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La madre e il fratello di Davide Ferrerio

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CROTONE – Momenti di tensione, all’udienza preliminare per il brutale pestaggio di Davide Ferrerio: quando hanno visto in aula Nicolò Passalacqua, il 23enne imputato del tentato omicidio, aggravato dai motivi futili e abietti, del ventenne bolognese ridotto in fin di vita dopo l’aggressione subita lo scorso 11 agosto a causa di un clamoroso errore di persona, la madre dello sfortunato ragazzo, Giusy Orlando, il padre Massimiliano e il fratello Alessandro sono andati in escandescenze.

«Li sfidava, li guardava fisso e sorrideva, non si fa così», ha osservato l’avvocato Fabrizio Gallo, che, insieme all’avvocato Gabriele Bordoni, assiste i familiari della vittima. «Faceva il gradasso, ha avuto il suo attimo di notorietà, è gente che non ha rispetto di niente e di nessuno», racconta Alessandro Ferrerio al Quotidiano. A quel punto in aula è successo il finimondo e soltanto l’intervento della Squadra Mobile della Questura ha riportato, temporaneamente, la calma, ma gli animi si riaccendevano ogni qualvolta il gup Elvezia Cordasco sospendeva l’udienza per ritirarsi in camera di consiglio. La madre di Davide è salita sui tavoli dell’aula urlando contro l’imputato dietro le sbarre e anche il padre del ragazzo ha inveito a lungo. Dalla porta chiusa dell’aula delle udienze penali si udivano grida ripetute ed è stato necessario anche l’intervento dell’ambulanza perché la donna ha avuto un mancamento, ma analoghe scene si sono ripetute al termine dell’udienza. «Assassino, bastardo, a morte».

Il dolore dei familiari di Davide, che indossavano una t-shirt con una foto del ragazzo e la scritta “Giustizia”, sfocia nella rabbia. Era già successo la sera prima, durante la fiaccolata, quando il corteo è giunto nelle vicinanze del Palazzo di giustizia, dove il loro caro fu aggredito sei mesi fa. Passalacqua, dal canto suo, nonostante sia stato invitato dal suo avvocato, Salvatore Iannone, a rinunciare ad assistere all’udienza è rimasto imperterrito in aula. «È un mio diritto restare», ha detto. Il difensore avrebbe optato per il rito abbreviato ma è stata accolta dal giudice un’istanza di rinvio motivata con l’aggravamento delle condizioni di salute della vittima, che purtroppo si complicano sempre di più.

Dall’Ospedale Maggiore di Bologna, dove Davide è ricoverato in coma vegetativo, hanno detto a sua madre che dovrà abituarsi a “conservarlo nel cuore”. Un eventuale peggioramento precluderebbe pertanto all’imputato di chiedere un rito alternativo e “cavarsela” con una pena intorno ai dieci anni poiché potrebbe essere contestato un omicidio con la conseguente richiesta dell’ergastolo. L’istanza di rinvio era peraltro corredata da un documento clinico che attesta che la situazione è critica. Proprio questo spiega la rabbia dei familiari di Davide contro l’imputato, accusato anche del porto illegale di un  “tirapugni”; proprio il corpo contundente ha determinato conseguenze devastanti per i gravi traumi procuratigli con due colpi al volto. Una scena peraltro immortalata dagli impianti di videosorveglianza, quella drammatica sera d’estate, perché la spedizione punitiva si materializzò nella zona più monitorata della città.

Non era in aula, invece, la 42enne madre della minorenne alla quale il picchiatore, secondo l’accusa, voleva dimostrare i suoi sentimenti. La donna avrebbe organizzato l’incontro con il titolare dell’account Instagram con le false generalità dell’ex fidanzato della ragazza al fine di dare una “lezione” a un 31enne che chattava con la figlia. Non era in aula neanche il rumeno Andrej Gaju, 29enne, l’unico per il quale non è stata applicata una misura cautelare, che avrebbe partecipato alla spedizione punitiva mettendosi anche alla ricerca della persona con cui era stato concordato l’appuntamento. Li assistono rispettivamente gli avvocati Mauro Buono e Michele Lo Prete.

Ma la strategia della parte civile è anche quella di portare a processo un quarto indagato, A. C., 31enne di Petilia Policastro, il pm ha già chiesto l’archiviazione dopo averlo iscritto nel registro degli indagati come atto dovuto in seguito alla presentazione di una memoria dell’avvocato Gabriele Bordoni, che assiste i genitori della vittima, nella quale si ipotizzavano responsabilità penali nei confronti dell’uomo che avrebbe innescato l’aggressione con un messaggio.

Come preannunciato, si sono costituti parte civile il Comune e la Provincia di Crotone e il Comune di Bologna. In aula, con la fascia, c’erano il sindaco, Enzo Voce, il consigliere provinciale Raffaele Gareri e il consigliere comunale di Bologna Michele Campaniello. Il gup ha respinto l’eccezione difensiva formulata dall’avvocato Iannone circa la carenza di diritto soggettivo e ha ammesso la costituzione degli enti.

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