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Il presunto scafista seduto nella plancia di comando del caicco naufragato

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CROTONE – Adesso non manca più nessuno all’appello. Con l’arresto del sesto presunto scafista, il siriano Mohamed Abdessalem, di 26 anni, forse uno degli organizzatori della tragica traversata, il cerchio si è stretto intorno all’equipaggio della “Summer Love”, l’imbarcazione naufragata a Steccato di Cutro all’alba dello scorso 26 febbraio facendo un centinaio di morti.

Gli agenti della Squadra Mobile della Questura e i finanzieri della Sezione operativa navale di Crotone gli hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere con le accuse di naufragio colposo, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e morte come conseguenza di altro reato firmata dal gip Elisa Marchetto su richiesta del pm Pasquale Festa. Lo hanno riconosciuto alcuni dei migranti sopravvissuti al massacro, grazie alle immagini estrapolate da telefoni cellulari.

Il riscontro è venuto dal sistema Sari (Sistema automatico di riconoscimento immagini). Quell’uomo in cabina, seduto nella plancia di comando col viso rivolto verso il basso, era lo stesso effigiato nei cartellini di riconoscimento mostrati dagli inquirenti. Non risultava né tra i sopravvissuti né tra le vittime del naufragio perché era al timone, stando ad almeno sette testimonianze.

Il resto è arrivato dalla collaborazione di un detenuto del carcere di Lecce, dove Abdessalem si trovava perché accusato di far parte di un’organizzazione dedita al traffico di migranti smantellata un anno fa con l’operazione Astrolabio. Là gli è stato notificato il provvedimento restrittivo. L’uomo ha riferito agli inquirenti che uno degli scafisti, di nazionalità siriana, era riuscito a scappare in Germania dopo il naufragio di Cutro ed era stato poi arrestato in Germania per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e quindi estradato e ristretto proprio in quel penitenziario.

Coincideva tutto, perché Abdessalem era stato consegnato il 5 aprile alle autorità italiane presso l’aeroporto di Fiumicino. Coincidevano anche le immagini. E coincidevano le dichiarazioni dei superstiti, sentiti a marzo e risentiti a ottobre dagli investigatori diretti dal vicequestore Ugo Armano.

Alcuni aggiungono particolari rilevanti perché il ruolo di Abdessalem potrebbe essere quello di organizzatore oltre che di scafista che conduceva l’imbarcazione proprio nel momento più tragico. Ecco cosa hanno detto uno dei migranti alla polizia. «Nella foto numero 4 riconosco certamente il siriano che si faceva chiamare Mohamed e il suo accento era siriano come il mio. La colpa di tutto è stata la sua, era al timone della barca ed ha accelerato con la barca che si è poi schiantata.

Quando la barca stava affondando, lui è scappato insieme agli altri due turchi. Il siriano era quello che dava gli ordini anche agli altri capitani, ed era quello che seguiva la rotta sul tablet che era il suo. Aggiungo che non solo è scafista, ma organizza anche i viaggi con suo padre perché, quando la prima barca si è rotta, ha chiamato suo padre per farsi mandare un’altra barca. Suo padre si trova a Izmir, ho ascoltato la telefonata». Del resto, in carcere il siriano si trovava perché accusato di far parte di una gang transnazionale dedita a traffici di esseri umani.

Diversi testimoni hanno riconosciuto quell’uomo alto circa un metro e 65 centimetri, con barba nera, capelli corti e dalla carnagione scura, mentre era intento alla riparazione del motore di entrambe le imbarcazioni, tanto da indicarlo come il “meccanico”. E c’è chi lo riconosce come colui che «ha condotto sia la prima che la seconda imbarcazione». Come si ricorderà, la “Luxury 2” ebbe un guasto e a un certo punto i migranti furono trasbordati sul malandato caicco poi schiantatosi contro una maledetta secca a un centinaio di metri da riva.

Un altro presunto scafista che era fuggito all’estero è quello che la Squadra Mobile e la Sezione operativa navale della Guardia di finanza di Crotone hanno individuato in Austria: si tratta di Gun Ufuk, il 28enne turco arrestato su mandato d’arresto europeo dopo un periodo di di irreperibilità. Un altro turco, individuato sempre da poliziotti e finanzieri, è tra le vittime. Si aggiungono ad altri tre fermati da carabinieri, poliziotti e finanzieri nell’immediatezza: il turco, Sami Fuat, di 50 anni, ritenuto il capitano, e due facilitatori pakistani, Khalid Arslan, di 25, e Ishaq Hassnan, di 22 (dichiaratosi inizialmente minorenne ma poi smascherato).

Abdessalem finirà a processo con gli altri quattro. Ufuk, in particolare, ha scelto il rito abbreviato nel processo che si sta celebrando a Crotone, gli altri tre sono alla sbarra nel processo col rito ordinario.

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