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Soccorritori sulla spiaggia dove è avvenuta la strage di Cutro

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CUTRO (CROTONE) – «Approssimative», «poco attendibili», «fuorvianti»: così l’ammiraglio in pensione Salvatore Carannante, consulente tecnico della Procura di Crotone nel procedimento avviato in seguito al tragico naufragio di Steccato di Cutro del 26 febbraio scorso con 94 vittime accertate, definisce le informazioni fornite da Frontex sulla determinazione della rotta seguita dalla Summer Love, il caicco malandato nel cui ventre schiantatosi contro quella maledetta secca erano stipati circa 200 migranti.

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Le conclusioni a cui è giunto il super perito, che si è già occupato del caso Concordia, sull’attività svolta dal velivolo Eagle 1 sono vere e proprie bacchettate all’agenzia europea Frontex, come emerge dalle carte depositate dal pm Pasquale Festa in vista del giudizio immediato a carico di quattro presunti scafisti della strage di Cutro che inizierà il prossimo 14 ottobre. Ecco la ricostruzione del consulente, che potrebbe aprire squarci anche nel procedimento parallelo sui ritardi nei soccorsi, che viaggia verso la conclusione delle indagini.

L’AVVISTAMENTO

L’aereo impiegato nel dispositivo dell’operazione Themis è partito in missione dall’aeroporto di Lamezia Terme alle 18.07 del 24 febbraio ed è atterrato alle 23:11. La comunicazione di un avvistamento sospetto, in particolare, viene fatta alle 23:02, anche se l’avvistamento è delle 21:26. Il Frontex Situation Center di Varsavia gira la segnalazione di Eagle 1 all’ICC (International Coordination Centre) di Pratica di Mare e ad altri indirizzi tra cui NCC Italy (National Coordination Center presso il Viminale) e IMRCC (Italian Marittime Rescue Coordination Centre). Nell’e-mail, oltre a rendere noto l’avvistamento delle 21:26, si precisano la posizione, con le relative coordinate, la rotta seguita di 296° e la velocità di 6 nodi. Frontex comunica anche altre informazioni sulla barca poi naufragata a Cutro: una sola persona sul ponte e altre possibili presenze sotto il ponte; giubbotti di salvataggio non visibili; buona galleggiabilità; nessuna persona in acqua; stato del mare 4; portelli aperti a prua; significativa risposta termica ai boccaporti; il rilevamento di una telefonata satellitare dalla Turchia.

LE ANOMALIE

Dalla posizione dell’imbarcazione sulla cartografia Open Street Map, come indicata da Eagle 1, tracciando la rotta di 296° verso la costa, l’unità con i possibili migranti sarebbe dovuta giungere nei pressi della baia di Copanello, quindi ben più a sud-ovest di Steccato. La distanza che l’imbarcazione avrebbe dovuto percorrere seguendo la rotta indicata da Eagle 1 nel report di missione sarebbe stata di circa 53 miglia nautiche e, secondo la velocità segnalata di 6 nodi, avrebbe impiegato 9 ore dall’avvistamento e quindi giungere alle 7:20 del 26 febbraio. Il consulente ci arriva analizzando i fotogrammi prodotti da Eagle 1, da cui si evince che il natante con i migranti a bordo avrebbe percorso una distanza di 0,68 NM in 5 minuti e 35 secondi, vale a dire che «l’unità in questo lasso di tempo – scrive l’ammiraglio – stava procedendo ad una velocità media di circa 7,3 nodi e non 6 nodi». Dalle posizioni rilevate da Eagle 1, inoltre, la rotta media seguita dall’imbarcazione era di 325° e non di 296° come indicato nel report di missione. «Con tale rotta – osserva sempre il consulente – l’imbarcazione con i possibili migranti a bordo sarebbe giunta a Capo Rizzuto, ovvero in una posizione di circa 8 NM più ad est del luogo dove sono stati poi trovati i rottami del relitto». Secondo i calcoli dell’ammiraglio, con i nuovi dati analizzati dai fotogrammi ad infrarossi, «la distanza che l’imbarcazione avrebbe dovuto compiere per arrivare in costa era di circa 38,5 NM e non 53 NM».

