X
<
>

Condividi:
2 minuti per la lettura

VIBO VALENTIA – La Procura della Repubblica di Catanzaro ha blindato l’indagine nell’ambito dell’operazione “Imponimento”, il blitz dello scorso fine luglio contro il clan Anello-Fruci di Filadelfia. Sono 160 gli indagati che rischiano il procedimento penale.

Il blitz condotto dalla Guardia di Finanza e coordinato dalla Dda di Nicola Gratteri ha messo in luce una presunta organizzazione di ‘ndrangheta dedita al controllo (o imposizione, da cui deriva il termine dell’operazione) di qualsiasi cosa nel territorio tra Acconia, Filadelfia e Pizzo: droga, estorsioni, villaggi turistici, bandi, appalti, settore boschivo.

Tra i nomi degli indagati anche politici tra cui l’ex assessore regionale, Francescantonio Stillitani, imprenditori, funzionari pubblici, finanzieri e poliziotti.

Al centro dell’indagine la cosca Anello, guidata da Rocco e Tommaso, descritti come capi indiscussi del sodalizio e con il ruolo di promozione e direzione della locale di Filadelfia, in provincia di Vibo Valentia. Un’operazione imponente, quella condotta dalla Guardia di Finanza, che ha consentito di svelare anche l’attenzione che le ’ndrine avevano non solo nella gestione delle attività turistiche, soprattutto della fascia costiera compresa tra Pizzo e Curinga, ma anche sulle elezioni nei vari comuni, in particolare dell’Angitolano, a Polia e Filadelfia nello specifico, ma anche di Maida. E poi gli affari illeciti nello smaltimento dei rifiuti.

Dalle indagini è anche emerso che tre dei fermati avevano peraltro ottenuto il reddito di cittadinanza, uno quale diretto richiedente e, negli altri due casi, ne avevano beneficiato quali componenti di un nucleo familiare. Non solo, due imprese riconducibili ad altrettante persone sottoposte a fermo nell’operazione hanno avuto accesso al Fondo centrale di garanzia per le piccole e medie imprese, la misura di sostegno varata dal Governo per l’accesso agevolato al credito in seguito all’emergenza Covid-19.

E ancora, le presunte truffe all’Inail per favorire il boss Anello e l’interesse della cosca sui lavori pubblici come ad esempio la realizzazione di un Albergo diffuso a Polia.

Poi c’è il filone della Svizzera. Sì, perché nell’ambito delle indagini «è emersa l’esecuzione da parte degli imputati di differenti attività illecite. Ad esempio, si presume che moneta falsa sia stata importata dall’Italia in Svizzera e sono emerse condotte legate a traffici di armi, stupefacenti e riciclaggio di denaro. Gli indagati vivono in Svizzera da molti anni e, presumibilmente, all’esecuzione di attività illegali hanno affiancato l’esercizio di attività legali, come investimenti, concessione di prestiti o persino la gestione di un ristorante, attività che costituiscono una sorta di investimento».

Una persona è stata arrestata nel Cantone Argovia e perquisizioni sono state condotte nei quattro cantoni di Argovia, Soletta, Zugo e Ticino. “Imponimento”, il nome dato all’inchiesta, non è quindi certo casuale: la cosca Anello si era infatti imposta in ogni settore della vita economica.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE