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Swamy Rotolo in una immagine tratta dal film

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Nel momento più emozionante della serata dei David, quando la giovanissima gioiese Swamy Rotolo è stata proclamata vincitrice della statuetta come migliore attrice (LEGGI), abbiamo visto l’incontenibile felicità della diciassettenne e i suoi familiari, tra cui il papà Claudio, che dalla diretta Rai si vede correre verso di lei travolgendola in un abbraccio.

Mentre la raggiungiamo telefonicamente sul treno che la riporta a casa, Swamy ci racconta un divertente retroscena di quegli attimi adrenalinici: «Mio padre era andato un attimo in bagno e quando ha sentito che stavano annunciando il mio nome si è fatto una volata per tutto il corridoio della sala per raggiungermi».

Anche lui, come la mamma Carmela e le sorelle di Swamy, Grecia e Giorgia, ha fatto parte del cast del film “A Chiara” di Jonas Carpignano, già premiato al festival di Cannes e ieri sera orgoglioso della sua attrice, figlia di un territorio difficile e artisticamente prezioso per il regista, che ha dedicato a Gioia Tauro una trilogia, di cui questo lavoro è l’ideale epilogo.

A Carpignano, con la voce tremula delle lacrime di commozione, Swamy ha rivolto un ringraziamento per averla scelta e fatta letteralmente innamorare del cinema.

«Fratello», lo ha definito la giovane attrice, per la quale in questo percorso è fondamentale il sostegno della sua famiglia, direttamente coinvolta nel progetto (anche la cugina Giuseppina Rotolo era candidata al David per le acconciature del film).

Attesa alla stazione di Gioia dal sindaco Aldo Alessio e un nutrito fan club di amici e concittadini, le è arrivata voce della festa di accoglienza a sorpresa (nel turbinio di telefonate di queste ore è stato impossibile mantenere il segreto) nel suo quartiere piano delle fosse.

Come anteprima di un prossimo evento ufficiale già annunciato per celebrare l’attrice, nel borgo storico è stato allestito un piccolo buffet con prodotti tipici ma anche le classiche patatine da aperitivo e fast food che per i ragazzi di quell’età sono marchio di fabbrica.

«Conoscendo i miei amici – scherza Swamy – già immagino cosa stanno organizzando e quello che succederà stasera».

La tua esistenza è quella di una ragazza dei Duemila, nella quale irrompe il cinema, uno scintillante fulmine di celluloide tra i compagni di scuola e gli insegnanti del tecnico “Severi”, gli amici, il fidanzato, la famiglia. Che reazioni hai percepito attorno a te dopo il film “A Chiara” e adesso con il tuo personale successo del David?

«Ho la grande fortuna di avere amiche fantastiche, che sin dall’inizio mi sono state vicine e mi hanno supportato in questa avventura. E ovviamente la mia famiglia è stata sempre dalla mia parte, credono in me e nella mia decisione di studiare fuori dopo il diploma, che prenderò quest’anno. Il mio ragazzo è più felice di me, ieri ha fatto un video della mia vittoria, era pazzo di gioia. Ci tiene tantissimo e vuole aiutarmi a portare avanti il mio sogno. Mi sento fortunata per tutto questo amore»

A contenderti il David c’erano attrici molto note, e anche una tua coetanea, Aurora Giovinazzo, che ha perso il record di più giovane vincitrice della statuetta, andato a te. Hai conosciuto qualcuna di loro a Roma?

«Questa esperienza mi ha lasciato un mix di emozioni indescrivibile. Ancora non riesco a credere che sia accaduto davvero, non avrei mai pensato di arrivare al Quirinale, sentire le parole del presidente Mattarella e incontrare professionisti del cinema. Le altre attrici, ad esempio Miriam Leone, sono state molto gentili e alla mano, le considero persone meravigliose… è stato tutto bellissimo, devo ancora riprendermi».

“A Chiara” è un film sul riscatto e la ribellione alla ‘ndrangheta, un tema che, riletto con stile contemporaneo e lontano dagli stereotipi, affiora da molte opere cinematografiche girate in Calabria negli ultimi anni. Cito ad esempio “Una femmina” di Francesco Costabile, che aveva ottenuto anche lusinghiere candidature ai David. Cosa ne pensi di questo nuovo sguardo narrativo sul più doloroso male endemico della nostra terra?

«Ho visto “Una femmina” ed è bellissimo anche perché, come nel film di Jonas, è protagonista una donna. Credo che il vero punto di forza di questi film sia proprio la presenza centrale delle donne, è da noi che anche in Calabria può iniziare la rivoluzione, il cambiamento. Sono convinta che le donne, insieme ai giovani, siano il futuro e sono felice di vedere che sempre più oggi ci vengono date voce e possibilità di esprimerci».

Hai avuto parole forti per Jonas Carpignano, che ti ha permesso di individuare la tua strada nella recitazione. Cosa ti dà il cinema, cosa rappresenta per te?

«Il cinema è per me un posto magico, stare sul set mi fa sentire viva e infatti mi manca e non vedo l’ora di tornarci. Ma so che per proseguire in questo lavoro devo studiare e migliorarmi, infatti lo farò a Roma dopo la fine della scuola. Sono stata sempre attratta da questo mondo e sono appassionata di film, ne vedo molti. Con le mie amiche sin da piccole frequentiamo il nostro cinema di Gioia Tauro, l’unico che c’è qui. Ci andiamo perché vogliamo aiutare questa attività e tenerlo in vita. In nessuna città, anche nella più piccola, dovrebbe mai mancare un cinema»

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