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L'attentato in cui perse la vita Giovanni Falcone

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Lenzuola bianche al Consiglio regionale della Calabria, come in quelli di tutt’Italia, a 29 anni dal giorno di Capaci, la strage che cambiò il pensiero comune di una nazione.

Manifestazioni diffuse dappertutto, ovunque in Calabria, per non dimenticare e riflettere.

Circa trent’anni fa, il 9 agosto 1991, in campo Piale di Villa San Giovanni, mentre torna dal mare verso casa, due killer su una moto uccidono il sostituto procuratore generale della Cassazione, Antonino Scopelliti, 56 anni, in vacanza a Campo Calabro, suo paese di origine.

Due persone giunte da lontano, quella sera del 9 agosto, hanno già compreso molto. Camminano insieme a Campo Calabro. Gianni De Gennaro è calabrese di nascita. Lo chiamano Dick Tracy per le sue frequentazioni americane. È il capo della Polizia.

De Gennaro ritiene che Cosa Nostra cerchi ancora di condizionare l’esito del maxiprocesso. I corleonesi, per far ammazzare il magistrato, si sono presi la difficile briga di essere pacieri nella carneficina tra i De Stefano e gli Imerti-Condello di Reggio Calabria. E’ la stessa tesi di un suo amico. Si chiama Giovanni Falcone. Da febbraio è al ministero di Grazia e Giustizia alla direzione degli affari penali. Non è più un magistrato “regolare”. Forse si sente pure in imbarazzo a condizionare i colleghi del luogo. Era anche un conoscente personale del giudice Scopelliti.

Elabora le sue idee. Il 17 agosto le affida a “La Stampa”, il giornale cui collabora.

L’attacco del pezzo è una sorta di fucilata per far riflettere sullo stato delle cose italiane:

 “L’ultimo delitto eccellente- l’uccisione di Antonino Scopelliti- è stato realizzato, come da copione, nella torrida estate meridionale cosicché, distratti dalle incombenti ferie di Ferragosto e dalla concomitanza di altri gravi eventi, quasi non vi abbiamo fatto caso”.

Infatti quel 17 agosto gli italiani al mare leggono gli editoriali sul referendum promosso da Mario Segni che vuol introdurre la preferenza unica. Gli sportivi si chiedono se la Sampdoria di Vialli ripeterà i suoi exploit, le cronache estere guardano con preoccupazione verso la Mosca della Perestroika. L’omicidio Scopelliti è già sparito dalle prime pagine. Falcone con il suo articolo ha racchiuso il contesto del delitto.

Mi hanno sempre colpito queste parole scritte da Falcone in quell’articolo per il delitto del giudice Scopelliti: “Si spera che l’ultimo infame assassinio faccia comprendere quanto grande sia la pericolosità criminale dell’organizzazione mafiosa e che se ne traggano le conseguenze. Al riguardo, nel rilevare che attualmente è tutto un fiorire di ricette per battere la criminalità organizzata, ci si permette di suggerire che, ferma l’opportunità di scegliere modelli organizzativi adeguati, è giunto ormai il tempo verificare sul campo la bontà degli stessi e, nel concreto l’effettivo impegno antimafia del governo”.

Duecentottantasette giorni dopo un pezzo di autostrada saltava in aria a Capaci. 

Oggi ricordiamo i morti di quella strage. Ad agosto ricorderemo i trent’anni della morte del giudice Antonino Scopelliti.

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