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L'università Mediterranea di Reggio Calabria

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REGGIO CALABRIA – L’Ateneo reggino a furor di popolo ha scelto Giuseppe Zimbalatti nuovo rettore per il sestennato 2022/2028. Ma il caso Mediterranea, dopo la bufera dell’inchiesta “Magnifica”, approda in Parlamento.

Attraverso due distinte interrogazioni a risposta scritta indirizzate al ministro dell’Università Maria Cristina Messa, i deputati Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana) e Federica Dieni (M5S) chiedono di sapere quali misure il titolare del dicastero intenda assumere per rivedere il meccanismo, giudicato poco democratico, regolato dallo statuto d’ateneo per l’elezione del rettore e per modificare la legge n. 240 del 2010 al fine di superare «le antinomie e le aporie esistenti» circa un eccesso di discrezionalità riconosciuto in capo al rettore.

Con la cd. Legge Gelmini, infatti, il potere disciplinare del rettore verso docenti e ricercatori è aumentato, nella stessa misura in cui si è sensibilmente ridotta la soggezione disciplinare del medesimo per illeciti e violazioni dei codici di comportamento da lui commessi.

Dieni ripercorre le principali tappe dell’inchiesta della procura di Reggio. Dalle carte emerge una vera e propria associazione per delinquere sviluppatasi tra il 2014-2020 finalizzata alla commissione di delitti contro la pubblica amministrazione, tra cui concussione, corruzione, abuso d’ufficio, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, peculato e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. I due ex rettori sono sottoposti a misura cautelare del divieto temporaneo all’esercizio del pubblico ufficio; oltre a 52 indagati, è stata emessa ordinanza di applicazione di misura cautelare personale interdittiva nei confronti di sei professori ordinari e due dipendenti dell’area amministrativa dell’ateneo.

Per la parlamentare reggina «quanto descritto denota una mancanza di senso delle istituzioni e rispetto nei confronti degli studenti, aspetti che emergono dallo statuto dell’università e che si palesano in occasione di due appuntamenti centrali per ogni ateneo, l’elezione del rettore e la costituzione del Senato accademico; nel primo caso – il nuovo rettore è stato eletto il 18 luglio – l’articolo 17, comma 5 dello Statuto stabilisce che egli sia votato da tutte le componenti accademiche, ma solo professori e ricercatori a tempo indeterminato hanno un voto pieno, gli altri ponderato (articolo 17, comma 6); ai sensi del comma 8 del suddetto articolo 17 “fino alla terza votazione di ballottaggio, il rettore deve avere più del 50% dei voti dei professori e ricercatori votanti […]” quindi personale tecnico-amministrativo e studenti entrano in gioco solo dalla quarta votazione di ballottaggio, rendendo così superfluo il loro voto, mentre un potere quasi assoluto è attribuito ai docenti e ricercatori, le principali categorie coinvolte nell’inchiesta; nel caso della costituzione del Senato accademico, l’articolo 19, comma 6 stabilisce che “alle deliberazioni relative alle chiamate dei docenti o implicanti valutazioni sull’attività scientifica non partecipano le rappresentanze degli studenti (lettera c, comma 1) e del personale tecnico-amministrativo (lettera d, comma 1)”; il ministero dell’Università e della ricerca ha fatto ricorso contro questo comma e nel 2012 il Tar di Reggio Calabria ha dichiarato illegittima la disposizione stabilita dallo stesso che esclude dal voto le rappresentanze sopraindicate». La Dieni auspica, pertanto, un intervento del Mur «in nome della buona amministrazione» al fine di «consentire di assecondare e attualizzare quell’esigenza di moralizzazione degli atenei anche in conformità con il Piano nazionale anticorruzione».

Sul carattere discriminatorio del sistema di elezione del rettore torna anche Fratoianni, che nella interrogazione, fa sue le svariate denunce delle organizzazioni sindacali d’ateneo («risulta contorto e antidemocratico perché discrimina studenti e personale tecnico amministrativo e bibliotecario, il cui voto non può mai risultare determinante per la scelta del rettore; tale astruso meccanismo di voto, più volte contestato da studenti e personale tecnico amministrativo e bibliotecario, rende ininfluente il peso elettorale di queste componenti e di fatto il rettore viene eletto esclusivamente con i voti dei docenti e ricercatori»).

A Fratoianni, che interpreta l’orientamento più volte espresso da studenti e dipendenti della Mediterranea, «una modifica normativa che fissi dei criteri per l’elezione del rettore che rafforzino il peso elettorale di studenti e dipendenti appare necessaria per evitare, come nel caso dell’università di Reggio Calabria, vengano previsti meccanismi elettorali che tendano a marginalizzare il voto di intere componenti di cui si compone l’università; un rettore autoreferenziale, espressione diretta di una soltanto delle componenti della comunità universitaria, può rappresentare un vulnus nella vita democratica all’interno delle università». Anche il leader di Sinistra Italiana stigmatizza l’inchiesta della Guardia di Finanza che ha coinvolto i massimi vertici della Mediterranea «e ha scoperchiato un sistema fatto da una molteplicità di fatti illeciti consumati in ogni ambito della gestione dell’ateneo: dal reclutamento del personale docente, all’accesso ai dottorati di ricerca, dal conferimento degli assegni di ricerca, agli appalti e alla gestione finanziaria».

Per Fratoianni «la suddetta inchiesta purtroppo non rappresenta un caso isolato nel panorama universitario», anzi «occorrono iniziative urgenti, anche di carattere normativo, adeguate alla gravità della situazione e volte a riconsiderare l’intero sistema universitario italiano a partire dalla sua governance». Da qui la richiesta di iniziative normative «affinché vengano previsti uniformi criteri per l’elezione del rettore nelle università, che rafforzino il peso elettorale delle componenti studentesche e del ptab, così che le stesse possano esercitare un maggior potere, anche di controllo e verifica, nell’interesse generale di una gestione più trasparente e collegiale delle università, evitando così che possano esistere realtà, come quella dell’ateneo di Reggio Calabria, dove studenti e personale vengono marginalizzati nella scelta del rettore attraverso quelli che appaiono all’interrogante astrusi sistemi elettorali».

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