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Il parterre dei premiati e dei relatori

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Cutro, nel segno di Diego Tajani consegnati i premi dell’edizione 2023 al procuratore Guido, l’economista Viesti e l’attivista Bota

CUTRO – Sono il procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido per la sezione Legalità, l’economista Gianfranco Viesti per la sezione Mezzogiorno, e la mediatrice linguistico-culturale Diana Bota per la sezione Giovani, i vincitori del premio “Diego Tajani” assegnati nell’edizione 2023 – la seconda – dall’omonimo centro studi dedicato al magistrato ed avvocato cutrese, la cui consegna è avvenuta ieri mattina nella sala polivalente “Falcone-Borsellino” di Cutro.

L’incontro è stato moderato dal giornalista del Quotidiano del Sud Antonio Anastasi alla presenza – oltre che dei premiati – del presidente del centro studi, il senatore Maurizio Mesoraca, del presidente del Premio, lo storico delle organizzazioni criminali Antonio Nicaso, del sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi – gli ultimi due in collegamento – dei sindaci di Cutro e Vietri sul Mare – Antonio Ceraso e Giovanni De Simone – e della consigliera del Comune di Reggio Emilia Palmina Perri. Per Vecchi, è un «fatto positivo quando questa relazione tra le due comunità (cutrese e reggiana n.d.r.) getta le basi per una cultura della legalità e di contrasto alla criminalità organizzata che è presente in entrambe le realtà».

«Con la presenza del procuratore Guido – ha detto il sindaco Ceraso – scriviamo una pagina importante per Cutro. Cutro non è soltanto paese di ‘ndrangheta, ma un paese solidale come dimostrato in occasione del naufragio di febbraio».

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«Vietri sul Mare è città dell’accoglienza, Cutro un luogo di persone perbene», ha rimarcato il sindaco De Simone. Il senatore Mesoraca ha chiesto un minuto di silenzio per le vittime del naufragio di Cutro e quelle dell’alluvione in Emilia; ha fatto, inoltre, un excursus storico del «magistrato integerrimo che sviluppò per primo in un’aula parlamentare una delle analisi più profonde del fenomeno mafioso». Quindi si è soffermato sulla «borghesia mafiosa che legittima le mafie e offre loro cemento sociale». Per il professore Nicaso, Diego Tajani ha avuto una «lungimirante intuizione della mafia come strumento di governo locale».

«Le mafie – ha osservato lo studioso – sono patologie del potere legittimate da certe classi dirigenti, si sono trasformate da loro agenzie di servizi a componente strutturale del capitalismo globale». Di Tajani, Nicaso ha detto anche che «capì le relazioni esterne delle mafie con rappresentanti delle istituzioni». Nicaso ha, inoltre, illustrato le motivazioni alla base del premio, sottolineando come i premiati siano «esempi viventi dell’eredità di Tajani, perché ognuno di loro ha contribuito a realizzare una società migliore». Palmina Perri ha ricordato la figura di Tajani all’insegna del coraggio, «senza il quale i premiati non avrebbero potuto compiere grandi imprese».

Originaria di Cutro, ha invitato ad avere «consapevolezza delle proprie radici che meritano rispetto. Essere di Cutro non è un marchio», ha detto con riferimento alla presenza pervasiva della ‘ndrangheta che si manifesta anche in Emilia. Il professore Viesti ha sottolineato il fattore positivo dell’essere insieme in un’occasione del genere – cittadini italiani da Nord a Sud – a parlare di un personaggio importante della storia italiana: «stando insieme, si cresce insieme – ha sottolineato, “bocciando” l’autonomia differenziata – perchè è espressione di “se sto da solo, sto meglio”». «Ci sono vari tipi di accoglienza delle famiglie ucraine – ha detto l’attivista Bota, raccontando la sua esperienza – molte sono accolte nei centri d’accoglienza straordinari di sistema Tas, ma c’è anche l’accoglienza diffusa che è partita dai cittadini italiani. A Reggio Emilia, sin dai primi mesi dell’invasione russa in Ucraina, ci sono state tante famiglie che hanno accolto ucraini».

I premiati hanno poi dialogato con gli studenti delle scuole cutresi e dell’istituto nautico Ciliberto di Crotone, coordinati rispettivamente dallo scrittore Marco Ciconte e dalla professoressa Rossella Frandina.

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