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Gianmarco insieme al papà

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SCILLA – «Ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato». No, non c’è un vitello da uccidere per festeggiare, come nella parabola del Figliol Prodigo; ma non esiste peggiore angoscia di quella che si prova per un figlio che non si trova, e non c’è gioia più bella, più grande, di quando una storia che può prendere una piega drammatica, termina a lieto fine.

Angoscia che Giovanni e Lidia, due genitori di Scilla, hanno provato per tutto il pomeriggio odierno. Gianmarco ha dodici anni, frequenta la seconda media: il più classico dei ragazzini modello, casa e scuola, nove e dieci in pagella. La notizia arriva nel primo pomeriggio e, come di consueto, si diffonde attraverso il tam tam dei social: Gianmarco «non si vede da un paio d’ore, se qualcuno ha notizie» contatti il numero di telefono allegato, è il messaggio che viene diffuso intorno alle 15:00 dai parenti e, via via, dagli scillesi.

È la slavina di una valanga di solidarietà che travolge la cittadinanza del piccolo (e rinomato) centro balneare della Costa Viola: gli scillesi avviano una ricerca via per via, vicolo per vicolo, anfratto per anfratto di quello che è uno dei centri più caratteristici della costa calabrese e che, per una giornata, ha rischiato di diventare teatro di un dramma.

Le ricerche proseguono senza sosta per tutto il pomeriggio con i Carabinieri in testa, l’ora inizia a farsi tarda, il buio inizia a calare. E l’angoscia sale. Sui social inizia a circolare qualche segnalazione: Gianmarco è a Villa San Giovanni, oppure no, non si è mosso da Scilla.

Una squadra di trekkers si organizza per avviare le ricerche anche nei sentieri collinari della zona: «Erano circa le otto meno venti – racconta Giovanni Luca Bellantoni, dell’Associazione Magna Graecia Outdoor – e stavamo per partire verso il sentiero. Poi, è arrivata la chiamata di non partire. Non ce n’era più bisogno, per fortuna».

L’abbraccio tra Gianmarco e il padre

Gianmarco è emozionato, inizia a piangere. Papà lo abbraccia forte, come forse non l’ha mai abbracciato prima. Era seduto vicino alla fontana del Canalello, “U’ Canaleddu”, per gli abitanti della zona, in un sentiero che collega la zona alta della Piazza San Rocco a Marina Grande, in basso.

Gianmarco è emozionato, non si aspettava così tanto affetto, non si aspettava così tanta gente per lui, preoccupata per lui. Pare che, secondo una prima, sommaria, ricostruzione, Gianmarco si sia risentito perché nessuno, stamattina, l’ha chiamato per andare a scuola; Gianmarco si arrabbia, aspetta quasi l’ora di pranzo e poi esce di casa, senza portarsi dietro il cellulare. Un pomeriggio in giro per il paese del basso Tirreno reggino, e poi, il ritrovamento; qualcuno dal “Canaleddu” era già passato e lui lì non c’era.

Poi, stanco, si è fermato lì. Per fortuna si è fermato lì. E per fortuna lì l’hanno trovato, sano e salvo, riversandogli addosso l’affetto e il sollievo per una storia a lieto fine. Giusto in tempo per la cena e per andare a letto presto. Domani c’è scuola.

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