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La storia di Mariangela Cichello, una dei tanti docenti calabresi precari, che per lavorare devono necessariamente trasferirsi al nord

COSENZA – Precari, pagati poco e con la valigia pronta. Potrebbe essere questo, a buon ragione, l’identikit dei supplenti calabresi, la cui condizione lavorativa appare problematica da sempre. Costretti a macinare chilometri – e spesso a trasferirsi in una città diversa e lontanissima dalla propria – hanno come unico e solo scopo quello di lavorare, di trovare un’occupazione dopo anni di studi e sacrifici. A non rappresentare un’eccezione alla regola è anche Mariangela Cichello, 31 anni, di Tropea e «fuorisede da sempre».

«Mi definisco in questo modo, fuorisede – spiega Cichello -, perché dopo aver vissuto a Cosenza per i miei studi, sono stata costretta, ancora una volta, a non far ritorno a casa: solo scegliendo il Nord come sede di insegnamento sono riuscita più o meno a farcela, nel senso che per lo scorso anno scolastico ho ottenuto un incarico da supplente da settembre a giugno. Non credo – continua – che se fossi rimasta nelle graduatorie calabresi, e ne ho la prova, sarei riuscita a lavorare».

Dice di averne la “prova” Mariangela Cichelllo perché inizialmente aveva optato per l’insegnamento nella sua terra, ma niente. Nessuna chiamata. «Nel 2022, anno di aggiornamento delle Gps – spiega -, ho potuto cambiare provincia, scegliendone una dell’Emilia Romagna, e sono stata, per l’appunto, immediatamente chiamata».

Una supplenza, la sua, in un liceo musicale, «che – dice – spero di ripetere anche quest’anno. Io – precisa – ho una laurea in Giurisprudenza conseguita all’Università della Calabria, sono avvocato e ho per un po’ lavorato in questo campo. Solo successivamente ho deciso – prosegue – di cambiare vita e, dunque, di insegnare musica, avendo anche una laurea al Conservatorio. Però, ripeto, per poter lavorare ho dovuto davvero cambiare tutto».

Mariangela Cichello

Città, casa, ogni cosa. «Non è semplice: gli affitti a Modena – spiega ancora Mariangela Cichello – sono altissimi (io, per esempio, ho preso in locazione un appartamento in un comune limitrofo), per non parlare dei costi degli abbonamenti dei treni (non avendo una macchina, ho dovuto sottoscriverlo) e quelli della vita: la spesa, le bollette, gli aerei per tornare in Calabria (e io torno solo per le feste comandate, non posso permettermi di farlo ogni fine settimana) e quant’altro».

Al momento Mariangela Cichello è in vacanza nella sua Tropea, finalmente a casa e purtroppo disoccupata. «Ma, lo dicevo – ribadisce -, spero di ricevere una chiamata per una qualche supplenza e accumulare così punteggio. Se ho scelto il Nord – aggiunge – è solo perché qui per noi non c’è possibilità: prendiamo il caso dei concorsi a cattedra, i posti banditi sono e sono stati pochissimi. Anche molti tra coloro che sono risultati idonei sono rimasti fuori e senza un posto per la loro intrinseca carenza».

Dunque, cosa fare? Attendere una telefonata da luoghi a chilometri di distanza dai propri: il precariato scolastico esiste ancora. «E il ricambio generazionale – chiosa la professionista calabrese – è ancora lentissimo. Non è giusto stare ancora in una situazione, io come tantissimi altri colleghi, che è in bilico. Abbiamo desiderio di essere stabilizzati, ce lo meritiamo».

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