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Perdere fa sempre male. A maggior ragione quando lo si fa davanti ai propri tifosi. Nel caso della Palmese la sconfitta contro l’Ardore (che ha vinto meritamente) fa male tre volte: 1) perché la squadra aveva già perso la finale di Coppa Calabria; 2) perché ha giocato male almeno per un tempo, con un approccio da dimenticare; 3) perché deve rinviare il progetto di risalita immediata in un torneo più consono al proprio blasone e alle ambizioni del proprio presidente. Nel momento in cui si perde, però, una riflessione è doverosa farla proprio su Francesco Sergi, perché da quando c’è lui alla guida del club, la Palmese perde solo sul campo. Prima, invece, perdeva sul piano della credibilità e della razionalità, ed anche dal punto di vista della serietà.

Senza girarci attorno: alla Palmese non ci voleva andare più nessuno. Troppi ritardi, troppi impegni non mantenuti, vertenze a raffica e tanto altro ancora, anzi a essere ancora più chiari, sul club erano solo e soltanto barzellette.

Proprio per via di vertenze precedenti, la squadra neroverde, penalizzata di tre punti, non ha potuto giocarsi lo spareggio per il salto di categoria, né vincere automaticamente i play off e quindi evitarsi la gara con l’Ardore. Il campo ha detto questo, non dimentichiamolo. Poi si sa che una partita storta può capitare. Peccato sia accaduto nel momento peggiore. Ma cosa rimproverare a una squadra che fa 80 punti sul campo, che chiude la stagione con la migliore difesa della Calabria e che prende gol dopo 1149 minuti di imbattibilità?

Lo stile del presidente

C’è un solo vincitore ed è Francesco Sergi. Intanto perché ha dato una lezione di stile a tutti. Si è complimentato pubblicamente con l’Ardore e lo stesso ha fatto la sua società, sul proprio profilo Facebook, nei confronti della Gioiese, con la quale, si sa, esiste una rivalità da tantissimi anni, almeno fra le due tifoserie. Dopodiché il patron neroverde ha vinto perché ha ridato speranze e dignità alla Palmese, che per tutti è diventato l’avversario da battere, cosa che ci sta nel calcio, considerati il blasone e la tradizione di un club ultracentenario, che ha scritto pagine di storia del calcio calabrese. È stato un presidente-amico, ha teso una mano a tutti, ha creato gruppo, ha promesso alla propria tifoseria che la Palmese sarebbe tornata ad essere una società onorata e seria e lo ha confermato con i fatti. Ha agevolato spesso la presenza dei propri sostenitori alle trasferte. Ha fatto trasmettere le gare in diretta social, ha veicolato i colori neroverdi in termini positivi. Ha mantenuto, con puntualità svizzera, tutti gli impegni. E tanto altro ancora. Poi avrà anche commesso degli errori, ma non dimentichiamo che per lui è stata la prima esperienza.

Una mano di aiuto

A breve proveremo a dare un consiglio, ovviamente non richiesto, al presidente. Intanto ci preme evidenziare un altro aspetto. Palmi e la Palmese hanno trovato uno che ci crede e che ci tiene. Il minimo da fare, per ripagarlo, anche dopo questa delusione della mancata promozione, è quello di stargli ancora più vicino, con fatti concreti, con le presenze al campo, con la considerazione che merita. E lo stesso vale per le istituzioni locali. La Palmese è di tutti. E allora perché non dare una mano anche per cose che sembrano semplici? Sergi si è sobbarcato spese che non gli spettavano, pur di mantenere la matricola. Sarebbe bastato ripartire con un nuovo nome e una nuova matricola, e avrebbe risparmiato tantissimo. E invece si è sobbarcato spese di rilievo e non solo per far fronte ai debiti della precedente gestione. Non è che se si fulmina una lampadina al campo sportivo, deve andare lui a cambiarla! È un piccolo esempio, banale, ingenuo, forse anche paradossale, ma rappresenta quello che deve fare la città di Palmi nei riguardi della squadra e le istituzioni cittadine nei confronti del club. A ognuno il suo (portare l’acqua calda al campo non spetta al presidente farlo…). Anche se in Prima categoria, si sono rivissute emozioni che è valso la pena vivere. D’altronde si vince e si perde e poi la storia insegna che tutti cadono e ripartono dal basso.

Il consiglio

Ed eccoci appunto, al consiglio, non richiesto, ma che ci sentiamo di dare a Francesco Sergi. Al di là delle voci che si sentono in giro, circa l’acquisizione di un titolo sportivo di Serie D (si è parlato del San Luca tempo addietro e del Cittanova nelle scorse ore), sarebbe opportuno fare le cose in maniera graduale. La quarta serie nazionale costa tanto. Bisogna arrivarci pronti, in tutti i sensi: settore giovanile adeguato, scuola calcio, foresteria, le figure adeguate nei posti chiave (per esempio il direttore sportivo o un supervisore del vivaio), un congruo numero di abbonamenti, tanti sponsor, una vicinanza della città, della classe imprenditoriale e delle istituzioni con fatti concreti. E tanto denaro. Il calcio, anche recente, dimostra che se ci si arriva impreparati, in Serie D si spende un botto e si crolla di schianto. E allora: riparta dalla Prima categoria, anche se è, con tutto il rispetto, un campionato che non appartiene a questi colori, oppure provi a prendere un titolo di Promozione, magari anche di Eccellenza se riesce, ma non vada oltre. Prima deve capire se la città risponde, se la gente gli è vicino, se ci sono le condizioni per tornare in alto. Meglio un passo alla volta, ma fatto bene. Intanto la Palmese è rinata e, a prescindere da quel che ha detto il campo, questo è un punto di partenza importante ed è una bella notizia per tutto il calcio calabrese.

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