X
<
>

Rocco Femia

Condividi:
2 minuti per la lettura

LOCRI (REGGIO CALABRIA) – Dieci anni di processi. Milleottocentotrenta giorni rinchiuso in carcere. Quattro sentenze. Un solo finale: l’assoluzione di Rocco Femia, ex sindaco di Marina di Gioiosa Ionica, è definitiva. Il politico non era un mafioso al servizio di alcun clan.

Concorda adesso anche la Procura antimafia di Reggio Calabria che non ha impugnato l’ultima sentenza della Corte d’Appello, quella che ha assolto Femia dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, rendendola così definitiva. Era la notte dell’11 maggio 2011, quando proprio la Dda reggina fece arrestare Femia e mezzo consiglio comunale di Marina di Gioiosa Ionica nell’ambito dell’operazione “Circolo Formato”.

«Finalmente – scandisce Femia – è arrivata l’ufficialità della mia “definitiva ” assoluzione» scrive Rocco Femia su Facebook. L’ex sindaco che negli ultimi dieci anni ha sopportato sulla sua pelle il peso dell’ingiusta giustizia è felice. «Ringrazio – dice – tutti i legali che mi hanno seguito in tutti questi anni, gli avvocati Scarfò, Macri, Furfaro, Minniti, Martino e Coppi», ringrazia anche la comunità di Marina di Gioiosa Ionica e «infinitamente la mia meravigliosa famiglia».

Un calvario giudiziario il suo, che si conclude con la giustizia ed è questo risultato che Femia dedica alla «madre, venuta a mancare mentre ero “sequestrato” in carcere». Una storia giudiziaria travagliata, dopo l’arresto Femia venne condannato a dieci anni di reclusione sia in primo grado e sia in appello, «era partecipe consapevole alle dinamiche della cosca» scrivevano i giudici.

Poi, nel 2018, la Cassazione ha escluso l’affiliazione di Femia con il clan dei Mazzaferro rimandando così gli atti alla Corte d’Appello e chiedendo ai giudici di valutare se l’ex sindaco fosse quantomeno un concorrente esterno alla ‘ndrangheta.

La sentenza è un’assoluzione e nelle motivazioni per spiegare l’innocenza di Femia, i togati hanno messo in evidenza «una serie di attività dell’amministrazione guidata dal sindaco Femia Rocco, finalizzate a contrastare il fenomeno mafioso ed improntate al rispetto della legge». Ed anzi «a ben vedere – scrivevano nelle motivazioni i giudici della Corte d’Appello – trattasi di un quadro probatorio del tutto privo di significatività ai fini del giudizio di colpevolezza dell’imputato per una contestazione di estrema gravità, quale quella di concorso esterno in associazione per delinquere di stampo mafioso».

La procura di Reggio Calabria a questa sentenza non si è appellata e per Femia e la sua famiglia è finito l’incubo durato dieci anni.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE