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Giuseppe Aieta, consigliere regionale Dp

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COSENZA – «Non è per me una novità leggere del nuovo cambio di casacca di Flora Sculco, collega con la quale ho condiviso per poco più di un anno la stessa appartenenza al gruppo in consiglio regionale dei Democratici e Progressisti». È quanto sostiene il consigliere regionale Giuseppe Aieta che con la Sculco fu protagonista qualche tempo fa di un’aspra polemica.

Aieta, allora capogruppo, aveva proposto, visto il congedo del consiglio regionale, di destinare i soldi per il funzionamento del gruppo in beneficenza. Non solo, ma aveva anche chiesto ai suoi due colleghi di redigere un comunicato di sostegno all’allora candidato del Pd, Nicola Irto.

Il risultato finale è stato però che Aieta è stato sfiduciato e il suo posto è stato preso dal giovane collega Billari. «Oggi che la Sculco ha ufficializzato la sua scelta di candidarsi con il centrodestra – continua Aieta – non fa altro che confermare che avevo ragione. Rimane grave il fatto che all’epoca in cui sollevai la questione di merito della futura alleanza ci fu un silenzio tombale dei colleghi di opposizione in consiglio regionale che preferirono girarsi dall’altra parte come se i cambi di casacca ormai fossero fisiologici per la politica calabrese. Sono nato nella sinistra socialista e riformista, ho rappresentato la mia comunità, la Provincia di Cosenza e il consiglio regionale della Calabria sempre nel solco della tradizione politica che mi ha formato e dove intendo consumare tutti gli anni della mia vita che Dio vorrà concedermi».

Ma evidentemente la questione non è solo politica. «Chiederò al capogruppo Billari – dice infatti Aieta – di assumere immediatamente i provvedimenti del caso e procedere ad azzerare e recidere ogni rapporto non solo politico ma anche relativo alle dinamiche del gruppo a cominciare dagli eventuali contratti di collaborazione in essere».

Vedremo cosa farà adesso il neocapogruppo. Intanto Aieta si toglie più di un sassolino dalla scarpa e conclude dicendo che «la politica potrà ritrovare credibilità solo quando saprà porre una barriera rispetto al trasversale trasformismo che di fatto condiziona da 50 anni il regionalismo calabrese».

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