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Il voto in Calabria svela notizie importanti e apre a profonde analisi e riflessioni

Il Movimento 5Stelle si è dunque confermato primo tra i partiti in Calabria. Nelle elezioni di domenica per il nuovo Parlamento ha avuto quasi il 29,5% dei consensi (211.525 voti per il Senato), rispetto al 43,5% ottenuto nel precedente turno
elettorale del 2018, quando i voti conquistati furono 369mila e rotti.

Il secondo partito, a leggere gli stessi dati relativi al Senato, è oggi Fratelli d’Italia, che ha ottenuto il 19% (con 136.403 voti, cioè oltre centomila in più rispetto a quelli del 2018 quando, con 34.863 consensi, aveva totalizzato il 4,11%). Seguono Forza Italia (16,09%) e Pd (14,64%) per restare ai partiti che hanno ottenuto percentuali a due cifre. E questo è il quadro, anzi la cornice nella quale ciascuno può costruirsi il quadro secondo le proprie analisi e le proprie interpretazioni.

A parte la tenuta sostanziale di Forza Italia, che in Calabria ha registrato la migliore performance tra le regioni italiane, e quella del Pd, seppure a livelli minimali, per così dire, se livelli minimali sono da considerare i risultati ottenuti nel 2018, restano i risultati straordinari (per motivi forse diversi) di Movimento 5Stelle e Fratelli d’Italia.

IL VOTO IN CALABRIA, L’ANALISI SUL CASO “MELONI”

Quello del partito di Giorgia Meloni, che si avvia a diventare presidente del Consiglio con il doppio primato di essere donna e di essere di destra, oltre a essere un risultato in linea con il dato nazionale (sebbene in proporzioni minori in Calabria rispetto al dato del Paese) può essere letto sotto diversi punti di vista. Per l’ipotesi che abbia fatto presa il riferimento al taglio delle tasse? Possibile, ma non del tutto probabile, considerato che le “promesse” di Salvini su questo punto erano oggettivamente più “forti”, e la Lega in Calabria è rimasta sotto il 6%.

Voto ideologico? Mah, difficile, visto che Fratelli d’Italia ha avuto grandi risultati anche in aree della regione che vantano (o vantavano) fasti e tradizioni tutt’altro che di destra. Voto di protesta perché il partito di Meloni è stato l’unico all’opposizione del governo uscente di unità nazionale? Che cos’è il voto di protesta? La reazione alle mancate risposte che i calabresi (per restare nell’ambito della regione) attendono da tempo immemore a bisogni primari dallo Stato? Può darsi.

LA RESURREZIONE DEL MOVIMENTO CINQUESTELLE

Il Movimento 5Stelle, dato quasi per spacciato all’inizio della campagna elettorale, alle urne ha ottenuto un risultato lusinghiero. Solo perché i meridionali e i calabresi “straccioni” contano sul sostentamento del reddito di cittadinanza? Difficile crederlo, altrimenti in Italia e, per esempio, nella ricca Lombardia la Lega, stuzzicando i “ricconi” con l’ipotesi di tasse ridotte, avrebbe ottenuto ben altri successi dell’8,85% ottenuto a livello nazionale e del 13,86% in Lombardia (dove, per capirci, Fratelli d’Italia ha preso quasi il doppio).

Oltre al reddito di cittadinanza deve esserci dell’altro. Il Superbonus 110%? Capitolo spinosissimo, argomento indecifrabile perché alla fine è parso che solo Conte lo difendesse, in una bolgia di polemiche alimentate soprattutto dai riferimenti alle frodi. Che è una buona strada tracciata applicabile in molti campi, da quello della viabilità (siccome ci sono infrazioni al codice della strada, vietiamo l’uso delle automobili) a quello del sociale (siccome ci sono finti invalidi, aboliamo le indennità anche per quelli veri). Una cosa è l’insostenibilità finanziaria della misura (e questo lo decide il governo assumendosi ogni responsabilità politica), altra è negare i benefici del Superbonus perché così si va contro Conte.

Vizietto, peraltro, del dibattito italiano, secondo il “paradigma Berlusconi”: quando Berlusconi muoveva critiche dure contro la magistratura, anche nei casi in cui diceva cose assolutamente condivisibili, siccome le diceva Berlusconi allora necessitava una levata di scudi a difesa della magistratura. Con il risultato che alla fine le difficoltà e le mazzate – sia nel caso del Superbonus indebolito che della magistratura – se le prendono i cittadini.

IL MALESSERE DEI CITTADINI DA COMPRENDERE E INTERPRETARE

Sono solo due di infinite questioni della vita di tutti i giorni che nei cittadini creano malessere. Malessere a fronte di bisogni non soddisfatti (dallo Stato). Ne hanno scritto ieri su questo giornale Filippo Veltri (“Le urne e il malessere della Calabria”) e Ettore Jorio (“Perché serve un ritorno tra i banchi”), in due analisi in cui ci sono tante possibili e plausibili spiegazioni all’esito del voto in Calabria legato anche a disaffezione, malessere, appunto, bisogni di servizi essenziali non soddisfatti, e necessità per i nuovi parlamentari di riallacciare un filo diretto con la gente e i suoi problemi reali.

Malessere, già. Che prolifera in questi tempi difficili e offre una chiave di lettura da una parte sulla decisione di non recarsi alle urne (il 50% dei calabresi, anche al netto di chi vive fuori regione per lavoro o studio e che a settembre difficilmente è tornato in Calabria per votare, è un dato che non può essere archiviato in tre giorni), dall’altra di dare un voto a partiti che per il momento non vengono considerati tra quelli dei sistemi che in decenni di risposte ai cittadini ne hanno saputo dare ben poche. Nonostante l’esperienza di governo di Giuseppe Conte, verso il quale, peraltro, molti italiani hanno anche sentimenti di gratitudine per la gestione dell’emergenza Covid, all’inizio, quando ogni certezza sembrava andata in fumo e quando non erano ancora intervenuti commissari e commissarietti (questi sì figli dei “sistemi”) che non sono passati allo storia (per usare un’espressione gentile).

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