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Il bar Florida a Crotone

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CROTONE – Tentacoli sulla movida. C’è anche il bar Florida tra i beni, per un valore di un milione e mezzo di euro, sequestrati nell’appendice patrimoniale dell’operazione “Krimata”, nell’ambito della quale nel gennaio scorso fu arrestato l’imprenditore di Isola Capo Rizzuto Mario Esposito, ritenuto titolare di fatto del noto locale sul lungomare, anche se era intestato alla moglie e ai figli.

Se fosse o meno un referente del clan Arena, come ritiene la Dda di Catanzaro, lo accerteranno i futuri sviluppi giudiziari, ma intanto i militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria delle Fiamme gialle di Crotone hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo emesso dal gip distrettuale Arianna Roccia a carico di sette indagati e nel patrimonio messo sotto sigilli c’è anche il Florida, che comunque non verrà chiuso ma sarà gestito da amministratori giudiziari.

Tre dei destinatari del sequestro – lo stesso Esposito, ma anche Antonio Franco e Antonio Costantino – erano già stati sottoposti a misure cautelari nell’ambito dell’inchiesta che avrebbe fatto luce su un’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di frode fiscale, riciclaggio, impiego di utilità di provenienza illecita e trasferimento fraudolento di valori. Il sequestro preventivo è scattato in seguito alla formulazione di ipotesi di reati di carattere tributario e di riciclaggio, a vario titolo contestati ai sette indagati, fra i quali ci sono anche Giuseppe Guarino di Isola e i cutresi Santino, Luigi e Carmine Muto, le cui società sarebbero state utilizzate per emettere fatture false.

Santino e Luigi Muto, padre e figlio, erano già emersi nell’inchiesta che portò all’operazione antimafia Stige e sono stati condannati anche in Appello. Attraverso l’interposizione di imprese cartiere operanti nel settore edile, anche intestate a prestanome, mediante fatture per operazioni inesistenti, gli indagati avrebbero consentito di generare, a vantaggio delle società utilizzatrici, un notevole risparmio d’imposta che sarebbe stato monetizzato al fine di celarne l’origine. Sigilli, dunque, a Crotone, Cutro e Isola su cinque immobili, due terreni, il noto esercizio commerciale e rapporti bancari riconducibili agli indagati. In particolare, il locale sarebbe stato intestato ai congiunti di Esposito proprio per sottrarlo a eventuali misure patrimoniali.

Il bar sarebbe stato anche il principale punto di riferimento di Esposito per la gestione dei propri affari, e quindi per gli appuntamenti con i coindagati con i quali preferiva non parlare al telefono per sfuggire a eventuali intercettazioni.

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