Impianto a biomasse
3 minuti per la letturaEsclusa l’associazione a delinquere finalizzata alla truffa al Gse. La richiesta del pm nel processo in corso a Crotone sull’affaire biomasse
CROTONE – – Il procuratore Domenico Guarascio ha chiesto al Tribunale penale di Crotone di dichiarare d’ufficio la non punibilità di otto imputati accusati di associazione a delinquere, con l’aggravante mafiosa, finalizzata a una serie di truffe al Gestore del servizio energetico. La richiesta, che recepisce un’istanza degli avvocati Francesco Verri e Vincenzo Ioppoli, è stata avanzata nel corso del processo scaturito dall’inchiesta che avrebbe reciso i tentacoli della cosca Ferrazzo di Mesoraca allungatisi sulla centrale a biomasse di Cutro, già di proprietà del gruppo Marcegaglia ma rilevata nel 2015 dal gruppo Serravalle, ritenuto dalla Dda di Catanzaro vicino al clan.
Nel filone del rito abbreviato sono state già disposte 20 condanne ma pende il rito ordinario per altri 80. E proprio nel corso del processo ordinario il pm, ritenendo evidentemente non raggiunta la prova della colpevolezza, ha chiesto l’assoluzione anticipatamente, mentre è ancora in corso l’istruttoria, per 8 su 14 imputati limitatamente a questo capo d’imputazione. Il Tribunale si è riservata la decisione.
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I NOMI
La richiesta è stata avanzata nei confronti di Carmine Serravalle (classe ’69), Carmine Serravalle (classe ’63), Domenico Serravalle (classe ’63), Domenico Serravalle (classe ’65), Salvatore Serravalle, Pasquale Sacchetta, Luigi Sacchetta, Andrea Sacchetta e Aida Sacchetta, Antonio Spadafora, Pasquale Spadafora, imprenditori boschivi. E nei confronti di Fausta Dovico, direttrice del personale della Serravalle Energy, società proprietaria della centrale di Cutro.
L’accusa rimane in piedi nei confronti di altri sei imputati per i quali la richiesta di proscioglimento non è stata formulata. Mario Donato Ferrazzo, capo bastone di Mesoraca. Francesco Trocino, considerato il referente del boss per la filiera del legno, poiché avrebbe contattato le ditte di trasporto del cippato al fine di accaparrarsi materiale legnoso. Domenico Vincenzo Nicolazzi, titolare dalla ditta di autotrasporti Tpk, accusato di essersi occupato del trasporto del materiale recepito dalle piattaforme di trattamento e smaltimento dei rifiuti siti in Puglia e di conferirlo a Mesoraca, presso i piazzali in uso alla famiglia Ferrazzo, per il definitivo mischiamento con il materiale legnoso. Giovanni Corrado, imprenditore boschivo. Per i Sacchetta e i Serravalle il pm intende procedere comunque per il reato di indebita percezione di erogazioni pubbliche.
LA TRUFFA
Il danno patrimoniale stimato originariamente dagli inquirenti ammonterebbe a 13 milioni di euro. Secondo la difesa, dall’istruttoria il dato è stato ridimensionato. Prima della conclusione delle indagini è stata stralciata la posizione di una nutrita schiera di operatori elettrici coinvolti nell’inchiesta sull’affaire biomasse. Per l’accusa, gli indagati avrebbero percepito incentivi pubblici per la produzione di energia elettrica da biomasse forestali.
Fino al 31 dicembre 2015 sotto forma di titoli negoziabili, i cosiddetti certificati verdi. Parliamo dei rappresentanti legali e dirigenti delle centrali Enel Mercure, Ecosesto Cosenza, Biomasse Italia di Strongoli, Biomasse Crotone, Serravalle Energy, quest’ultima subentrata al gruppo Marcegaglia nella proprietà dell’impianto di Cutro, accusati di truffa al Gse. La loro posizione non risulta essere archiviata. Oltre ai presunti referenti dell’organizzazione mafiosa, sono coinvolti amministratori e dirigenti di aziende, imprenditori boschivi, agronomi, operatori delle centrali, perfino autisti ed operai.
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