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Alessandro Giordano

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La storia, che sembra irreale ed inverosimile ma è tutta verificata step by step, di un giovane disabile, Alessandro Giordano, reggino 36 anni, che una casa ce l’aveva ma che gli è stata sottratta più volte


REGGIO CALABRIA – In ben 32.062, ma i numeri sono in aumento, su Change.org (LINK: Change.org/DiCasaSiMuore) sostengono la sua petizione e la sua battaglia per ottenere un alloggio, che non è “semplicemente” una casa, ma è anche diritto alla salute ed alla vita.

LA PETIZIONE PER ALESSANDRO


Una storia incredibile e paradossale che diventerà il racconto della settimana di trasmissioni tv come “Fuori dal coro” di Rete 4 e de “le Iene” su Italia 1. È la storia, che sembra irreale ed inverosimile ma è tutta verificata step by step, di Alessandro Giordano, reggino 36 anni, che una casa ce l’aveva ma che gli è stata sottratta più volte mente si sottoponeva a delle cure salvavita, tra cui un trapianto di rene a Milano.

LA STORIA DI ALESSANDRO, DISABILE A CUI HANNO TOLTO LA CASA


Ma riavvolgiamo il nastro del tempo e della storia di Alessandro che quando aveva otto anni è stato portato, in fin di vita, tutto giallo e con lancinanti dolori di testa, al Gom di Reggio Calabria.

LA DIAGNOSI

Gli fu diagnosticata la sindrome emolitico uremica, una malattia genetica rara che lo ha costretto a 16 anni di dialisi, ad un tumore osseo trattato a Ferrara nel 2008, ad un trapianto di rene nel 2014 a Milano.
Essendo titolare di una certificazione di disabilità (legge 104), fin da minorenne Alessandro Giordano è stato destinatario di un alloggio popolare Aterp nel cuore del quartiere più degradato della città, ad Arghillà.

IL CALVARIO


Nessun happy end però perché anche ad Alessandro, nonostante il calvario sanitario che vive, non è stato risparmiato l’atto predatorio per eccellenza che vivono i cittadini di questi alloggi.

Anzi è stato proprio a causa delle cure che lo costringevano fuori casa che Alessandro si ritrova letteralmente depredata la sua abitazione e successivamente occupata da altri inquilini che cambiano persino la serratura.

Una immagine dalla casa in affitto dove vive il giovane disabile destinatario di un alloggio

IL RACCONTO DI ALESSANDRO


È lo stesso Alessandro che lo racconta: «Nel 2006 mi viene assegnata regolarmente una casa popolare ad Arghillà, quartiere popolare di Reggio Calabria – spiega – Nel 2008 devo allontanarmi dalla città per un intervento salvavita ma al mio ritorno la mia casa è stata completamente occupata e distrutta: mobili rubati, danni strutturali, ambienti devastati.

Si sono portati via anche i sanitari e persino le viti di rame di tutti i manufatti. Un’occupazione abusiva che si è consumata nel totale silenzio delle istituzioni».

LE SOLLECITAZIONI ALLE ISTITUZIONI


«Ho provato a sollecitare in tutti i modi le istituzioni: denunce, PEC, richieste di assegnazione alternativa. Nulla. Nessuno mi ascolta. Nessuno si assume le proprie responsabilità» afferma sconsolato il giovane disabile.
Ma c’è di più perché “oltre il danno si aggiunge la beffa: mi viene fatto intendere da personale dell’Aterp che per “ottenere” un’altra casa, avrei dovuto pagare dai 20.000 ai 25.000 euro, questo in cambio di un diritto che mi spetta. Senza prove, non potevo denunciare – spiega Alessandro – ma oggi, dopo anni, quella verità è uscita fuori (sono in corso alcuni processi, ndr). Alcuni di quei nomi sono infatti riemersi nelle inchieste giornalistiche sugli abusi dell’Aterp di Reggio. E poi indagati».


L’amara realtà per Alessandro oggi è un alloggio malsano e malmesso di cui paga l’affitto non potendo assolutamente godere di quello che è un suo sacrosanto diritto.

L’AMARA REALTÀ DEL DISABILE


«Oggi a 35 anni (36 a giugno) vivo in affitto (con mamma padre e sorella), in un’abitazione certificata dall’ASP in via Gebbione come non idonea alla salute: muffa ovunque, funghi, infiltrazioni d’acqua, umidità costante. Per un immunosoppresso come me – aggiunge – questo è un ambiente altamente pericoloso».
Questa la situazione nella quale è costretto a vivere Alessandro, che denuncia di aver dovuto subire “più ricoveri da 12 giorni l’uno, per infezioni respiratorie gravissime trattate con antibiotici endovena”.
Una situazione sanitaria devastante subita proprio a causa dell’odierno alloggio di cui paga regolarmente l’affitto.

Una immagine dalla casa in affitto dove vive il giovane disabile destinatario di un alloggio

«LA MIA VITA APPESA AD UN EQUILIBRIO PRECARIO»


«La mia vita – ha detto – è costantemente appesa a un equilibrio precario: ogni infezione può compromettere il mio rene, ogni batterio può diventare un nemico. Quest’abitazione ha condizioni che mettono in pericolo la mia vita quotidianamente. Ma nonostante tutto questo, non posso trasferirmi, perché ogni tre mesi devo viaggiare per controlli clinici specialistici e ogni biglietto aereo costa centinaia di euro».

LA STRADA DELLA PETIZIONE

L’unica strada è dunque quella della petizione, pubblica e trasparente, per chiedere che il Comune di Reggio Calabria e l’Aterp gli assegnino subito «un alloggio idoneo alla mia salute, che venga accertata la responsabilità delle omissioni, che questa situazione venga risolta pubblicamente, non con accordi a voce o favoritismi.

Questa petizione non è solo per me. È per chi, come me, è malato e non ha voce. Per chi – conclude – viene ignorato anche quando porta prove e documenti. Per chi chiede solo un tetto sicuro e il diritto a respirare».

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