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I rifiuti individuati nell'indagine

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VIBO VALENTIA – Materiali di risulta abbandonati su una vasta area di 10mila metri quadri ricompresa in una zona sottoposta a protezione archeologica del Ministro per i Beni Culturali, in relazione alla quale la società esecutrice, la Regione Calabria e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città metropolitana di Reggio Calabria e la Provincia di Vibo Valentia non sono state in grado di esibire le previste autorizzazioni necessarie all’effettuazione di lavori.

Queste le motivazioni che avevano portato, il 10 maggio scorso, al sequestro del cantiere (LEGGI) per la realizzazione delle opere complementari del nuovo ospedale. Adesso il gip ha convalidato il provvedimento ed emesso otto avvisi di garanzia contestando a vario titolo a funzionari regionali, della sovrintendenza ai beni archeologici e imprenditori, direttore dei lavori, i reati di abuso d’ufficio e danneggiamento del patrimonio archeologico.

Sul registro degli indagati sono quindi finiti i nomi di Domenico Pallaria (60 anni di Curinga), direttore del Dipartimento Lavori pubblici della Regione e Rup per la realizzazione dell’opera; Giuseppe Profiti (52 anni, di Triparni); Alessandro Andreacchi (56 anni di Lamezia Terme); Anna Maria Guiducci (66 anni di Siena) e Fabrizio Sudano (44 anni di Augusta – Siracusa) rispettivamente soprintendente protempore e responsabile del procedimento della Soprintendenza di Reggio e Vibo; Giacomo Procopio (62 anni di Catanzaro), rappresentante della società “Costruzioni Procopio srl”; Alessandro Frijo (45 anni di Catanzaro), direttore tecnico e di cantiere della “Costruzione Procopio” e Vitaliano Procopio (48 anni di Catanzaro) capo cantiere dell’omonima società mandante del raggruppamento temporaneo di imprese che si è aggiudicato l’appalto.

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