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Pasquale Brancatisano "Malerba"

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REGGIO CALABRIA – «E’ una festa importante, è un giorno storico per l’Italia, ha reso l’Italia libera e democratica e le ha donato pace, libertà, cultura, benessere e diritti dell’uomo». Commenta così da Samo, piccolo centro in provincia di Reggio Calabria, la festa della Liberazione il partigiano 98enne Pasquale Brancatisano, nome di battaglia “Malerba”, contattato dall’AGI.

E’ il partigiano che lo scorso primo aprile ha ricevuto la telefonata del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, il quale lo ha voluto ringraziare per le parole di stima per il Presidente della Repubblica espresse dall’anziano ex combattente in un video arrivato, inaspettatamente, fino al Quirinale.

Adesso l’ultima “battaglia” di Brancatisano è che nelle Langhe, in Piemonte, dove ha combattuto, sia edificato un monumento in ricordo della Resistenza: «Ero nelle Langhe, le conosco punta per punta, le abbiamo girate diverse volte. Mi piacerebbe che facessero un monumento per le nuove generazioni, che sappiano chi erano i partigiani e cosa hanno fatto per l’Italia». 

L’IMMAGINE SIMBOLO: MATTARELLA SOLO ALL’ALTARE DELLA PATRIA

Al Nord c’è un compagno ancora vivo, il comandante della brigata Garibaldi, Lorenzo Fenoglio di 97 anni. I due si sono ritrovati e grazie ai familiari nelle prossime ore saranno messi in contatto telefonico.

Tanti i ricordi da condividere, tra cui il 25 aprile  e il primo maggio del 1945, ancora bene impressi nella memoria di Brancatisano: «La prima domenica di maggio del 1945 in corso centrale a Torino sfilammo centomila uomini e i cittadini gettavano fiori e battevano le mani e gridando ad alta voce “viva i partigiani” e “viva l’Italia libera”».

La “partigiana” Lorenza

Lorenza Rozzi è una storia esemplare sotto tanti aspetti: bambina ai tempi delle rappresaglie naziste, figlia e nipote di partigiani dell’Emilia Romagna, oggi, ormai ultraottantenne, è una splendida signora che vive a Catanzaro dove si è fermata negli anni ’60 dopo intense esperienze in mezza Europa.

«Ho ricordi davvero dolorosi – racconta all’AGI – che ancora mi tormentano perché non vanno via, proprio non vanno via». Del resto, Lorenza Rozzi – figlia di un partigiano e nipote di partigiani, tra cui zia Regina, «nobile e contadine, coraggiosissima, era staffetta oltre le linee delle montagne» – la guerra, quella vera, l’ha vista e vissuta in prima persona.

Riannoda il filo dei ricordi, ritornando a quand’era bambina: «Quando vedevamo i tedeschi arrivare – rammenta – ci mettevamo sotto il tavolo insieme a una mia amichetta e a mia madre che pregava, e noi che pregavamo con lei».

Lorenza racconta ancora: «Anche a noi bambini i tedeschi ci mettevano contro un muro con le mani dietro la testa, ricordo una sparatoria con i miei parenti che scappavano e alla fine della sparatoria il corteo dei tedeschi con i prigionieri, di alcuni non ho mai saputo la sorte. E mi ricordo anche di un’altra mia zia, zia Gina, moglie di un fratello di mia madre, che le voleva un gran bene: proveniva da una famiglia di fascisti, a un certo punto iniziò a chiedere a mia madre notizie dei suoi fratelli partigiani e mia madre sospettava fosse una spia: alla fine la zia venne uccisa dai partigiani, e mio zio non ha mai perdonato i partigiani».

Santelli e il valore della libertà

Anche la presidente della Regione Calabria, Jole Santelli, ha voluto celebrare il 25 aprile: «Oggi è la festa della Liberazione, una festa di libertà e democrazia. Questi mesi, segnati da pesanti restrizioni delle libertà personali per ragioni sanitarie, ci hanno aiutato a capire meglio il significato profondo della libertà».

«Quella stessa libertà – aggiunge – che molte generazioni danno per scontata. Un giorno che ci riporta a un momento difficile della nostra storia, ma anche un momento utile a farci capire che l’Italia, orgogliosa delle proprie radici, quando ritrova il senso di comunità trova la capacità di rialzare la testa e ritrovando la propria identità trova in se stessa nuova forza per combattere a favore del proprio futuro. Un giorno che deve raccontarci il valore fondante dell’Unità. Politicamente diversi, con marcate identità regionali, dinamiche sociali ed economiche differenti – conclude la governatrice – ma uniti intorno ai nostri straordinari colori italiani, perché in un momento così difficile abbiamo riscoperto, tutti, il valore dello stare insieme, dell’essere Stato. Un augurio a tutti i calabresi e a tutti gli italiani».

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