X
<
>

Giovanni Bombardieri

Condividi:
3 minuti per la lettura

REGGIO CALABRIA – Il Csm, attraverso l’Avvocatura dello Stato, ha presentato ricorso per la revocazione della sentenza con cui il Consiglio di Stato, a fine gennaio scorso, ha annullato la nomina di Giovanni Bombardieri a procuratore capo di Reggio Calabria.

Il ricorso è stato inoltrato allo stesso Consiglio di Stato, che, adesso, sulla base delle osservazioni evidenziate nell’istanza, dovrà decidere se rivedere o meno la summenzionata propria sentenza. La procedura intrapresa dal Consiglio Superiore della Magistratura è piuttosto rara e non ha molti precedenti.

E per essere intrapresa devono sussistere tre requisiti base, come da orientamento della giurisprudenza amministrativa. «Nel processo amministrativo – come recita una recente pronuncia del Cds – il rimedio della revocazione ha natura straordinaria e l’errore di fatto deve rispondere a tre requisiti: a) derivare da una pura e semplice errata od omessa percezione del contenuto meramente materiale degli atti del giudizio, la quale abbia indotto l’organo giudicante a decidere sulla base di un falso presupposto fattuale, ritenendo così un fatto documentale escluso, ovvero inesistente un fatto documentale provato; b) attenere ad un punto non controverso e sul quale la decisione non abbia espressamente motivato; c) essere stato un elemento decisivo della decisione da revocare, necessitando perciò di un rapporto di causalità tra l’erronea presupposizione e la pronuncia stessa».

«Inoltre, l’errore deve apparire con immediatezza ed essere di semplice rilevabilità, senza necessità di argomentazioni induttive o indagini ermeneutiche».

Il “caso Bombardieri” era passato alla ribalta delle cronache regionali e nazionali per via di un passo della sentenza con cui i supremi giudici amministrativi annullavano per la seconda volta la nomina dell’attuale procuratore reggino, scelto dal Csm nel 2018.

Passo che riproponiamo di seguito: «Per superare la carenza documentale la delibera (del Consiglio Superiore, ndc), attribuisce allo stesso (Giovanni Bombardieri, ndc) un’esperienza in tutti gli uffici in cui lo stesso ha prestato servizio nell’ultimo ventennio… supponendola erroneamente in uffici di Procura in cui non è mai stato assegnato, nemmeno in applicazione (Reggio Calabria) o a quella in cui ha ricoperto l’incarico di aggiunto (Catanzaro) in un gruppo che, peraltro, si occupava di reati di criminalità comune».

Tale ultima conclusione, riportata dalla stampa, è stata immediatamente censurata da diversi magistrati calabresi, da testimoni di giustizia e familiari di vittime della ‘ndrangheta, che hanno potuto personalmente constatare l’attività di Bombardieri, portata avanti nei sei anni in cui (2012-2018) ha ricoperto la funzione di procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, coordinando numerose inchieste antimafia e non solo di criminalità comune. Significative, su tutte, le dichiarazioni dell’attuale procuratore di Salerno, Giuseppe Borrelli, già procuratore aggiunto di Catanzaro e di Antonella Pagliuso, sorella dell’avvocato Francesco Pagliuso freddato da una cosca, a Lamezia, nell’agosto del 2016.

«Prima di questa sentenza del Consiglio di Stato – aveva ironicamente dichiarato il procuratore Borrelli – ero convinto di aver coordinato la Dda di Catanzaro, assieme al collega Bombardieri. Evidentemente ho la memoria offuscata». Molto forte pure l’affermazione dell’avvocatessa Pagliuso: «Se a Catanzaro il procuratore Bombardieri non si è occupato di mafia, allora io, quando hanno ammazzato mio fratello, ho visto un fantasma». Il procuratore Bombardieri, nei giorni scorsi, aveva pure prodotto una memoria al Csm, chiedendo di essere sentito, proprio in merito alla contestata sentenza del Cds. I giudici amministrativi, si ricorda, avevano annullato la nomina di Bombardieri alla guida della Dda reggina, accogliendo il ricorso del sostituto Pg di Cassazione, Raffaele Seccia, nel 2018, concorrente nel concorso per l’individuazione del procuratore di Reggio Calabria. Il Consiglio di Stato aveva stabilito una nuova comparazione dei curricula dei due magistrati in concorso, fissando dei paletti. Vedremo ora se il massimo organo della giustizia amministrativa, valutando il ricorso stilato dall’Avvocatura dello Stato per conto del Csm, ritornerà sui suoi passi.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE