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Nino Spirlì

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COSENZA – Lo scenario è sempre lo stesso quando si parla di scuola. Il presidente in auto di buon mattino a dispensare «buongiorno» ai sostenitori e qualche bacchettata a chi butta già qualche perplessità nel rocambolesco muoversi di commenti nelle dirette social. A conti fatti la situazione è delicata: a partire dal primo febbraio le scuole superiori potranno riaprire le aule fino al 75% di “capienza”. Così disposto dal governo.

Ma Spirlì rilancia e annuncia un’ordinanza che «spera» possa trovare realizzazione già dalla tarda mattinata di ieri. Cosa che invece non è successa. E sulle spine ci sono le famiglie calabresi e le scuole superiori di una intera regione. Tutti in attesa che almeno oggi si possa capire che cosa si potrà fare in Calabria, in che modo ci si potrà muovere nella giungla di un sistema scolastico già ampiamente smembrato da un anno di pandemia.

Non è neanche la prima volta che la Regione interviene all’ultimo minuto in una situazione così delicata. Secondo Spirlì l’ordinanza dovrebbe oltretutto concedere una semplice possibilità alle famiglie: fare in modo, in maniera concordata con le scuole, di decidere se optare per la didattica a distanza o quella in presenza. In pratica si è scelto di non decidere in una situazione ancora piuttosto complessa soprattutto sul fronte dei trasporti.

E poi c’è il problema puramente organizzativo: i dirigenti scolastici delle superiori di tutta la regione sono in attesa di poter inviare comunicazioni ufficiali. L’ultimo giorno utile è proprio oggi, dopodiché si andrà avanti secondo disposizioni nazionali. Eppure dal suo canale social Spirlì ha ribadito come «Il diritto allo studio è fondamentale e ci teniamo molto di più noi rispetto al ministro Azzolina che spinge l’apertura delle aule solo per giustificare l’effluvio di soldi fatti spendere in attrezzature».

«La tutela dei ragazzi – ha detto – non è un giochino tra uffici o partiti politici piuttosto che genitori del sì o del no. La dad è una esigenza però, nel rispetto di chi non la pensa in questo modo, ritengo che sia buona la proposta sulla quale stiamo lavorando. Stiamo mettendo in piedi una ordinanza con la proposta della didattica integrata: una scelta delle famiglie d’accordo con le scuole. Alcuni ragazzi lavoreranno da casa e altri in presenza». Sì, ma quando? E come? Fino a tarda serata di ieri nessuno lo sapeva.

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