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La guardia di finanza davanti al Comune di Vibo nella precedente indagine

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VIBO VALENTIA – La porta è rimasta chiusa per circa 30 minuti. Nella sala vi erano il sindaco, i dirigenti Domenico Scuglia e Adriana Teti, il comandante della Municipale, Michele Bruzzese e il maresciallo in pensione della Capitaneria di porto, Pino Colloca. Insieme a loro due funzionari della Guardia di Finanza. Che le fiamme gialle facciano spesso capolino presso palazzo Luigi Razza è ormai cosa nota, ma a differenza delle altre volte, in questa circostanza assume particolare rilievo il fatto che non si siano recati nei vari uffici ma che abbiano voluto incontrare i vertici politici e dirigenziali dell’ente.

Massimo riserbo, ovviamente, sull’argomento oggetto della “visita”, ma in base a quanto di quel poco è stato possibile apprendere, sembrerebbe che si sia parlato del sistema depurativo, verosimilmente alla luce delle comunicazioni inoltrate a novembre scorso dal Corap al Comune e al dipartimento tutela dell’ambiente (riportate negli ultimi giorni dal Quotidiano del Sud).

I due investigatori avrebbero, quindi, voluto essere messi a conoscenza dello stato dell’arte e probabilmente sul perché al momento nessuna conseguenza sia stata adottata a seguito della missiva del Consorzio che aveva lanciato l’allarme sull’impossibilità di procedere alla gestione degli impianti e delle 28 pompe di sollevamento sparse nel territorio comunale per via della carenza di personale e poi perché le condizioni in cui versa una parte di queste ultime rappresenterebbero un pericolo per l’incolumità degli operai. Corap che, alla luce dei fatti, ha ritenuto ormai non più differibile lo scioglimento della convenzione con Palazzo Razza siglata nel 1999.

E poco dopo la fine del colloquio, altro personale delle Fiamme Gialle si è recato lungo il fosso Trainiti in zona Triparni e a Bivona, in via del Pescatore, per apporre i sigilli alle condotte dalle quali in questi giorni sono fuoriusciti liquami finiti in mare. In particolare, a Bivona, il Comune ha anche provveduto a bypassare il tratto danneggiato con l’applicazione di una grossa tubatura in plastica.

L’impressione che se ne ricava è che si possa essere in presenza di una indagine da parte della Procura ordinaria sul sistema depurativo anche (e soprattutto) a seguito delle numerose segnalazioni di criticità e disagi spesso apparse sulla stampa.

Con la situazione in cui versa il Consorzio, che lo ricordiamo è in liquidazione e il cui commissario Mazza si è recentemente dimesso dall’incarico, il rischio da evitare assolutamente è di arrivare a ridosso della stagione turistica senza che vi siano attività non solo di monitoraggio della perfetta funzionalità dei depuratori ma anche interventi di ammodernamento e messa a norma degli stessi qualora le circostanze lo richiedessero. In quel caso, la profusione degli sforzi di carabinieri, Capitaneria, Finanza e della Procura, per evitare lo sversamento di liquami a mare, verrebbe vanificata se non si dovesse trovare una soluzione nel breve-medio termine.

E per comprendere ulteriormente la serietà della situazione basta solo evidenziare che proprio la settimana scorsa una delle pompe di sollevamento si è rotta con conseguente fuoriuscita della fogna. Sulla questione ambientale, è bene ribadirlo, ci sono sempre i riflettori accesi da parte del procuratore capo Camillo Falvo che si sta spendendo molto in tal senso sia a livello operativo (con la costituzione di una task forze di vari Corpi dello Stato e le numerose operazioni di controllo sugli impianti) che comunicativo (vedasi gli incontri e i dibattiti l’ultimo dei quali al Nautico di Pizzo). Un impegno che vede operare attivamente l’ufficio investigativo di Vibo unitamente a quello di Lamezia per il monitoraggio degli scarichi a mare.

Tutte le informazioni acquisite dagli uomini della Finanza sono destinate quindi a finire sul tavolo del procuratore Falvo che deciderà il da farsi.

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