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La valvola di un termosifone

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Il monitoraggio degli Ape (attestati di prestazione energetica) trasmessi in Calabria mostra che su 78mila residenze ‘certificate’ solo il 23% sarebbe già in linea con la direttiva Casa green della Ue

EDIFICI residenziali in classe energetica E entro il 2030 e in classe D entro il 2033. Lo prevede la direttiva ‘Casa Green’ da poco licenziata dal Parlamento europeo. Cosa significa? Che occorrerà adeguare le proprie abitazioni per renderle più efficienti sul piano energetico e quindi sostenibili.

In concreto – a seconda della classe energetica di partenza e della zona climatica in cui si vive – si tratterà di cambiare gli infissi, sostituire la vecchia caldaia con una a condensazione, coibentare il tetto o fare il cappotto termico per migliorare le prestazioni del proprio edificio.

Il Codacons ha calcolato che serve una spesa media tra 35mila a 60mila euro ad abitazione per adeguare l’immobile, ma sono stime da prendere con cautela perché sul calcolo incidono tante variabili e il passaggio alla categoria E (primo step) richiede meno interventi del successivo ‘upgrade’.

DIRETTIVA CASA GREEN, LA SITUAZIONE IN CALABRIA

Diciamo subito che una fotografia reale delle prestazioni energetiche degli edifici in Calabria non si può scattare. Il dato più attendibile lo ricaviamo dal monitoraggio degli Ape (attestati di prestazione energetica), che in Calabria è obbligatorio trasmettere in via telematica dal 2019. Sulla piattaforma ne sono stati caricati finora 95.590: di questi, 78.729 riguardano edifici residenziali, il resto è riferito ad edifici non residenziali. Un dato che naturalmente non comprende tutti gli immobili calabresi: l’Istat ci dice che i soli edifici residenziali in regione solo oltre 600mila.

Il monitoraggio Ape tiene conto quindi solo degli edifici per i quali i proprietari hanno richiesto il rilascio dell’attestato. Un requisito obbligatorio solo per poche circostanze, quali la costruzione di nuovi immobili, l’accesso a bonus edilizi, la vendita.

Da questo piccolo ma significativo campione ricaviamo comunque dei dati significativi. Solo il 23 per cento degli edifici residenziali ricade in una classe energetica dalla D in su. In soldoni, a loro non sarà richiesto nessun intervento. Il resto, il 77 per cento, si divide tra le classi E, F e G, con la fetta più rilevante (il 33,7 per cento circa) che ricade nell’ultima e ha quindi la peggiore performance energetica. Considerando che per molti edifici – costruiti molto in là nel tempo – l’Ape non c’è, questa percentuale è destinata a salire.

Nel grafico i risultati del censimento sugli Ape in Calabria

Va un po’ meglio se si prendono in considerazione gli edifici non residenziali. La direttiva Ue prevede tempi più stringenti rispetto alle comuni abitazioni (devono rientrare entro il 2027 in classe E ed entro il 2030 in classe D), ma si è fatto senza dubbio di più per ridurre i consumi energetici. In Calabria, degli immobili non residenziali censiti nel catasto Ape, il 33 per cento è già a norma. Le classi più energivore – la F e G – ne comprendono comunque ancora il 52,6 per cento.

La ripartizione per classe energetica degli edifici calabresi residenziali certificati con Ape

CASA GREEN, ANCE: IN CALABRIA VA ADEGUATO ALMENO IL 70% DEGLI IMMOBILI

«Almeno il 70% degli edifici in Calabria è stato realizzato prima dell’entrata in vigore della normativa completa sul risparmio energetico e sulla sicurezza sismica: su questo patrimonio bisognerà intervenire per adeguarsi», conferma Giovan Battista Perciaccante, presidente di Ance Calabria.

Sui tempi, però, è pessimista. «Se non si dilatano i termini, sarà impossibile attuare in Italia la direttiva Casa green– dice – La nostra situazione è diversa rispetto al resto dei Paesi europei». In Francia o Germania, ad esempio, la percentuale di edifici ‘fuori norma’ non raggiunge neanche il 20 per cento. Ma non è solo un problema di tempi. «Serve un sistema di aiuti e bonus – dice Perciaccante – Ma deve essere una misura strutturale di lunghissima durata. Questo garantisce le imprese che lavorano con serietà e trasparenza ed elimina fenomeni distorsivi».

I VANTAGGI DI ADEGUARE CASA

Adeguare casa comporta dei costi (anche se la direttiva prevede che gli Stati membri mettano a punto piani di sostegno), ma comporta anche dei vantaggi. Un immobile con prestazioni energetiche migliori acquista valore, consente di risparmiare in bolletta, permette di accedere a detrazioni. E aiuta l’ambiente: secondo i dati della Commissione Ue, gli edifici dell’Unione sono responsabili del 40 per cento del consumo energetico e del 36 per cento delle emissioni di gas a effetto serra.

LE SANZIONI

Nessuna per il proprietario dell’immobile che decide di non adeguare casa: il valore calerà, ma come riflesso del mercato. Non c’è nessun obbligo di adempiere pena l’impossibilità poi di vendere casa: lo stesso vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, intervenendo a Sky TG24 ha smentito questa tesi, messa in circolazione.

Le sanzioni riguardano semmai gli Stati membri, per i quali si potrà aprire una procedura di infrazione nel caso in cui non recepiscano la direttiva nella legislazione nazionale.

DIRETTIVA CASA GREEN, ITER APPENA INIZIATO

I tempi, però, sono ancora lunghi perché l’iter è appena iniziato. La direttiva, licenziata dall’europarlamento pochi giorni fa, deve passare ora dal trilogo, ovvero la fase di negoziati tra istituzioni dell’Unione Europea. Da definire c’è anche la classificazione energetica: ogni Paese ne ha una (in questo articolo si fa riferimento a quella italiana che non è detto corrisponda a quella adottata dall’Ue) e andrà individuato un criterio unico.

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