Considerando, inoltre, la velocità di 7,3 nodi calcolata, questa distanza sarebbe stata coperta in 5 ore e 15 minuti e pertanto l’orario di arrivo sotto costa dell’imbarcazione doveva essere alle 03:41. Un orario compatibile con quello delle telefonate dei pescatori Ivan Paone, Gabriel Curca e Paolo Cefaly la mattina del 26 febbraio. Le prime richieste di soccorso sono delle 4:12. Dati che, sempre secondo Carannante, dimostrano che «le informazioni fornite da Frontex sulla strage di Cutro in merito a rotta e velocità erano molto approssimative se non fuorvianti». Altro dato certo è quanto registrato dai radar di sorveglianza in dotazione alla Guardia di finanza nella località Campolongo di Isola Capo Rizzuto.

Dalla registrazione, desunta da filmati estrapolati dal sistema Horizon presso la sede del Reparto operativo aeronavale di Vibo Valentia, risulta che l’imbarcazione alle 3:40 si trovava a una distanza di 38,6 NM dalla posizione dell’imbarcazione rilevata precedentemente da Eagle 1, e quindi la velocità sarebbe stata di 7,5 nodi con una rotta media di 317°. «Anche questi dati – chiosa l’ammiraglio – confermano che le indicazioni riportate da Eagle 1 sul proprio rapporto di missione erano poco attendibili e fuorvianti». La prima ricostruzione sarebbe poco accurata tant’è che con la rotta di 296° l’imbarcazione sarebbe dovuta giungere a Capo Rizzuto, ma il confronto tra l’avvistamento da parte di Eagle 1 e la posizione battuta dal radar di Campolongo alle 3:40 porta ad individuare una rotta di 317° molto più vicina a quella calcolata prendendo come riferimento le coordinate iniziali e il luogo in cui sono stati individuati i rottami del motore. Dati compatibili anche con la versione fornita dai pescatori secondo i quali la Summer Love proveniva dalla direzione di Le Castella verso la terra in prossimità della foce del fiume Tacina.

L’AFFONDAMENTO

L’ammiraglio formula anche un’ipotesi sulla dinamica dell’affondamento di Cutro, mettendo da parte i dati di Frontex e basandosi sulle testimonianze dei pescatori e i rilievi eseguiti dal Nucleo subacqueo dei carabinieri. Alle ore 4:11 l’imbarcazione si dirige verso la costa per tentare uno spiaggiamento, ma la manovra era «abbastanza pericolosa» a causa delle condizioni meteorologiche avverse e della scarsa conoscenza dei fondali da parte dell’equipaggio. L’ammiraglio mette anche in guardia dalla possibile non perfetta corrispondenza delle carte nautiche con l’andamento della battigia in prossimità delle foci dei fiumi perché il fenomeno della modifica dei sedimenti dei fondali può essere acuito da interrimenti sotto costa. Inoltre, sulla spiaggia la forte risacca aumentava la pericolosità della navigazione. A quel punto il conducente nota luci a terra, stando alle testimonianze dei pescatori, e, probabilmente per non farsi vedere, inverte improvvisamente la rotta dirigendosi al largo ma, a causa della risacca, non riesce a raddrizzarsi e naviga di traverso alla direzione del mare.

In questa manovra l’imbarcazione s’incaglia in un punto di basso fondale, in balìa della risacca, andandosi a schiantare contro la secca. Il mare fa urtare la chiglia dell’imbarcazione più volte contro il fondale sabbioso al punto che i pescatori sentono il rumore di un legno che si spezza. Il pescatore Curca, per esempio, svegliato dai suoi amici che gli indicavano un’imbarcazione che si avvicinava verso la costa, scambiandola per un peschereccio che poteva ostacolare la loro attrezzatura, nota che la Summer Love gira verso il largo ma non riesce a mettere interamente la prua fuori, rimanendo traversata. «La barca si alzava e si abbassava – ha riferito agli inquirenti il teste – a causa della forza del mare e poco dopo sentivo un rumore forte, come se un legno si spezzasse».

Il resto è cronaca. I migranti che sono riusciti a guadagnare la riva aggrappandosi ai rottami avevano negli occhi la morte. Quelli che non ce l’hanno fatta li ha restituiti il mare dopo averli spogliati di tutto, anche della dignità, mentre i soccorsi via terra e via mare non sono mai scattati. Perché a Steccato è naufragata l’umanità.

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