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Jole Santelli

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L’AMICO e collega Aldo Varano, dalle colonne digitali del suo giornale “Zoomsud”, mi chiama in causa per un’analisi da lui da tempo concepita, sul pendolo che in modo perfetto da vent’anni caratterizza il voto delle regionali. Una perfetta alternanza tra maggioranza e opposizione che non ha mai visto una coalizione di governo raggiungere il doppio mandato, quello in cui si raggiungono i risultati migliori dell’azione di governo. Analisi che condivido e che anche di recente ho adoperato per raccontare le transumanze vincenti della famiglia Sculco (LEGGI).

“Il Pendolo non ha bisogno di dimostrazioni” scrive Varano ponendo in fila la storia elettorale delle Regionali in Calabria e osservando che nessuno ha mai confermato il consenso di un elettorato ormai diventato mobilissimo.

Alcuni ragionamenti a latere del fenomeno meritano qualche osservazione su affinità e divergenze della vicenda.

Il pendolo si è interrotto con la tragica e immatura scomparsa di Jole Santelli che rendono oggi competitiva la prossima elezione ventura aperta ad ogni risultato.

Varano afferma: “che la Santelli, se avesse potuto svolgere il suo mandato, alla fine sarebbe stata sconfitta dal suo avversario, chiunque fosse stato; e crede che anche Oliverio, se si fosse ri-candidato, come aveva chiesto, avrebbe perduto anche se in modo molto meno imbarazzante di Callipo. Un ragionamento, questo, non connesso alle capacità e alla correttezza di chi governa – quindi, tanto meno dei miei amici Santelli e Oliverio –, ma fondato sull’assunto, dimostrato dal Pendolo, che chi governa la Regione Calabria alla fine perde, e si potrebbe aggiungere: necessariamente”.

Mi sembra troppo apodittico il ragionamento. Non ho lanterne magiche in mio possesso. Mario Oliverio era alla fine del mandato, e anch’io credo che la sua opera di governo non godesse di tanto vasto consenso da poter bissare il precedente successo e concordo anche che la campagna elettorale avrebbe visto il governatore in carica competere meglio di Pippo Callipo.

Mi permetto di nutrire dubbi su una validità del ragionamento su un’ipotetica contesa del secondo mandato per Jole Santelli. Varano qui si ammanta di pessimismo cosmico sul voto. Il presidente della Regione, Jole Santelli, ha governato troppo poco per poter comprendere se un reale mutamento avesse potuto materializzarsi nella regione tra le più depresse (non solo da un punto di vista economico ma anche psicologico) trovando un incontro con il popolo elettore.

Condivido due questioni più rilevanti poste da Varano.

La demistificazione del voto clientelare mi convince molto. Nell’alternarsi del pendolo le coalizioni al governo sono sempre state battute e molto elettorato che aveva avuto promesse non mantenute, singole e per le proprie comunità, ha punito nelle urne i governanti con un voto di protesta ancora una volta pendolare. Sostanzialmente non c’è più il clientelismo della prima Repubblica. Solo una limitata lobby che sa ben posizionarsi verso chi vince in nome dei propri affari e interessi.

Il mio parere coincide molto con l’analisi di Aldo Varano anche sulla “diceria” del voto mafioso capace di spostarsi con il pendolo vincente. In direzione ostinatamente contraria a professionisti dell’antimafia di diverse generazioni ritengo che l’unica influenza elettorale si manifesti in alcuni comuni molto piccoli per il voto municipale. Anni di inchieste della Dda hanno ormai indotto il ceto politico di mestiere ad evitare galoppini e fantini imbarazzanti.

Del voto determinante mafioso è spesso severo sostenitore il procuratore Nicola Gratteri, che prima del voto delle precedenti regionali, dichiarò a Repubblica: “la ‘Ndrangheta non ha ideologie, né destra né sinistra, punta solo sul cavallo vincente, e se si sbaglia si corregge in corso d’opera. In questi anni hanno votato per un polo o per l’altro”.

Per deduzione, nei fatti, quell’assioma deve essere stato ripensato dal nostro più celebre inquisitore, considerato che Gratteri, questa volta in un talk show, ci mise la faccia come si dice in questi casi, per testimoniare post mortem la completa estraneità di Jole Santelli da qualunque contaminazione.

Per sillogica analisi, quindi, chi aveva vinto le elezioni non aveva beneficiato di voti inquinati. In precedenza Gratteri aveva anche quotato nel venti per cento dell’elettorato la consistenza del voto ‘ndranghetista. Una cifra molto spropositata.

Un diversivo retorico, questo argomento. Che impaluda la discussione su codici etici, tribunali mediatici e pagliuzze nell’occhio che spesso diventano grandi travi.

Caro Aldo questa volta il pendolo elettorale ha smesso di oscillare in modo perfetto. Mi pare la volta buona per chiedere conto ai candidati dei reali programmi per uscire dalla derelitta condizione sociale e politica calabrese.

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