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VIBO VALENTIA – L’indagine di Dda e Finanza ha fatto emergere la presunta attività di sostegno elettorale dei D’Amico nei confronti dell’attuale presidente della Provincia, Salvatore Solano (non indagato nell’inchiesta), che ne è cugino. La relazione tra i due comprendeva tra l’altro «l’attivo endorsement fornito da Giuseppe D’Amico in occasione delle elezioni a Presidente dell’ente dell’autunno 2018; l’invito ad aderire alla massoneria; la trattazione di tematiche afferenti le dinamiche criminali del territorio».

Nello specifico, D’Amico avrebbe procacciato voti per Solano presso gli elettori di diversi comuni del Vibonese. Ed è così che vengono annotate le varie conversazioni tra l’indagato ed esponenti del mondo politico vibonese: sindaci, consiglieri comunali (gli unici deputati a votare per la presidenza vista la tipologia di elezione) comunque non indagati nell’inchiesta.

E così, la Finanza annota le telefonate tra D’Amico e Antonio Mondella, all’epoca vicesindaco di Francica («già emerso, insieme al fratello Francescantonio, nell’ambito dell’indagine Ulisse della Dda di Milano») al quale chiedeva se avesse già preso impegni, specificando che il cugino era candidato, in quanto sindaco di Stefanaconi («a livello eeee… Provincia… come sei messo? Presidente della Provincia? […] perché c’è mio cugino […] Solano…»).

Mondella confermava che avrebbe sostenuto quel candidato, rimandando i dettagli ad un incontro de visu («e siamo là […] poi ci vediamo e parliamo») e annunciando di aver «reperito due voti». Poco dopo chiamava Franco Tedesco (indagato per concorso esterno in associazione mafiosa nell’inchiesta “Imponimento” e ritenuto vicino al clan Anello-Fruci), all’epoca consigliere comunale di Vibo, informandolo: «Ti volevo solo dire che il candidato alla provincia è mio cugino… di sangue… Salvatore Solano», e specificando che aveva bisogno del supporto elettorale dell’interlocutore («eh ma sì… ma senza di te che auguri a lui… auguri al cazzo… che facciamo coglioneggiamo?»). Tedesco rassicurava l’interlocutore dicendogli: «Auguri a lui tranquillo… sì sì là siamo noi tutti là».

Altro soggetto chiamato da D’Amico era l’avvocato Francesco Damiano Muzzopappa (che «fu il tramite di D’Amico per entrare in massoneria»), all’epoca consigliere comunale di Filandari: «Oh Fra’ sai perché ti … ti … ti disturbavo? […] il sindaco di Stefanaconi che è presentato a presidente della Provincia […]è mio cugino… cioè la sua mamma e mio papà fratello e sorella». Quindi, D’Amico proponeva a Muzzopappa di incontrarsi personalmente per parlare della cosa, specificando: «Sappi che io te lo metto nelle tue mani […] è un bambino che ti posso dire dolce… lo devi portare avanti».

Tra i due cugini i contatti telefonici erano frequenti («Lavoriamo … stiamo lavorando nel nostro piccolo … umilmente […] e facciamo la parte nostra […] tu fai la parte tua e non ti preoccupare», diceva Solano), e in uno di questi D’Amico riferiva di aver parlato già con diverse persone ottenendo il consenso alla preferenza; l’amministratore rispondeva della necessità di avvicinare altre persone come ad esempio Pasquale Fera: («Ormai si sono acchiappati con De Nisi … Marco mi potrebbe anche votare ti dico la verità… ora puoi lavorare tu là… ora si può lavorare con Pasquale Fera»).

Sempre D’Amico annunciava al congiunto di aver preso accordi per un incontro col vicesindaco di Filandari dopo l’interlocuzione con Muzzopappa, di aver ricevuto l’appoggio del sindaco di Capistrano, Marco Martino e dello stesso Fera (D’Amico: «Poi… Pasquale Fera con Marco e vota gira… ; Solano: ci votano…»), di aver ottenuto anche l’appoggio di Tropea, Giovanni Macrì (Solano: «Perfetto … perfetto… ottimo lavoro… ; D’Amico: ma che cazzo vuoi… Macrì abbiamo vinto a Tropea… ora quanti cazzi di voti vuoi prendere? benedica… ; Solano: tutti… tutti li devo prendere… li devo prendere tutti…»).

L’indagato raccontava al presidente candidato di aver ottenuto altresì il supporto Carmela Valia, all’epoca consigliere comunale di Vibo Valentia, cognata di Pietro Giamborino (imputato in Rinascita-Scott”). Da parte sua, Solano confermava di aver ricevuto il voto da parte degli elettori di Capistrano e San Nicola da Crissa («Comunque quegli amici ci hanno votato là a Capistrano, a San Nicola a…»), di Filogaso, Cessaniti, Vazzano, Maierato ed altri.

Ma un ulteriore aspetto dell’opera di persuasione fatta da D’Amico nei confronti degli amministratori locali a «vantaggio di Solano» è testimoniata dal fatto che il primo, che «reiteratamente raccomandava al cugino di mantenere un atteggiamento di discrezione» – aveva invece chiesto la prova fotografica del voto espresso («Gli ho detto “Se non gli mandi (incomprensibile) la foto a mio cugino sappi ti dico “…però non devi parlare … ti dico che ti devi stare quieto»). Prova fotografica che del resto Solano aveva ricevuto anche da Marco Martino, sindaco di Capistrano («Capistrano ci ha votato… Marco mi ha mandato la foto… il sindaco»).

Sempre nel corso della conversazione «Giuseppe D’Amico chiedeva al cugino una previsione sull’esito finale del voto, specificando che l’importante era garantirsi la carica presidenziale, atteso che “poi le altre cose le aggiustiamo” (A me mi interessa il Presidente, oh Salvatore … dobbiamo fare le cose con il Presidente ; Solano: il Presidente… io il Presidente sto dicendo no; D’Amico: che poi le altre cose le aggiustiamo; Solano: no no consiglieri non mi interessa a me; D’Amico: eh … il Presidente mi interessa che se noi poi .. ti dico io come facciamo … poi dopo là… non ti preoccupare; Solano: sì ; D’Amico: che io sono pure deputato lo sai che tiro)».

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