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CRUCOLI (CROTONE) – La burocrazia tiene lontana la tutrice dalla sorella disabile. Il problema “insormontabile” è un cambio di residenza. Qual è l’antefatto? La signora Margherita Rita Lettieri, di origine cirotana, è la tutrice della sorella trentottenne, diversamente abile, attualmente ricoverata presso una struttura protetta, che ha la sua sede a Cotronei.

«Io – racconta – per motivi di lavoro, mi sono dovuta trasferire a Bologna, ed è dal mese di giugno che sto chiedendo il trasferimento di mia sorella presso una struttura di Bologna, ma nessuno sembra disposto ad aiutarmi». 

La sorella ha bisogno di essere assistita da personale qualificato. «Non può stare in una casa con noi e con dei bambini, perché può avere delle reazioni molto violente, che noi non siamo in grado di gestire da soli», spiega la signora Margherita. Dove sta l’inghippo? «Al Comune di Bologna – risponde- sostengono che, fino a quando mia sorella non è fisicamente qui, nella città felsinea, non possono concederle la residenza e prenderla in carico come paziente; io però se non c’è una struttura già pronta ad accoglierla non posso portarla con me a Bologna». 

Qual è il Comune di residenza di sua sorella? «I miei genitori sono originari di Cirò, noi abbiamo vissuto a Torretta di Crucoli, dove risulta residente mia sorella- sottolinea la signora Margherita – qui a Bologna mi dicono che gli uffici, che risolvono questi casi, sono lo sportello sociale, ed io ho già parlato con l’addetto senza ottenere nessun risultato, e l’assistente sociale del Comune di appartenenza, con cui ho parlato mesi fa». 

Con quale esito? «Mi hanno detto che la Regione Calabria non è disposta a pagare questi tipi di ricoveri o trasferimenti, allora ho mandato una email all’Asp di Crotone e mesi fa anche alla Regione, raccontando la mia storia, fatto è che aspetto ancora una risposta», evidenzia la nostra interlocutrice. «Purtroppo – si duole subito dopo- non vedo mia sorella da ottobre, e lei si rifiuta di parlare con me al telefono, ha perso la parola, perché si sente abbandonata». 

Margherita è l’unica familiare su cui la trentottenne disabile può contare. «Sono la sua tutrice – ripete – sono l’unica persona cara che può garantirle affetto, vicinanza e sostegno, non possiamo stare così lontane».  Il suo racconto è nel contempo un accorato appello agli enti a vario titolo competenti, affinché prendano a cuore questo caso e lo risolvano. Due sorelle, una delle quali non è autosufficiente e soffre per un apparente abbandono, non possono essere separate da un cavillo burocratico.     

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