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Il presidente f.f. della giunta regionale Nino Spirlì

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COSENZA – «Non c’è mai stata la volontà di chiudere tutte le scuole, non ce ne sarebbe stato motivo perché non tutto il territorio della Calabria vive le stesse ansie e le stesse preoccupazioni di alcuni territori».

Le parole sono di Spirlì. Ma sull’ordinanza di dichiarazione delle zone rosse e arancioni c’è un passaggio dove invece si parla di «stretta correlazione» tra l’aumento dei casi e «la ripresa delle attività scolastiche».

Il problema è che la situazione in Calabria sta peggiorando a vista d’occhio: i 239 nuovi casi rilevati ieri e il report del ministero della Salute su dati dell’Iss ci portano direttamente in quella che gli esperti chiamano “scenario 4” ovvero grave rischio di tenuta per il sistema sanitario. Con un indice Rt di 1.66 la Calabria ha superato il limite designato mettendoci ad un passo dal lockdown.

E nell’ordinanza regionale la cosa è chiarita meglio: «Pur in presenza di una percentuale di casi confermati sul totale dei test effettuati inferiore alla media nazionale» la regione «continua a registrare un trend in netta crescita in tutti i territori provinciali che, nel periodo 15-28 ottobre 2020 ha raggiunto un valore pari a 100,25 nuovi casi confermati per 100mila abitanti; il valore in aumento di tale variabile superiore a 60 e risulta essere quasi decuplicato rispetto al periodo di settembre e può ragionevolmente considerarsi in stretta correlazione con la ripresa delle attività scolastiche di ogni ordine e grado».

Curioso sapere invece che per il ministero degli Esteri tedesco la Calabria è una delle pochissime regioni italiane ancora “visitabili” (LEGGI).

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