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LA corte d’Assise di Catanzaro ha condannato a 30 anni reclusione Antonio Prostamo, 32 anni, di San Giovanni di Mileto, riconosciuto responsabile dell’omicidio e della relativa soppressione del cadavere di Francesco Vangeli che sarebbe avvenuto nella notte tra il 9 e 10 ottobre 2018.

L’imputato è stato riconosciuto responsabile anche dell’incendio dell’auto di Vangeli rinvenuta nei pressi dello svincolo autostradale di Mileto. La Corte ha poi riqualificato la contestazione di violenza privata in minaccia e ha assolto il giovane – difeso dagli avvocati Francesco Grande e Sergio Rotundo – per il reato attinente alle armi.

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Inoltre ha stabilito un difetto di condizione di procedibilità per le percosse (di fatto un’assoluzione) ed escluso le aggravanti della premeditazione e del metodo mafioso per tutti i capi di imputazione. Infine non ha disposto alcuna trasmissione degli atti alla Procura per falsa testimonianza. La pubblica accusa, nella persona del Pm della Dda di Catanzaro, aveva chiesto la pena dell’ergastolo.

Parte civile i familiari della vittima, rappresentati dagli avvocati Francesca Comito, Nicodemo Gentile e Antonio Cozza.

Il fratello di Antonio Prostamo, Giuseppe, di 35 anni, anche lui di San Giovanni di Mileto, è stato già condannato in primo grado dal gup distrettuale Gabriella Logozzo a 30 anni di carcere al termine del processo celebrato con rito abbreviato (LEGGI).

Secondo l’accusa Francesco Vangeli sarebbe stato attirato in un tranello, ferito mortalmente con un colpo di fucile, chiuso in un sacco di plastica e ancora agonizzante gettato nel fiume Mesima. Ad uccidere il 25enne di Scaliti di Filandari, sarebbero stati i due fratelli Antonio e Giuseppe Prostamo, già noti alle forze dell’ordine, che avrebbero agito in concorso con altre due persone ancora in fase di identificazione.

I fatti si sarebbero consumati tra il pomeriggio e la sera del 9 ottobre 2018. Vangeli sarebbe stato attirato con un pretesto nella casa di Antonio e Giuseppe Prostamo a San Giovanni di Mileto. È qui che il giovane di Filandari sarebbe stato ferito dal colpo di fucile, rinchiuso in un sacco nero di plastica e ancora moribondo trasportato a bordo della sua auto nei pressi del fiume Mesima dove – secondo la ricostruzione degli inquirenti – è stato poi gettato.

Quindi i suoi presunti assassini hanno bruciato la macchina, poi ritrovata nei pressi dello svincolo autostradale di Mileto. Secondo l’accusa, i moventi del delitto sarebbero riferibili ad una ragazza (Alessia Pesce, indagata per false dichiarazioni) contesa fra la vittima e Antonio Prostamo, un debito di droga della vittima coi due imputati e una pistola data dai fratelli a Vangeli e non restituita dal 25enne.

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