierino Lucente e Marta Costanzo. Per il primo è stato chiesto 1 anno, per la seconda 8 mesi. Sono accusati di aver falsamente attestato di aver eseguito un sopralluogo nel detto cantiere. Il pm ha chiesto 1 anno e 8 mesi ciascuno per gli ispettori dello Spisal dell’Asp Antonio Aloe e Francesco Tilelli. Accusati di falso in atto pubblico, abuso d’ufficio e omissione d’atti d’ufficio in quanto avrebbero redatto verbali di prescrizione e contravvenzione favorendo un’impresa secondo condizioni pattuite nell’ambito di un accordo illecito insieme al dirigente Tedesco – che ne risponde in concorso con i suoi sottoposti – e omettendo di rilevare un appalto illecito che implicava il pagamento di relative sanzioni, ma anche occultando un verbale d’ispezione.

LE PARTI CIVILI SI ASSOCIANO ALLE RICHIESTE DELL’ACCUSA

Si sono associati alle richieste del pm le parti civili. Il Comune di Petilia, assistito dall’avvocato Giovanni Staglianò, e la vittima di violenza sessuale e concussione, assistita dall’avvocatessa Patrizia Covelli.
Ha già patteggiato tre anni l’ex vicesindaca Francesca Costanzo. Il suo ruolo nella vicenda è stato pure richiamato dal pm con riferimento ai pacchi che anziché ai poveri venivano elargiti secondo «finalità clientelistiche ed elettorali». «Era la capobastone della frazione Pagliarelle, dove aveva preso un sacco di voti. Diceva “me la vedo io”, e se un pregiudicato l’aveva aiutato, lei lo aiutava».

Gli imputati sono difesi dagli avvocati Vincenzo Ioppoli, Vincenzo Cardone, Giovambattista Scordamaglia, Francesco Garofalo, Renzo Cavarretta, Aldo Truncè, Antonio Ierardi, Mariana Antonella Garofalo, Mariano Salerno, che avranno a disposizione tre udienze.

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