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REGGIO CALABRIA – Il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza il Documento di programmazione economica e finanziaria regionale 2013-2015. Il presidente della Giunta, Giuseppe Scopelliti, è intervenuto a conclusione del voto per rispondere ad alcune dichiarazioni rese in aula dal presidente del gruppo consiliare del Pd Sandro Principe, che nel suo intervento aveva sostenuto che il documento presentato dalla Giunta regionale «era solo una fotografia dello stato dell’arte senza alcuna impronta di carattere programmatorio», aggiungendo che «la Calabria è al penultimo posto per gli impegni di spesa comunitaria».   Rispondendo a queste affermazioni, Scopelliti ha detto che «la politica ha il dovere di essere minimamente documentata. Se il capogruppo del Pd dice che siamo penultimi nella spesa comunitaria vi invito a consultare i dati del Ministero della Coesione territoriale, dove è certificato che la Calabria ha finora impegnato il 32,4% delle risorse comunitarie contro il 25% di Puglia e Campania e il 17% della Sicilia. Non credo ci sia da aggiungere altro».

Da parte sua l’assessore regionale alla Programmazione Giacomo Mancini prima dell’intervento di Scopelliti aveva presentato il Documento di programmazione economica e finanziaria (Dpfer) per gli anni 2013–2015. «La crisi che investe anche il nostro Paese – ha affermato Mancini – sta rapidamente cambiando il quadro, ad iniziare da quello normativo, mettendo a repentaglio l’intero sistema delle autonomie legislative e territoriali. Il Governo ha già ridotto le province di numero comprimendone le funzioni e la rappresentatività. Adesso è il turno delle Regioni. Il Governo non ha soltanto previsto dei tagli sacrosanti ai costi della politica, cui la Calabria si è subito adeguata, ma ha introdotto misure che se confermate e convertite in legge porteranno allo strangolamento del sistema delle regioni. Il combinato disposto dell’obbligo di rispettare il patto di stabilità e di raggiungere il target di spesa dei fondi strutturali trasforma in un periglioso percorso ad ostacoli gli ultimi mesi di esercizio dell’anno. Nel 2010 il tetto di spesa per la Regione Calabria al netto della Sanità era di 1420 milioni di euro, nel 2011 il plafond è sceso a 1195 milioni. Quest’anno è a 1085. Il prossimo anno scenderà presumibilmente a 1006 milioni. In tre anni, la Calabria può spendere il 40% in meno. Al contrario i target di spesa dei fondi comunitari aumenteranno in maniera esponenziale ogni anno. Tutto ciò ci mette nella situazione paradossale di non poter spendere per quanto vorremmo e potremmo perdere le risorse comunitarie dalle quali passa lo sviluppo della nostra terra. Negli ultimi 24 mesi abbiamo programmato la quasi totalità della dotazione finanziaria del Por Fesr e del Por Fse. Ma la Calabria non spende le risorse europee per come vorremmo e potremmo perchè se liquidassimo i decreti che riguardano le risorse europee intaccheremmo il plafond annuale così da impedirci di pagare stipendi e salari. Anche qui qualche numero: un’annualità per la forestazione costa ai calabresi 240 milioni di euro circa, il comparto dei trasporti per la sola quota a carico delle risorse regionali 110 milioni di euro, il personale regionale 110 milioni, i mutui 176 milioni di euro, il consiglio regionale 70 milioni, e poi ci sono gli LSU e altro precariato, per i quali occorrerebbero oltre 50 milioni del comparto delle politiche sociali e delle rette per le RSA. In più dobbiamo anche fronteggiare la mancanza di liquidità nelle nostre casse. Per il trasporto settore ferro quest’anno il Governo ancora ci deve liquidare 64 milioni di euro, e non abbiamo più i trasferimenti del decreto legislativo 112, poichè il governo ci ha applicato tagli per oltre 100 milioni di euro che andavano a finanziare le imprese, le iniziative in agricoltura, le politiche sociali, lasciandoci però le funzioni e gli obblighi, come quello che dovremmo sostenere per i malati di sangue infetto che costerà circa 20 milioni, prima a carico interamente dello Stato. E la mancanza di liquidità è accentuata dalla sospensione dei pagamenti del Por. Solo qualche settimana fa abbiamo risolto la situazione del FSE i cui pagamenti erano bloccati dal 2009». 

Una situazione che potrebbe diventare «insostenibile se non si agisce immediatamente, soprattutto se si pensa che il decreto 174/2012 del Governo impone l’obbligo di tutta una serie di interventi che se non attuati porteranno la Regione a subire delle sanzioni gravissime, primo fra tutti il taglio dei trasferimenti dell’80% e infine lo scioglimento del Consiglio per grave violazione di legge. Da questa azione di strangolamento si esce tutti insieme come sistemi delle regioni, come forze politiche, come parti sociali. Ma da questo assedio dobbiamo uscire tutti insieme come Calabria. Per parte nostra abbiamo definito e realizzato un sistema di certificazioni dei pagamenti, per garantire alle aziende alcune anticipazioni di liquidità. attraverso un percorso concordato e condiviso con  gli istituti di credito sul territorio. Tali anticipazioni riguarderanno innanzitutto il settore dei trasporti e quello della forestazione». Per uscire da questo imbuto Mancini propone al Governo «di non computare nel plafond di spesa annuale messo a disposizione delle regioni tutta la spesa comunitaria, compresa cioè la quota nazionale e regionale che al momento incide sul patto. Così come avviene per la sanità. Di modo che se si spendono 160 milioni per la metro di Cosenza, per fare un esempio, quelle risorse non intaccheranno il salvadanaio che noi potremo utilizzare per la spesa corrente e per far fronte alle emergenze sociali. Attraverso l’intera nettizzazione dei fondi comunitari potremmo in tempi rapidi arrivare a spendere tutte le risorse dei POR così da costruire opportunità di sviluppo concrete e tangibili per la nostra terra». Ma per Mancini serve anche avviare le riforme per «ridurre le spese dei comparti più pesanti iniziando con il tagliare sprechi, sperperi e cattiva gestione che ancora vi si annidano. Il Governatore Scopelliti nel comparto sanità ha ridotto il deficit da oltre 250 milioni ad 80 milioni annui. Dobbiamo fare lo stesso nella forestazione, nei trasporti, nel sociale e ovunque la spesa pubblica è immotivatamente alta. Il fabbisogno determinato dalla legislazione vigente per le voci prima ricordate è molto più alto delle risorse a disposizione. Con l’obbligo del pareggio di bilancio e con le nuove regole introdotte sull’indebitamento, non è più possibile rinviare le obbligazioni agli anni successivi. Fare le riforme per ridurre la spesa ad un livello sostenibile è quindi ormai diventato improcrastinabile».

 

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