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Gli inquirenti ipotizzano irregolarità nella gestione dell’appalto di un’opera che nelle intenzioni avrebbe dovuto congiungere Pizzo a Rosarno e quindi lo svincolo con la A3. Indagati eccellenti

VIBO VALENTIA – La Guardia di Finanza di Vibo, su mandato della gip Gabriella Lupoli, sta procedendo al sequestro di quasi sei milioni di euro di beni nell’inchiesta che vede indagati cinque persone per i fatti relativi alla realizzazione della Strada del Mare, opera incompiuta costata oltre 30 milioni di euro.

L’indagine coordinata dal sostituto procuratore Michele Sirgiovanni rappresenta uno dei filoni più importanti della più vasta indagine nata a seguito del buco milionario scoperto alla Provincia di Vibo. Da lì si è ramificata tutta una serie di attività investigative – che si è avvalsa della consulenza tecnica di un perito – che ha condotto il pm vibonese, nell’aprile dello scorso anno, a chiedere al giudice per le indagini preliminari l’emissione della misura a carico dei cinque indagati, per i quali, tuttavia, sono stati respinti i provvedimenti di custodia cautelare.

Tra i nomi che figurano nel’inchiesta ci sono il noto costruttore edile Vincenzo Restuccia, (assistito dall’avvocato Giovanni Vecchio) in passato presidente di Confindustria Vibo, il direttore dei lavori, Antonino Scidà, e Giacomo Consoli (difeso dall’avvocato Antonello Fuscà), ex dirigente della Provincia e del Comune di Vibo Valentia. E ancora, Antonio Francolino, funzionario della Provincia e responsabile del settore Viabilità, Giuseppe Francesco Teti, ex funzionario della Provincia di Vibo Valentia, difeso dall’avvocato Giuseppe Di Renzo).

Gli inquirenti ipotizzano irregolarità nei lavori e nell’intera gestione dell’appalto di un’opera, una delle più mastodontiche previste per il Vibonese, che nelle intenzioni avrebbe dovuto congiungere Pizzo a Rosarno e quindi lo svincolo con la A3.

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