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La Corte di Cassazione

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REGGIO CALABRIA – La prima sezione penale della Corte di Cassazione nella tarda serata di ieri ha rigettato tutti i ricorsi rendendo così definitive le condanne all’ergastolo per Antonio Napoli e Francesco Napoli (difesi rispettivamente dagli avvocati Francesco Calabrese e Marcella Belcastro e dagli avvocati Giancarlo Pittelli e Guido Contestabile) e a 13 anni e 4 mesi di reclusione per Domenico Napoli (difeso dagli avvocati Francesco Albanese e Marcella Belcastro) per l’omicidio di Fabrizio Pioli.

In secondo grado la Corte d’assise d’appello, nell’ottobre 2015, aveva confermato i due ergastoli diminuendo la pena per il terzo imputato, che in primo grado era stato condannato a 18 anni di reclusione dalla Corte d’assise di Palmi. Anche per lui il pg Alberto Cianfarini aveva invocato in Appello il massimo della pena. In primo grado e in appello era stata assolta, invece, una quarta imputata.

Il processo scaturisce dall’omicidio di Fabrizio Pioli, avvenuto nel 2012. Il giovane elettrauto trentottenne “punito” per una relazione con la figlia di Antonio Napoli, sposata e madre di un bambino. Era stata la giovane donna a dare l’allarme per la scomparsa del giovane gioiese, che quel giorno 23 febbraio 2012 era andato a trovarla a Melicucco, in provincia di Reggio Calabria. L’auto della vittima venne ritrovata carbonizzata, il suo cadavere fu individuato solo un anno dopo.

A ricostruire i raccapriccianti dettagli dell’omicidio, all’indomani del ritrovamento dei resti dell’elettrauto, avvenuto nel marzo 2013, era stato l’allora procuratore di Palmi Giuseppe Creazzo. I Carabinieri erano riusciti a recuperare il corpo grazie alle indicazioni di Antonio Napoli, che si era costituito all’Arma di Melicucco dopo un anno di latitanza. Il corpo di Pioli era stato gettato in una fossa profonda due metri, e poi ricoperto di terra. Dopo un anno di inumazione i Carabinieri erano riusciti a identificare i resti, in attesa dell’autopsia, dalle caratteristiche antropometriche e da un brandello della giacca verde indossata dalla vittima il giorno della scomparsa.

Simona Napoli aveva denunciato il padre Antonio e il fratello Domenico dopo la scomparsa di Fabrizio, col quale la donna aveva intrapreso una relazione extraconiugale. Il padre della giovane, venuto a conoscenza della relazione “proibita”, avrebbe avuto un violento litigio con la vittima davanti agli occhi della ragazza. Un’onta che è costata la vita a Pioli, e il carcere a vita ai suoi carnefici.

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