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Nasone e Vallone con i ragazzi del Piria all’incontro con il giovane Giosuè

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REGGIO CALABRIA – Come Antonio Piccirillo il figlio di un camorrista dissociatosi dal padre ed in piazza con i manifestanti contro la piaga della sua terra. Anche in Calabria a chiedersi ed a dimostrare che “Fuori dalla ndrangheta un’altra vita è possibile?” c’è un altro giovane figlio di ndranghetisti e dissociatosi dalla sua famiglia fin da giovanissimo. Si chiama Giosuè, il ragazzo che quando aveva solo 17 anni ha scelto di allontanarsi dalla sua famiglia, fortemente legata alla mafia, e di cambiare vita. Si racconta lui stesso nel corso di una manifestazione promossa da Libera e Agape in collaborazione con il tecnico Piria di Reggio Calabria.

Si racconta in prima persona Giosuè: «Sono nato e cresciuto in una famiglia della Piana di Gioia Tauro, e trent’anni fa, quando avevo la vostra età, cominciavo a diventare un ometto, ma all’interno di un contesto che aveva scelto come stile di vita l’illegalità. – ha esordito parlando ai ragazzi – A 17 anni mi arrestarono, cosa inevitabile prima o poi in questo tipo di situazioni. Avevo davanti a me un’avviata “carriera” nell’organizzazione che avevano scelto al posto mio. Ma in carcere ho riflettuto molto su chi ero io e cosa avrei voluto dalla mia vita. Ho deciso di allontanarmi da quel modo di pensare e grazie allo Stato e ai servizi sociali ho intrapreso un percorso diverso. Me ne sono andato dalla Calabria e mi sono formato professionalmente».

Un percorso non semplice ma fortunatamente aiutato dalle associazioni ed anche da un rinnovato senso delle coscienze, da una prima primavera nella lotto contro la ndrangheta:

«È stato difficile privarmi di quella che oggi capisco essere una falsa protezione. Il vero problema è infatti affrontare i familiari – ha aggiunto – Ma si può fare e ho anche trascinato qualcuno di loro con me. Supportato dall’Agape a cui ero stato affidato, abbiamo affrontato tutto insieme. Ho rischiato. Ero diventato un nemico per alcuni. Ho temuto ritorsioni. Oggi penso che le coscienze si siano evolute E sono certo che il sapere ti possa quella sicurezza per poter capire, ragionare e scegliere. Non si può sempre avere paura». All’iniziativa, che ha avuto luogo nell’Aula Magna dell’Istituto tecnico “R. Piria” di Reggio Calabria erano presenti il questore Maurizio Vallone, e Mario Nasone, coordinatore dell’Osservatorio regionale contro la violenza sulle donne.

«Dalla ndrangheta si può uscire, – ha detto Nasone – anche se è difficile. È un problema che riguarda tutti. Da professionisti sarete chiamati anche voi a fare delle scelte, ad avere a che fare con poteri affaristici, con la mafia. Con il presidente Di Bella siamo andati in carcere a parlare ai boss di “Liberi di scegliere”. Uno di loro ha detto: Secondo voi non vogliamo bene ai nostri figli? La risposta purtroppo è legata al come gli si vuole bene. Ci sono ragazzi come Giosuè che aspettano solo di essere aiutati. Quando ha fatto 18 anni poteva scegliere se tornare in Calabria. La madre gli ha detto “Figlio, o stai con noi o stai cu u previti”. Era una famiglia in cui dire di no non era facile per niente. Eppure ce l’ha fatta: Lo stesso cambiamento lo hanno fatto poi la madre e la sorella».

«È fondamentale per chi fa un lavoro come il mio avvicinare i giovani – ha detto invece il questore Vallone – Finita la scuola penserete di andare a studiare fuori perché la città è ricoperta da una cappa di criminalità che inevitabilmente si riverbera su di voi. Tutto questo è molto triste. Bisogna fare i conti con soggetti che impediscono di lavorare tranquillamente e nella propria terra. Si tratta di un circuito malato che incide sulla vostra libertà di scelta. – ha aggiunto – Per quello abbiamo pensato di iniziare un percorso con voi, ascoltare le vostre idee e realizzarle. Ho bisogno del vostro aiuto. Un progetto che inizierà tra due settimane e avrà una durata di due anni, appena prima di terminare l’iter scolastico».

Un incontro formativo che è valso davvero più di mille lezioni.

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