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I minori ospiti a Roccella Jonica

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ROCCELLA JONICA (REGGIO CALABRIA) – Dopo l’appello e le preoccupazioni manifestate dal sindaco Vittorio Zito, ieri pomeriggio anche gli ultimi sei minori stranieri non accompagnati, dopo oltre un mese hanno lasciato la struttura di Roccella Jonica.

Dei sei migranti, due ancora risultano positivi al Covid-19. Questi ultimi sono stati presi in consegna dagli operatori della Croce Rossa per essere ricoverati in una struttura sanitaria, probabilmente di fuori regione e specializzata nel trattamento contro il coronavisrus. Gli altri quattro, invece, risultati negativi al tampone, sono stati trasferiti in un centro di accoglienza di Bocchigliero, nel cosentino. Mantenuti gli impegni da parte del Ministero dell’Interno, della Regione e della Croce Rossa, che nei giorni scorsi avevano rassicurata l’amministrazione comunale roccellese sul fatto che i minori non sarebbero rimasti senza adeguata assistenza.

Una preoccupazione che il primo cittadino di Roccella Jonica aveva più volte manifestata, considerato che il gruppo di 17 minori non accompagnati, facenti parte dello sbarco avvenuto al porto delle Grazie lo scorso 10 luglio, erano rimasti per troppo tempo in una struttura alberghiera cittadina messa a disposizione dal Comune. E per giunta, molti di loro erano risultati positivi al Covid-19.

Nella prima settimana di agosto è iniziato il trasferimento dei minori risultati costantemente negativi ai test, al fine di accelerare i tempi della quarantena obbligatoria. I primi tre sono stati trasferiti presso la Casa Annunziata di Reggio Calabria gestita dalla Comunità Papa Giovanni XXXIII, mentre altri 8 minori hanno lasciato la struttura dell’Hotel Miramare alla volta della Casa Famiglia Beato Alfonso Maria Fusco di Cetraro. I rimanenti 6 stranieri minori sono rimasti fino a ieri nella struttura del Miramare, un albergo in pieno centro cittadino, sorvegliati giorno e notte dalle Forze dell’ordine. Ad assisterli, per oltre un mese, un altro migrante di 42 anni, Mohammed Hussin Hari, detto “Momo”, che ha scelto di stare con i minori non accompagnati “curando le loro piaghe, i segni della traversata e i drammi dei loro pensieri”. Momo, dopo 36 lunghi giorni sempre chiuso nella impropria struttura di accoglienza, ha chiesto al sindaco Zito di fare la quarantena obbligatoria a casa, perché stanco. Il sindaco ha firmato la relativa ordinanza di messa in quarantena per Momo.

E così la situazione all’interno della struttura alberghiera dove erano ospitati i sei minori è diventata subito molto preoccupante. In un primo momento i sei dovevano essere imbarcati sulla nave quarantena che era arrivata al porto di Corigliano. La nave però è subito ripartita alla volta di Lampedusa. Dopo qualche giorno, ieri finalmente la conclusione di una vicenda, quando il Comune di Roccella Jonica aveva ormai dichiarato l’impossibilità a proseguire da solo, dopo avere data l’anima. “Volete sapere se siamo orgogliosi di quello che stiamo facendo – aveva chiesto ai partecipanti ad un’apposita conferenza il sindaco Vittorio Zito. No – è stata la risposta dello stesso. Perché – ha concluso – siamo un pezzo dello Stato, e lo Stato in questa vicenda ne esce molto male”.

Intanto per Momo c’è chi propone la cittadinanza onoraria di Roccella Jonica, per quanto ha fatto durante a favore dei migranti nella struttura alberghiera cittadina. Struttura che una volta sanificata verrà restituita ai proprietari. Intanto, sempre ieri pomeriggio, le unità navali della Capitaneria di Porto di Roccella Jonica hanno preso il largo per verificare alcune imbarcazioni “bersaglio”. Insomma, c’è allerta concreta per altri possibili sbarchi.

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