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Rocco Morabito nella foto segnaletica del Ministero dell'interno dell'Uruguay

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MONTEVIDEO – Una fuga tutt’altro che rocambolesca quella del boss della ‘ndrangheta Rocco Morabito dal carcere di Montevideo avvenuta alcuni giorni fa (LEGGI LA NOTIZIA).

Il ministero dell’Interno uruguagio non ha ancora resi noti i dettagli (LEGGI DELLE DIMISSIONI DEL CAPO DELLE CARCERI DELL’URUGUAY) ma di certo si sa che i fuggitivi sono evasi sfruttando un tunnel scavato nel tetto che ha dato loro accesso ad una vicina abitazione.

A quel punto hanno minacciato la proprietaria facendosi consegnare soldi e chiavi per fuggire. Ed è grazie alla testimonianza della donna, raccolta dai giornalisti del quotidiano El Observator, che emergono maggiori dettagli.

«Dammi la chiave, dammi la chiave», avrebbe ripetuto Rocco Morabito, riferendosi alla chiave per uscire dall’appartamento.

La donna, Elida Ituarte, una pensionata uruguayana che da tre anni vive sola in calle San José, nel centro di Montevideo, in un appartamento al quinto piano di un edificio del centro della capitale contiguo alla torre di controllo del Carcere Centrale, prima di consegnare le chiavi voleva capire «come avevano fatto ad entrare e perché si trovavano lì», nel corridoio di casa sua, alle 23.30 di domenica notte.

I fuggitivi, vestiti di azzurro dalla testa ai piedi, jeans, felpa e berretto di lana, si trovavano dentro casa sua ed erano stati sorpresi dalla donna che  si era alzata dal letto dopo aver visto una luce accendersi nella sala da pranzo e li aveva incrociati nel corridoio.

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A REGGIO CALABRIA SULLA FUGA DI ROCCO MORABITO

Secondo il racconto della donna Morabito non avrebbe alzato il tono della voce ma ha ripetuto più volte che aveva bisogno della chiave dell’appartamento per poter uscire. Poi ha raccontato che erano idraulici che dovevano riparare i tubi dell’edificio, ha parlato di una figlia malata che doveva correre a vedere.

«Siamo del consorzio, siamo qui per riparare una conduttura», avrebbe detto quello che è considerato il ‘re della cocaina’ sulla piazza di Milano. Accanto a lui gli altri uomini, molto giovani, non aprivano bocca.

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In realtà dal carcere sono fuggiti in quattro, ma la donna ne ha visti solo tre e con uno solo di loro ha parlato, Rocco Morabito, che evidentemente aveva il pieno controllo dell’operazione e degli altri evasi.

La donna ha riconosciuto Morabito dalle fotografie il giorno dopo, affermando che «Era lui! ma adesso è molto più magro».

Alla fine dopo uno scambio di battute durato qualche minuto, la donna ha acconsentito a dare la chiave ai tre, che, dopo averla derubata di circa tremila pesos, si sono precipitati fuori dall’appartamento, giù per le scale e fuori dall’edificio. Seguiti pochi minuti dopo dalla pensionata, che è andata a riferire quanto le era accaduto ad un funzionario di polizia di guardia in una garitta al limite tra l’edificio dove si trova il suo appartamento e l’ingresso per le auto del carcere centrale.

In quel momento la donna non aveva ancora idea di chi fossero i tre sconosciuti, credeva di essere stata vittima di un semplice furto in casa. Verso l’una del mattino, funzionari della polizia sono andati a raccogliere la denuncia.

«Quando è sola guardi sempre negli armadi», le ha consigliato uno di loro «che voleva tranquillizzarla», stando ai racconti della pensionata.

La sua abitazione è stata poi controllata dalla scientifica per scattare fotografie della persiana forzata dai detenuti evasi dal carcere attraverso un foro, il tetto del carcere, il balcone di casa di Elida Ituarte. Poi un graduato ha raccolto la testimonianza della pensionata, i dettagli della vicenda dall’arrivo alla fuga con i tremila pesos circa che la donna teneva in casa. 

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