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La località Marinella a Isola Capo Rizzuto, uno dei tratti più suggestivi della costa crotonese

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Dopo 30 anni di estorsioni a Isola Capo Rizzuto solo due donne hanno denunciato le cosche di ‘ndrangheta: «Noi più coraggiose degli uomini»

ISOLA CAPO RIZZUTO (CROTONE) – Sono due donne: una pagava da 30 anni, l’altra da 20, e l’unico anno in cui non ha pagato ha avuto la casa svaligiata, come se il servizio di vigilanza svolto dalla ‘ndrangheta, secondo la Dda di Catanzaro capeggiato da Maurizio Pugliese, fosse stato sospeso. Sono inquietanti i racconti delle uniche due vittime che, sia pure dopo lungo tempo, hanno inteso denunciare la cappa di terrore imposta nell’incantevole località Marinella dalla famiglia che vantava legami parentali con la cosca di ‘ndrangheta degli Arena e che, a quanto pare, aveva costituito una vera e propria ‘ndrina: sono donne, le due sole denuncianti. Perché «noi donne siamo più forti e più coraggiose degli uomini», hanno riferito orgogliosamente agli inquirenti.

Proprio questo muro di omertà ha consentito a Pugliese e ai coindagati di attuare estorsioni ed intimidazioni per decenni. Un terrore che una delle vittime ha messo in luce quando ha chiesto di essere ascoltata non nella caserma dei carabinieri perché sarebbe stata notata. Quando quella donna ha deciso di parlare, ai militari della Sezione Operativa della Compagnia di Crotone e ai loro colleghi della Tenenza di Isola, diretti dal pm Antimafia Paolo Sirleo, si è aperto un mondo. Un piccolo mondo in cui i Pugliese sono sempre presenti, conoscono i movimenti di tutti gli abitanti di Marinella, si presentano al loro cospetto appena iniziano il periodo di villeggiatura al mare pretendendo soldi in cambio di servizi di guardianìa non richiesti.

Un piccolo mondo che cessa di esistere l’altra notte, quando i carabinieri arrestano nove persone su ordine della gip distrettuale Gilda Romano. Tutto inizia nel 1982, quando quella donna e il marito, poi deceduto, acquistano un terreno a Marinella. Il precedente proprietario li aveva avvisati della presenza di persone «che guardavano le case in cambio di denaro»; un servizio che la coppia sulle prime accetta ed anzi accoglie di buon grado, ritenendo opportuno che la zona isolata fosse sottoposta a controllo. I due “controllori” – che la donna individua in Maurizio e Michele Pugliese il quale, in particolare, si sostituisce al fratello maggiore quando è in stato di detenzione – chiedevano, per i loro “servizi”, la somma di 200mila lire che poi di anno in anno è aumentata. Se qualcuno provava a ribellarsi, scattavano le ritorsioni.

«Salvo la prima volta che ci ha chiesto i soldi e noi eravamo convinti fosse tutto legale, Maurizio si presentava a noi in modo “cattivo”: pretendendo il pagamento di somme sempre maggiori: “Me li dovete dare!” esclamava in relazione al denaro preteso. All’esito di tale atteggiamento, per la prima volta capimmo che si trattava di una mafia giacché eravamo costretti a pagarlo perché altrimenti avremmo subito ulteriori rovine alla nostra proprietà». Ad avanzare le richieste con Maurizio in carcere, sarebbe stato sempre Michele che nel tempo aveva aumentato la somma, giunta a 400 euro nell’anno 2019; somma che, per timore di ritorsioni, veniva regolarmente versata dalle vittime. A quel punto, Michele inizia a parlare della necessità di aiutare il fratello Maurizio in carcere e la somma arriva a 500 euro. «Sono stata l’unica a denunciare i fatti e nessuno degli altri abitanti di Marinella ha avuto il mio stesso coraggio. Tutti, infatti, avevano paura di subire danneggiamenti da parte di Michele», racconta la vittima.

Michele Pugliese a quanto pare incuteva timore perché era sempre presente a Marinella e si mostrava a conoscenza dei movimenti della donna e degli altri abitanti, poiché li raggiungeva personalmente o telefonicamente proprio in coincidenza del loro arrivo nella località di mare. «Non appena una famiglia arriva nel villaggio per trascorrere le vacanze lui si presenta a domicilio a richiedere il pagamento di una somma di denaro». Una sorta di ribellione la donna la attua nell’anno 2019, quando, come altre famiglie, si rivolge ad una società di sicurezza e vigilanza – la Polservice – per affidare la tutela della sua casa, e il referente dell’istituto privato diviene egli stesso bersaglio delle mire dei Pugliese. Durante le sue perlustrazioni nella zona, l’uomo è spesso avvicinato da Michele Pugliese.

E veniamo alla storia dell’altra denunciante, proprietaria, con l’ex marito, di un immobile. Già nelle prime fasi della costruzione, la coppia viene informata dello strano equilibrio che vige da quelle parti, l’usanza di pagare qualcuno che svolgeva un servizio di vigilanza sulle case che, trattandosi di una zona vacanziera, rimanevano di fatto incustodite per gran parte dell’anno. Lei e il marito comprendono che si tratta di un pretesto per un’estorsione ma preferiscono pagare proprio per evitare che l’abitazione subisse danni e furti. Ogni anno 250 euro, somma consegnata nelle mani di Maurizio Pugliese che li raggiungeva nel giorno stesso in cui i due arrivavano a Marinella per sistemare la casa. Per 20 anni hanno pagato ininterrottamente. L’unica volta che non l’hanno fatto, guarda caso, sono entrati i ladri.

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